Quando l’anima si veste di dialetto: presentato a Roccabianca il nuovo libro in vernacolo locale scritto da Enzo Gotelli

Nella splendida cornice del Castello Rossiano di Roccabianca, ospite della famiglia Scaltriti, il sodalizio culturale “Comitato di Roccafiorita”, dopo il notevole successo locale riscosso con il primo volume “Roccabianca e la mia meglio gioventù’’, ha presentato il secondo libro realizzato da Enzo Gotelli, col titolo “Il linguaggio è l’abito dell’anima”, stavolta scritto interamente nel dialetto originale del paese. Insieme all’autore e a un folto pubblico, sono stati graditi ospiti dell’evento il sindaco di Roccabianca Alessandro Gattara, l’assessore regionale Barbara Lori, il maresciallo maggiore Maurizio Ampollini, il presidente dell’Avis locale Claudio Pezzani e il parroco don Agostino Bertolotti.

A fare gli onori di casa, in rappresentanza della proprietà del castello, Marco Scaltriti, giovane architetto e studioso della storia della quattrocentesca rocca di Roccabianca e della Bassa in generale. Preziosa anche la presenza dei volontari della Protezione Civile “Roccabianca per il Po”, che hanno aiutato a preparare logisticamente l’incontro. Nel corso degli interventi tutti hanno sottolineato l’importanza di mantenere tradizioni e abitudini di cui il dialetto è l’anima.

Pur avendo lasciato la Bassa da tempo per esigenze lavorative (con destinazione riviera ligure, dove per anni è stato segretario comunale nel Comune di Sestri Levante), Gotelli è un roccabianchino a genuinità garantita fin nel profondo dell’animo e ha sempre mantenuto vivace e intenso il proprio legame affettivo col paese natale.

Non a caso, il testo in vernacolo di Roccabianca realizzato per l’occasione, prende spunto nel titolo da una dotta citazione, tratta dalle lettere a Lucilio del filosofo latino Seneca: “Il linguaggio è l’abito dell’anima”. Questo perché con i suoi scritti l’autore ha inteso creare non soltanto una semplice operazione nostalgia, definendo un contenitore di ricordi più o meno ispirati alle tradizioni locali. Si trova naturalmente anche questa componente nei suoi racconti, ma l’obiettivo primario delle parole di Gotelli è rendere omaggio alla preziosità di una parlata locale.

I modi attraverso cui parliamo e ci esprimiamo non sono soltanto strumenti neutrali per comunicare, ma si traducono sempre e inevitabilmente in forme del vivere, in punti di vista particolari sulle cose del mondo. Valorizzare e tenere vivo il dialetto significa allora preservare anche una particolare interpretazione della vita. Questo fatto viene perfettamente messo in evidenza, ad esempio, dai 250 modi di dire ed espressioni caratteristiche di Roccabianca, che fanno un po’ da cuore narrativo al testo di Gotelli.

Le relative traduzioni in italiano permettono sì di farsi una certa idea del vago significato di questi detti, ma al tempo stesso mettono in rilievo quanto sia difficile estrapolare l’unicità espressiva contenuta in quel delicato e al tempo stesso sofisticato scrigno linguistico che il dialetto rappresenta. Trasportato in italiano (sempre concedendo alla nostra lingua patria la bellezza estrema che pur sa convogliare) in certi casi il dialetto sembra divenire una foto un po’ piatta e in bianco e nero, del multi cromatico paesaggio dalle molte sfumature che era, nei suoi termini originali.

L’ironia, l’immediatezza, una dose non indifferente di giocoso realismo, sempre in bilico fra la disillusione e la scherzosa saggezza popolare: sono questi gli ingredienti che fanno del dialetto un “veicolo di vitalità” unico e irripetibile. In questa prospettiva, anche certi personaggi di paese del tutto semplici e dalla caratura umana assolutamente quotidiana (come il burbero tifoso dal cuore buono Pipóŋ, oppure l’affabile barcaiolo del Po, Cisóŋ, o ancora l’indimenticato Mìliu “Béstia”, una sorta di Màt Sicuri in versione della Bassa), vengono elevati nel corso del racconto di Gotelli al rango di figure dal sapore quasi mitologico.

Proprio perché nella semplicità inimitabile del loro esempio di vita hanno saputo incarnare in pieno quello spirito del dialetto di Roccabianca che non si limita a dei modi di parlare, ma nel tempo storico di questo piccolo paese ha fatto da vero e proprio tratto d’unione esistenziale fra gli uomini e la loro terra. Questo dunque il senso profondo dell’opera in vernacolo di Enzo Gotelli. Si aggiunga poi che è una lettura molto divertente, nel corso della quale si riflette, ma si ride anche parecchio, ed ecco spiegato forse come mai, un volumetto del genere non dovrebbe mancare in nessuna casa di Roccabianca o di chiunque abbia a cuore la parlata singolare e caratteristica di questo angolino della nostra Bassa.

(“Il linguaggio è l’abito dell’anima” di Enzo Gotelli: disponibile nell’edicola Loffi e alla tabaccheria “Non solo tabacchi” di Roccabianca, oppure per gli ’’strajà pr’al mónd’’ chiamando il 348/8977587).

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