“Mi muovo lungo la strada aperta da Bersani”

SMA MODENA
lodi1

28/12/2012

Intervista a Giuseppe Romanini, candidato alle primarie del PD.

Che campagna elettorale è stata questa delle primarie per la scelta dei parlamentari del PD? Quali differenze hai registrato rispetto alle campagne che hai vissuto nella tua esperienza politica?
Partiamo da un dato fondamentale: le primarie per la scelta dei parlamentari rappresentano, ancora una volta, una straordinaria forma di apertura e di dialogo coi cittadini. Uno strumento di partecipazione popolare che solo il Pd ha saputo mettere a disposizione.
E lo fa grazie al contributo di migliaia di volontari in tutta la regione, cui va il mio abbraccio. Se oggi questa corsa è possibile lo dobbiamo a loro: mentre suonano le sirene dell’antipolitica e del qualunquismo, penso sia un dato eccezionale poter contare su cittadine e cittadini che, in maniera completamente gratuita, offrono il loro impegno per un progetto che costruisce il cambiamento coi fatti.
La crisi di governo aperta irresponsabilmente da Berlusconi ha accelerato i tempi, constringendoci ad una mini campagna elettorale che, però, ha un grande pregio, a ben guardare… non c’è il tempo per la retorica e le iniziative a vuoto.
Ai cittadini ho voluto spiegare con sincerità e schiettezza il mio progetto per portare Parma e la sua provincia in Parlamento. E agli iscritti al Pd ho spiegato chiaro che non sarò un parlamentare “lontano”: al fianco del mio impegno per Parma, mi spenderò in ogni come e in ogni dove per far crescere nell’elettorato il nostro partito.

Concretamente, quale valore aggiunto pensi porti alla tua candidatura l’essere stato amministratore, prima a Collecchio e poi in Provincia?
A Collecchio ho avuto il privilegio di essere eletto Sindaco per due mandati. Un’esperienza che, unitamente all’assessorato provinciale alla Scuola e alla Cultura, mi ha insegnato ad ascoltare i cittadini, a confrontarmi con loro anche nei momenti più difficili per una comunità.
Nel 2003 Collecchio, cuore dell’agroalimentare e dell’industria manifatturiera parmense, fu investita dal crac Parmalat, una situazione drammatica per l’economia del territorio e per tutte le persone che lì lavoravano. Trovare il sostegno dei cittadini, riuscire a spiegare loro che solo l’unità del territorio e delle sue istituzioni avrebbe evitato il peggio è stata una lezione di vita – prima ancora che amministrativa – che oggi ritrovo nel percorso che tutti insieme dobbiamo fare per portare Parma e l’Italia fuori dalla crisi.
Quando tutto va male, quando vediamo minacciato il futuro dei nostri figli e dei diritti che abbiamo costruito con decenni di sacrifici, il valore dell’unità è il primo che dovranno trasmettere con passione il nuovo governo Bersani e tutti coloro che lo sosterranno in Parlamento, nelle piazze e nelle strade d’Italia.

Ai blocchi di partenza (almeno stando ai sostenitori che si sono pubblicamente manifestati) parti in vantaggio rispetto a Pagliari in provincia e in svantaggio in città. Vincerà chi riuscirà a portare i propri elettori ai seggi… farlo il 30 di dicembre non sarà facile per nessuno. Tu che argomenti hai usato per motivare i tuoi al voto, al di là dell’uso, immagino “bollente”, del telefono?
Come sappiamo bene noi di Parma, le primarie sono una gara aperta, vera, dove le “rendite di posizione” non sono affatto sinonimo di risultato certo.
Ho grande rispetto per la storia e l’impegno di Giorgio Pagliari, una delle figure più popolari del centrosinistra e so bene che nel Capoluogo ha trovato tanti sostenitori.
Però, Direttore, lasciami fare questa valutazione: le difficoltà che la crisi ha esasperato e creato a Parma come nel resto del Paese richiedono risposte forti, sostenute da una stagione di riforme vere che non guardano, di sicuro, solo alla provenienza geografica o alle targhe del nostro elettorato.
In questi giorni sto chiamando, scrivendo ed incontrando centinaia di persone per spiegare loro che abbiamo, insieme, l’irripetibile opportunità di rimettere in gioco Parma e l’Italia, muovendoci lungo la strada aperta da Pier Luigi Bersani con le primarie del 25 novembre.

