Stiamo facendo di tutto per te, tu cerca di non lasciarci. Oggi niente pappa, neanche un pezzetto di wurstel. Bozzo sulla pancia, pelo che cade a ciuffi. Corsa dalla veterinaria, milza ingrossata, gastrite, terapia, a gennaio ecografia di controllo. Sai Pippo, anche a me verrebbe la gastrite dopo 5 anni rinchiusa in una gabbia. Ma io non avrei nemmeno resistito quanto hai resistito tu, sarei morta molto tempo fa, non ho la tua forza. Non siamo pronti a dirti addio, non in questo modo. Ti ho chiesto tante volte di aspettare, ti ho promesso tante cose sussurrate all’orecchio, ma non sono ancora riuscita a regalarti la casa dove vorrei si fermasse il tuo respiro. Non in una gabbia, non in un canile, non sul cemento, non come ultima immagine negli occhi quella delle sbarre di ferro. So che sei stanco di aspettare e non credi più a nulla, ce ne siamo accorti da tempo. So che quello che sta accadendo è la conseguenza del fatto che ti stai lasciando andare, perchè l’ho visto altre volte. L’anno scorso hai deciso di restare con noi, non posso chiederti di aspettare ancora e non posso biasimarti se hai deciso di lasciare questo mondo, perchè a uno come te deve far schifo.
Non ho avuto modo di farti conoscere l’altro lato del mondo, quello bello, quello di cui ti parlo sempre e che forse non conoscerai mai. Non ho il coraggio di chiamare questo scritto “appello” perchè dopo tanti anni di vuoto assoluto farebbe ridere, so di non avere nessuno a cui appellarmi; diciamo che è una lettera dedicata a te, che voglio condividere con chi leggerà, per il puro gusto di farlo. Ti vogliamo tutti bene, sei nei nostri cuori e lì resterai come ogni vecchietto storico. Buonanotte Pippo, spero di rivederti domattina.
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