
05/02/2010
h.13.20
La rubrica di ParmaDaily “C’eros una volta Lulù…”.
Ogni settimana un racconto erotico scritto da Sbriciolina… laureata presso l’università di Parma.
Tra le stuzzicanti situazioni della loro stagione amorosa, Adamo mi menzionava l’essere a cavalcioni al secondo “piano” del molleggiato letto a castello della casa al lago.
Le “mozzarelle” di Ludovica erano rotolate tra lenzuola color graffite mentre la schiena era dritta, muscolosa, nuda e sgombra fino a quel lirico sedere a mandolino che chi amava seguiva come i topolini con il loro suonatore di flauto magico.
D’altronde con che coraggio rifiutare la provocazione?
Da lucidissime labbra che socchiudevano una succosa goccia di latte & albicocca, l’incantatrice inviava bacetti casti come quelli canonici, trasgressivi e violati da preti e perpetue.
Conoscevo i pudori della intrigante e il come, in maniera ovattata, Adamo glieli faceva sconfiggere con quelle paroline rassicuranti, fiabesche e impudiche, equilibratamente in bilico tra il dolce e salato.
Ludovica si sentiva accettata nei piccoli grandi difetti di ogni donna che stava crescendo.
Era sorprendente sapere, che nonostante il singhiozzo, come la maga circe, a occhi socchiusi, coglieva l’anima di Adamo.
Tra i due non si andava né per inerzia, né per attrito, ciò nonostante come due fini ingranaggi, si assecondavano.
Ludovica aveva il ruolo della dea diana, Adamo della preda e viceversa.
Ludovica assumeva femminili pose dinoccolate e languide grazie ai lunghi mossi capelli srotolati su un’unica magra spalla, come lo sventolato manto rosso del toreador nei confronti del suo toro, ciò eccitava il suo maschio adulto che concentrava le sue energie su quel collo che solo i lupi utilizzano come arma di difesa.
Era come la diabolica preghiera del “sovrastami, vieni con il tuo regno, sia fatta la tua volontà, inducimi in tentazione, fottimi, non vedi che potrei essere solo tua? Liberami dal male, cogli l’attimo guerriero!”. Da scomunicare, un vero anti cristo! Pauuuuuuuuura…… Ad Adamo due scorciatoie: peccare aut chiamare l’esorcista!
La peccatrice, come si fa agli stalloni per la monta, lo gingillava per il “pacco”, il voluminoso scroto era spugnoso e fresco, lo maneggiava come dadi in una mano.
Come nel passaggio del testimone, la posseduta fantina, figlia d’Eva, gli chiedeva di guardare il risultato del suo palpare… quella punta di “serpente” lievemente bagnata e appiccicaticcia.
Come resistere ? Neanche i santi… ! a chi implorare aiuto?!
Come dimenticare le mille altre censurate perversioni agonistiche amorose in movimenti ippici e aerobici?
Nel quotidiano percorso, come un ostacolo fisso di passionali spine in torcigliato, non so se sarà il ricordo del ricordo che lo verrà a cercare… o la nostalgia del passato, imperfetto e sempre più remoto, che vive solo una volta e non torna.
Pessimismo da letargo.
Sbriciolina
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