Quale sarebbe questa strada “bersaniana”?
Punto primo, fondamentale: mettere in condizione i Comuni e i Sindaci di sostenere la crescita e il mantenimento dei servizi, specie per i più deboli. Una sfida che possiamo centrare liberando le risorse bloccate dal patto di stabilità – un volano incredibile per la ripresa dell’economia locale – e trasformando subito l’Imu in una imposta federale, raccolta e spesa solo sul territorio. Le priorità assolute che chiedono i cittadini sono scuole materne, asili nido, strutture adeguate per l’assistenza agli anziani.
Punto secondo: a maggior ragione dopo gli scandali dei Batman, dei Trota, dei Penati, dopo la stagione delle spese pazze e dei costi stellari della politica, sento il bisogno forte di contribuire alla costruzione di una “buona politica” che riparta dall’ascolto e dal confronto coi cittadini. Ecco perché mi prendo l’impegno di dare vita ad “una rete di impegno civile da Albareto a Zibello”. Come? Chiederò un confronto periodico coi territori appoggiandomi ai circoli del Pd e coinvolgendo associazioni, Comitati, personalità.
Punto terzo: nelle scuole seminiamo il futuro del nostro Paese e dei nostri ragazzi. Per questo voglio portare in Parlamento la mia esperienza di assessore provinciale alla Scuola: è necessario un nuovo piano nazionale di edilizia scolastica, per portare sul territorio scuole moderne e sicure. Ma non solo: col mondo dei docenti, eccellenza dimenticata dal governo tecnico (e non solo), sono disponibile ad aprire un dialogo vero, per rappresentare al Governo le necessità di una categoria cui tutti affidiamo la crescita dei nostri figli.
Punto quarto: lavoratori e imprese sono due facce della medaglia che si chiama “sviluppo”. A chi lavora dobbiamo assicurare la cancellazione della vergogna degli esodati, la riduzione delle 40 forme di contratti precari e un percorso professionale che tuteli la stabilità. A chi fa impresa, continuo a proporre il “modello Bersani”: riduzione del costo fiscale del lavoro, incentivi per chi fa ricerca e assume, il varo di un nuovo piano industriale che introduca le reti, forma innovativa che consente alle realtà piccole e medie di federarsi e partecipare alle grandi gare d’appalto.
Punto quinto: la trasparenza. Faccio parte di un partito, il Pd, che in questa Regione ha abolito per primo in Italia i vitalizi. Un impegno che voglio seguire, impegnandomi a mettere subito on line la rendicontazione delle spese del mio mandato e a sostenere, in Parlamento, tutte le iniziative per ridurre, di più e meglio, i costi della politica.

In queste primarie per i parlamentari la distinzione tra “bersaniani” e “renziani” pare già essere molto sfumata. Che valutazione dai di ciò?
È vero che alle primarie del 25 novembre la polarizzazione attorno a Bersani e Renzi ha prodotto una collocazione netta dell’elettorato, una scelta tra un modello più sociale ed europeo (quello di Bersani) e uno più liberal e ispirato agli States (quello di Renzi).
Ho sostenuto con forza la proposta di Bersani ma non ho mai dato significati congressuali a quelle primarie: la mia storia politica nasce dal basso, non certo dentro a schemi correntizi e, proprio per questo, credo che valga molto di più pesare le condizioni di Parma e del Paese e, insieme, proporre le soluzioni migliori.
E poi, riflettiamo un attimo: sarebbe oltremodo assurdo proporre schemi precostituiti ad un elettorato che è sempre più mobile e capace di scegliere le persone più credibili e le idee moderne e riformiste.

Dovessi assumerti tre impegni da parlamentare, a quali daresti la priorità?
Come ti dicevo poco prima, credo siano vitali tre riforme chiare: liberare risorse per i Comuni, rivedere la riforma del lavoro nel segno dell’equità sociale e dello sviluppo, rilanciare il ruolo dell’Istruzione pubblica. Tre momenti nei quali può emergere la forza del programma di Bersani premier: non possiamo parlare di merito e sviluppo senza prima costruire uguaglianza.

Andrea Marsiletti