“Rifondazione nazionale prenda esempio dai compagni di Parma: decida da che parte stare e agisca”

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(non più in homepage)

29/05/2010

Intervista a Federico Toscani, segretario del Circolo Ferrari (Oltretorrente-Molinetto) e membro del Comitato Politico Federale di Rifondazione Comunista di Parma.

Quali motivazioni ti hanno indotto ad impegnarti dentro Rifondazione comunista di Parma?
Beh, la verità sul mio impegno personale è che è stato un caso: io ero anticomunista nel midollo sia per educazione familiare sia perché identificavo il comunismo con Stalin che, ovviamente, non faceva per me.
Poi un bel giorno, nel 2002, ho conosciuto un compagno di Rifondazione che mi ha parlato delle idee di Trotskij e allora ho capito che, come diceva Gaber, non mi avevano detto tutto…
Così è cominciato l’impegno politico, inizialmente per curiosità, per sapere cosa avevano da dirmi i comunisti su questo “bel” mondo e…. eccomi ancora qua!
Adesso il mio impegno, più cosciente, significa portare avanti le idee marxiste in questa società spiegando ai lavoratori che per uscire dal marciume in cui siamo immersi (guerre, disastri ambientali, speculazioni, morti sul lavoro ecc) devono organizzarsi per prendere il controllo delle fabbriche e gestire loro la società, cosa che sapranno fare meglio dei loro padroni, come dimostrano oggi tutte le fabbriche che lavorano sotto il controllo operaio (dalla Zanon in Argentina alla Sidor in Venezuela) e la storia del movimento operaio del secolo scorso più in generale.

Il PRC di Parma è stata una delle migliori Federazioni a livello nazionale alle ultime regionali in termini percentuali. Un caso o un merito della nuova dirigenza locale?
Una premessa d’obbligo va fatta: il risultato percentuale non va esagerato. Infatti a livello assoluto abbiamo perso voti rispetto alle scorse provinciali: 9.500 voti alle provinciali (PRC+PdCI) contro i 7.200 delle regionali (lista unitaria). Questo ci fa capire molto bene che la crisi di consenso che ci colpisce non è alle nostre spalle e che in realtà stiamo ancora arrancando.
Facciamo però finta di ignorare questo dato macroscopio e avviamoci a rispondere alla tua domanda come se esistesse solo il dato percentuale…

Esatto!
Forse il merito è di tutti e due, se è vero che “la necessità si manifesta attraverso il caso” (Hegel).
Scherzi a parte credo che abbia influito molto il lavoro che il partito sta facendo sul territorio dopo la svolta di Monticelli nella quale abbiamo rotto con Bernazzoli su parole d’ordine come la crisi, l’inceneritore, la speculazione, la mobilità e l’acqua. Questa rottura è stata seguita da un’intensa presenza nel territorio con banchetti, volantinaggi, assemblee, presidi.
Siamo stati vicini alle lotte e coerenti a tutti i livelli non solo, ad esempio, sull’inceneritore dove abbiamo rotto con la giunta, ma anche davanti ai cancelli delle fabbriche come all’SPX di Sala Baganza, alla Fincuoghi di Bedonia, agli studenti in lotta contro la Gelmini. Alla nostra presenza militante si sono accompagnate iniziative pubbliche e, dove possibile, azioni con i rappresentanti istituzionali.
Quando infine abbiamo scelto i candidati è stato individuato come criterio la coerenza con la linea che abbiamo tenuto in questi tre anni ed infatti non è un caso che i nostri candidati fossero o espressione dei movimenti (Rosanna Patrizi “Rosypace”) oppure compagni attivi nelle istituzioni, ma riconosciuti come onesti e conflittuali anche con il Partito Democratico (Belletti e Varatta).

Quali battaglie prioritarie dovrebbero condurre i compagni del PRC a Parma?
Secondo me a Parma dobbiamo continuare così, magari più compatti in tutto il territorio e con maggiore motivazione. Credo però (con un pizzico di presunzione, non lo nego) che il resto del partito nazionale dovrebbe fare come a Parma: decidere da che parte stare nelle varie vertenze e agire di conseguenza sul piano elettorale-istituzionale. Non lo dico per eludere la domanda ma è innegabile che la credibilità del mio partito non la cambio con il lavoro che stiamo facendo a Parma ma deve cambiare la linea nazionale.
Non si può prendere le mazzate dalla polizia con i valsusini che lottano contro il TAV e poi allearsi con la Bresso che lo vuole costruire; non si può essere contro gli inceneritori e poi sostenere Bassolino fino alla morte (salvo poi rompere alle elezioni senza preparare il terreno nei mesi prima); non si può andare con Loiero che è il presidente più inquisito di Italia, ecc…
Un partito che non è utile a cambiare la propria realtà sociale non merita il voto; piuttosto si dà fiducia agli emergenti come i grillini o piuttosto a Di Pietro che appare uno dalle idee chiare e che fa opposizione. Ovviamente non ho fiducia nel partito dell’ex magistrato (che è in realtà un partito di destra) né tantomeno nel chiassoso populismo dei grillini, però non si può negare che questi ultimi siano stati molto più chiari del mio partito ed infatti sono stati premiati.
Che poi durino è tutta un’altra storia…

