PD – Per una scelta di prospettiva

SMA MODENA

21/11/2011
h.10.40

Oggi è un giorno molto importante per il PD di Parma.
Il giorno in cui verrà scelto, presumibilmente, il candidato alle Primarie del centrosinistra, per competere alle prossime elezioni amministrative.
Ovvero, se non ci saranno novità eclatanti (la qual cosa sarebbe in linea con mesi di altre eclatanti novità nel panorama cittadino, non ultima quella del Commissario diventato Ministro), si deciderà il probabile futuro Sindaco di Parma.
Di fronte a questa affermazione qualcuno potrà toccarsi per scaramanzia, altri potranno inveire, ma difficilmente si può controbattere con argomenti politici convincenti.
Il PD di Parma, e con esso il centrosinistra – eventualmente allargato a movimenti civici situati da un lato e dall’altro dell’azionista di maggioranza della coalizione – potrebbe dunque tornare alla guida della città, dopo 14 anni… Dal 1998, in cui per ragioni di miopia (la vista corta è spesso il difetto principale in politica), si volle puntare ad un candidato addirittura compromesso nella salute fisica, che aveva già avuto le sue soddisfazioni in politica, ed era molto amato dai parmigiani.
Non si ebbe il coraggio di proporre qualcosa di nuovo: non l’ebbe l’allora PDS… Ubaldi, dapprima mancato alleato, ebbe modo di rifarsi alla grande, inaugurando una stagione di civismo che, malgrado gli epigoni scandalosi e del tutto negativi, ha interpretato un nuovo rilancio per Parma.
Questa dovrebbe essere la prima ammissione, data da una lettura oggettiva dei fatti, per evitare di cadere nello stesso errore: puntare sul candidato apparentemente più sicuro.
Che, come sapete, ha un nome e cognome preciso: Vincenzo Bernazzoli.
Il quale non è minimamente paragonabile a Stefano Lavagetto, ovviamente, ma la cui candidatura fa già intravedere oggi dei rischi notevoli, forse non per la riuscita elettorale, quanto per la governabilità di Parma. Rischi connessi al normale esercizio del suo mandato di Presidente della Provincia.
La mia non è un’analisi legata alle polemiche di questi giorni, emerse sulla stampa locale, e in particolare su Alicenonlosa (tramite la rubrica “Fiato sul collo”). Sto parlando del normale appesantimento che una persona con un ruolo così impegnativo e rappresentativo accumula al termine di un doppio mandato.
Qualcuno parla di connessione ai poteri forti: è una lettura ripetitiva, alla quale io sostituirei una meno dietrologica… Parlerei di logoramento da governo, ovviamente in una visione non andreottiana della gestione del potere, sulla quale spero convenga, oltre che Bernazzoli stesso, tutto il PD cittadino.
Il potere logora, affatica, ed ecco che, in una prospettiva matura – che peraltro mi aspetto, anche se non ho modo di partecipare al dibattito in corso – lui stesso, in nome dell’intelligenza politica di cui è dotato, dovrebbe lasciare il posto a qualcuno meno logorato, più spendibile in una logica di rinnovamento, di cui si sente molto il bisogno a Parma oggi, e non solo in chi si sente di centrosinistra.
Non ho mai utilizzato l’espressione “Vignazzoli” e non ho mai spadellato davanti al Municipio, pur condividendo la battaglia per la caduta di un’Amministrazione comunale non più degna di rappresentare Parma: certo è che il “fare sistema” tra Comune e Provincia, cosa legittima e direi buona in ambito istituzionale, qualche segno pesante lo ha lasciato, dal punto di vista politico, anche in Bernazzoli.
Il quale, non sta certo a me proporlo, ha invece ampie chances in un’ottica regionale, dove a mio parere potrebbe concorrere legittimamente per la successione di Errani (o comunque per un posto di grande rilievo nella Giunta regionale). Con un vantaggio incontestabile per il tanto da lui citato “Sistema Parma”.
Cambiare aria, dal punto di vista politico, gli farebbe solo bene, e non è certo una minaccia la mia.
Veniamo al dunque: esiste già un candidato naturale, che si è conquistato il diritto sul campo.
Si chiama, anche questo lo sapete, Giorgio Pagliari. Il suo merito, in questi anni, è stato quello di avere coordinato un’opposizione per la prima volta efficace e vincente, come si è visto. Sempre nella visione, che gli è stata riconosciuta anche dagli avversari (nonostante il clima a volte violento di conflitto politico), di cercare il bene della città. Ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per essere un candidato credibile, maturo, autonomo, seppure in una visione dialogica. Attorno a lui sono cresciuti giovani che meriterebbero un’opportunità per spendersi in ruolo amministrativo, dopo averlo fatto all’opposizione. Penso a Caselli, alla Dodi, ma ve ne sono altri. Ci sono le persone dunque per evitare il salto nel vuoto.
Bernazzoli invece, va detto realisticamente, ha tagliato i ponti con le generazioni più giovani, varando una Giunta Provinciale anni 80 (nel senso che sarebbe andata bene negli anni 80), e gestendo a bacchetta non solo la Provincia (il che può andare bene da un punto di vista funzionale), ma anche i suoi rapporti col PD… Bene lo sa Garbi, che spesso è parso ricevere ordini direttamente da Piazza della Pace.
Quale il (presunto) demerito di Pagliari? Quello di non piacere all’Unione Industriali, detto fuori dai denti.
Allora, qui sta il punto, un partito coraggioso, come dovrebbe essere il PD, giocherebbe la carta della sfida ragionata e preparata, tramite il dialogo autorevole, anche con l’Unione Industriali, così come con tutte le componenti sociali e produttive della città: non gli piace Pagliari? Gli piacerà.
Ovvero, si costruirà una proposta politica capace di interpretare le diverse istanze, e di mediare sui vari interessi, in nome del primario interesse pubblico, senza bisogno di chinare il capo davanti a nessuno.
Cosa fa dubitare il PD di Parma – o meglio una parte di esso – sulla sua proposta? La paura di perdere, la stessa che partorì, nel 1998, il disgregamento del centrosinistra.
E’ un passaggio fondamentale dunque, di carattere direi psicopolitico. Se il PD non abbandona questa paura rischia di generare una successiva disgregazione, soprattutto con le forze che meno digerirebbero un’imposizione dall’alto dell’attuale Presidente della Provincia. Che già non la digeriscono, e si vede.
Non serve un terzo candidato, soluzione old style, dal sapore inutilmente doroteo: puntate su Pagliari e non ve ne pentirete.
Postilla: non conosco direttamente Giorgio Pagliari (non sono mai stato democristiano, e nemmeno comunista, per completezza di informazione), l’ho incrociato un paio di volte, e quindi il presente non è certo un tributo di carattere diverso da una lettura squisitamente politica.

Alberto Padovani

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