Pos, limite ai 60 euro, per i commercianti parmigiani è prioritario abbassare le commissioni bancarie

SMA MODENA

Mentre il Governo centrale pensa di togliere l’obbligo di utilizzo del pos per cifre inferiori ai sessanta euro con la prossima finanziaria, commercianti e artigiani parmigiani hanno già ampiamente acquisito l’abitudine alla moneta elettronica. O almeno così ci hanno spiegato i titolari di cinque diverse tipologie merceologiche. Un secondo pensiero che li contraddistingue è che sarebbe molto più utile che le banche ridimensionassero i contratti e ritoccassero verso il basso commissioni e costi fissi. Perché, chi più chi meno versa cifre fisse consistenti per il noleggio del pos e anche su ogni transazione.

La recente pandemia non ha fatto che accelerare l’abitudine ai pagamenti elettronici: alle carte di credito e bancomat si sono aggiunti i pagamenti con smartphone e smartwatch.

“Noi lo consideriamo come un servizio imprescindibile – spiega Otello Mussi, co-titolare della merceria Mussi di via Torelli – anche perché sempre più persone si muovono senza portafogli o soldi in tasca. In diversi ci hanno spiegato di aver subito furti in autobus o in altre circostanze, in particolare le persone anziane e quindi preferiscono pagare con le carte. Certo sarebbe utile che le banche diminuissero i prezzi. Noi abbiamo un fisso e percentuali di 1,6% su ogni transazione con carta di credito e 0,8 con bancomat”.

Chi è per lasciare più libertè di accettare o meno il pagamento è Lita Pirazzoli, titolare di Vanleo, che produce e vende abbigliamento donna in borgo San Biagio. “Ho interrotto il contratto con la banca perché i costi, sia fissi che a percentuale sulle transazioni, erano altissimi, e a fine anno avevano un certo peso. Ora utilizzo un circuito alternativo, è un sistema che permette di ricevere pagamenti elettronici collegato allo smartphone, che ha costi decisamente più contenuti. Io non sono per l’obbligo, ma per lasciare la libertà di utilizzo della moneta elettronica perché alla fine dei conti è un altro balzello sulle spalle degli imprenditori”.

Nonostante i costi elevati, non tornerebbe indietro sull’uso del contante Vincenzo Salvadori co-titolare della Salumeria Garibaldi. “L’80% della nostra clientela paga con le carte, anche per piccoli acquisti e sempre più con gli smartphone, ormai è una questione culturale. Certo bisognerebbe fare qualcosa per ridimensionare le commissioni delle banche perché sono altissime ed è inaccettabile”.

Anche chi fa transazioni basse non è contro l’utilizzo della moneta elettronica, abbiamo chiesto alla torrefazione caffetteria Anceschi di via Garibaldi. La co-titolare conferma che sempre di più riceve pagamenti elettronici con smartwatch e smartphone soprattutto da giovani: “I contratti con le banche non sono chiari è difficile fare i conti, comunque si spende molto. Il problema non è il limite a 60 euro, ma la linea che a volte non funziona. Personalmente non tornerei indietro, anzi forse è meglio non avere troppi contanti in cassa e da versare in banca a fine giornata, con tutti i furti che ci sono”.

E alla panetteria Anna di via Garibaldi, dove mentre parliamo un ragazzo paga una micca di pane 2.40 euro con lo smartphone, confermano che: “Ormai ci siamo abituati, abbiamo superato il problema molto tempo fa quando è stato introdotto l’obbligo. Però le banche dovrebbero far pagare molto meno il servizio”.

E tutti dicono che a questo punto il rischio che si corre rifiutando il pagamento elettronico è quello di perdere i clienti.

Tatiana Cogo