La Falce e il Martello nel simbolo della costituenda Federazione della Sinistra: sì o no? E perchè?
Chiaramente sì! Ma non perché ne sia particolarmente affezionato (non ho mai vissuto il PCI o l’URSS come punti di riferimento, come dicevo prima) o perché rappresentino il mondo del lavoro oggi ma per una questione squisitamente di difesa ideologica. Chi oggi vuole che vengano abbandonati questi simboli mira in realtà ad abbandonare il riferimento di classe del nostro partito: i lavoratori.
Dietro il cambio del simbolo vedo la volontà di far diventare il PRC un partito riformista e non un partito che serva ai lavoratori per conquistare il potere. Ti faccio solo notare che hanno cominciato tutti così i “riformatori” del comunismo: dai simboli e dalle questioni ideologiche.
Già Occhetto, poi è arrivato il duo Bertinotti-Vendola (che infatti hanno dismesso qualunque principio di classe e sono pronti a fare accordi con l’UdC in Puglia piuttosto che con Lombardo in Sicilia). Difendere oggi il simbolo “vecchio” significa difendere quel patrimonio ideologico rivoluzionario a cui non voglio rinunciare.
Chiaramente non ne faccio una questione fondamentale: ci sono fior di burocrati, non solo nel mio partito, per i quali si possono fare gli accordi anche con il diavolo purchè ci sia la falce e il martello, quindi è ovvio che non basta il simbolo Se poi, cacciati i burocrati dal partito, gli iscritti decideranno di innovare la simbologia in un’ottica sempre rivoluzionaria accetterò perfino il mouse e il telefono, simboli del nuovo proletariato che lavora nei moderni call center; per adesso però no, dobbiamo ancora fare pulizia dentro di noi.

Simbolo a parte, quali contenuti per la Federazione della Sinistra?
Ecco, quello che mi inquieta è che il dibattito sulla Federazione è solo sul simbolo e non sui contenuti politici. La FdS rischia di diventare un calderone di generali senza esercito che sperano così di riciclarsi per poter stringere accordi moderati in cambio di poltrone. questo per me è inaccettabile. Non sono un pessimista incallito e dietrologo, è la verità!
Nelle parole di Patta: “Una scelta mi sembra necessaria: investire davvero nella Federazione congelando l’attività e il tesseramento alle singole forze che la compongono” […] “Sul piano politico la FdS deve proporre l’unità di tutte le forze democratiche che difendono la Costituzione e promuovere uno schieramento di forze per cambiare l’agenda imposta da Berlusconi”… tradotto in italiano significa, nell’idea di Federazione che hanno Patta e i suoi simili, che chiunque può tesserarsi alla FdS senza condividere le idee dei partiti che la compongono e poi decidere nelle segrete stanze cosa fare alle elezioni bypassando il dibattito interno.
Su queste basi si creeranno nuove spaccature, malcontenti e scissioni dentro i partiti e disillusione nell’elettorato.

Inceneritore: perché la parte della città che è contraria ha iniziato a muoversi così tardi?
Magari lo sapessi! Credo che un po’ di colpa la abbiamo noi che fintanto che eravamo in giunta e sapevamo cosa stesse accadendo abbiamo detto niente con gli assessori e poco con i consiglieri che avevamo.
Dopo la svolta ci siamo subito riorientati ma ancora oggi paghiamo lo scotto della nostra partecipazione in giunta e risultiamo poco credibili.
Le organizzazioni “civiche” che se ne occupano da anni hanno ancora un po’ di pregiudizi con noi, giustamente. Un po’ però il loro atteggiamento autosufficiente (o settario se preferisci) non riesce a favorire la partecipazione perché chiunque abbia idee proprie viene visto con sospetto per paura che contamini la “purezza” della loro battaglia.
I cittadini si fidano dei loro amministratori, nei media che “informano”, come ben sai, e quindi non possiamo lamentarci se la città si muove tardi.
C’è però una consapevolezza che cresce dal basso e si è visto alla manifestazione del 17 aprile che sarà stata anche nazionale ma gli accenti non di Parma li ho sentiti solo sul palco alla fine: la “massa” era in prevalenza parmigiana e 5.000 persone non mi sembrano poche. Infatti poco dopo sono arrivate le adesioni o i dubbi di alcuni “big” della città come Barilla, Greci o la Coldiretti.
Questo ci fa capire che la strategia da continuare è quella della mobilitazione: mi viene da sorridere perché per mesi il Comitato per la Gestione Corretta dei rifiuti ha provato a convincere Barilla, il Consorzio, gli Alimentari dei danni dell’inceneritore inutilmente. E’ bastata invece una manifestazione per dare il via a “dubbi”, “ripensamenti” di chi fino all’ultimo negava i danni dell’ecomostro.
Alla fine credo che per vincere la battaglia sull’inceneritore dovremo trovarci tutti sulla strada delle ruspe a Ugozzolo e lì vedremo chi è con noi e chi no; non credo ai ripensamenti dell’ultima ora e temo che i nostri politici siano abbastanza impermeabili alle istanze dal basso perciò dovremo proprio fare come in Val di Susa: occupare il cantiere.
Solo allora il ceto politico si mobiliterà per paura di perdere voti.

