Raid teppistico di una Baby Gang a Borgotaro

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Si ritrovano nei parchi cittadini, un tempo solo il sabato pomeriggio, ora tutti i giorni; si sballano con i superalcolici acquistati nel supermercato o presi a casa. In una mano la vodka alla pesca, nell’altra la birra. C’è anche un po’ di droga, di fumo, e forse anche altro, vista l’eccitazione incontenibile.

Corrono, c’è sempre un motorino truccato, sempre senza casco, a fare la spola, per radunare il branco; a volte si viaggia anche in tre: con in mano cellulari enormi, che emettono rumori ripetitivi. Si abbrancano, ridono, urlano, bestemmiano tanto così per dire, per fare, per darsi un tono; un tiro di fumo, una bestemmia, le voci femminili sono quelle che si sentono di più, nel coro del branco; hanno tratti somatici di tutto il mondo.

Presi uno a uno sembrano anche bravi ragazzini, con la loro felpina di marca stracostosa, la scarpa giusta e il capello scolpito o colorato. In branco però, fanno paura.

Ad un certo punto, appena scende il buio, partono le azioni punitive, verso le cose, verso i simboli del mondo degli adulti: saltano i segnali, si danneggia il palazzetto (ora obbligato ad essere ingabbiato in inferriate), dove ci sono quelli odiati che fanno sport, si sradica la Via Crucis con le immagini sacre di Mario Previ in Pista Ciclabile, si spaccano le panchine, le staccionate. Sempre con lo stesso schema, con la stessa trama ripetitiva, un’escalation che non porterà a niente di buono.

La civiltà della cattiveria moderna globalizzata è arrivata anche a Borgotaro: c’è chi insiste ad avere paura dei lupi, ma certi branchi di giovani esseri umani sono sicuramente più pericolosi. E non sembra occuparsene nessuno. MD

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