Comunali 2012, che pensieri ti vengono in mente e che scenari ipotizzi?
Anche questa è una domandona, in periodi di crisi le cose si fanno e si disfano alla velocità della luce e da qui a due anni ne abbiamo di tempo.
Ciò che credo non cambierà è la schizofrenia del PD che gli impedirà di avere una linea di opposizione alle destre in città (il caso sulla metropolitana sembra il teatro di Pirandello o Ionesco) le quali temo purtroppo potranno vincere se non si fanno la pelle tra di loro come sta già accadendo.
Mi auguro che il mio partito per allora non torni a Canossa e raffazzoni una lista con il nostro becchino, come purtroppo continuiamo a fare altrove, ma piuttosto mi auguro che il PRC mantenga la linea attuale e si candidi ad essere il partito che rappresenta i movimenti e i ceti oppressi di questa città, cosa che nessun altro fa.
Noto con dolore che in città si è ormai imposto un falso civismo per cui chi vuole vincere si ricicla in liste civiche per spoliticizzare il dibattito (alle destre questo ha permesso di non farsi troppo la guerra fra loro) e purtroppo continuerà così ancora un po’: già Vignali ha lanciato la sua. Che poi queste liste civiche non le ho mai viste fare un solo volantinaggio o un incontro con la città, mah! Purtroppo continuerà così ancora un po’ e finchè i movimenti dei lavoratori non scuoteranno un po’ il notabilato della città dovremo sorbirci la noia ipocrita delle liste civiche di destra che sanno solo favorire la speculazione in nome della città e le norme razziste in nome della parmigianità. 

                                                                                Andrea Marsiletti

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“Rifondazione nazionale prenda esempio dai compagni di Parma: decida da che parte stare e agisca”

Le altre notizie pubblicate oggi
(non più in homepage)

29/05/2010

Intervista a Federico Toscani, segretario del Circolo Ferrari (Oltretorrente-Molinetto) e membro del Comitato Politico Federale di Rifondazione Comunista di Parma.

Quali motivazioni ti hanno indotto ad impegnarti dentro Rifondazione comunista di Parma?
Beh, la verità sul mio impegno personale è che è stato un caso: io ero anticomunista nel midollo sia per educazione familiare sia perché identificavo il comunismo con Stalin che, ovviamente, non faceva per me.
Poi un bel giorno, nel 2002, ho conosciuto un compagno di Rifondazione che mi ha parlato delle idee di Trotskij e allora ho capito che, come diceva Gaber, non mi avevano detto tutto…
Così è cominciato l’impegno politico, inizialmente per curiosità, per sapere cosa avevano da dirmi i comunisti su questo “bel” mondo e…. eccomi ancora qua!
Adesso il mio impegno, più cosciente, significa portare avanti le idee marxiste in questa società spiegando ai lavoratori che per uscire dal marciume in cui siamo immersi (guerre, disastri ambientali, speculazioni, morti sul lavoro ecc) devono organizzarsi per prendere il controllo delle fabbriche e gestire loro la società, cosa che sapranno fare meglio dei loro padroni, come dimostrano oggi tutte le fabbriche che lavorano sotto il controllo operaio (dalla Zanon in Argentina alla Sidor in Venezuela) e la storia del movimento operaio del secolo scorso più in generale.

Il PRC di Parma è stata una delle migliori Federazioni a livello nazionale alle ultime regionali in termini percentuali. Un caso o un merito della nuova dirigenza locale?
Una premessa d’obbligo va fatta: il risultato percentuale non va esagerato. Infatti a livello assoluto abbiamo perso voti rispetto alle scorse provinciali: 9.500 voti alle provinciali (PRC+PdCI) contro i 7.200 delle regionali (lista unitaria). Questo ci fa capire molto bene che la crisi di consenso che ci colpisce non è alle nostre spalle e che in realtà stiamo ancora arrancando.
Facciamo però finta di ignorare questo dato macroscopio e avviamoci a rispondere alla tua domanda come se esistesse solo il dato percentuale…

Esatto!
Forse il merito è di tutti e due, se è vero che “la necessità si manifesta attraverso il caso” (Hegel).
Scherzi a parte credo che abbia influito molto il lavoro che il partito sta facendo sul territorio dopo la svolta di Monticelli nella quale abbiamo rotto con Bernazzoli su parole d’ordine come la crisi, l’inceneritore, la speculazione, la mobilità e l’acqua. Questa rottura è stata seguita da un’intensa presenza nel territorio con banchetti, volantinaggi, assemblee, presidi.
Siamo stati vicini alle lotte e coerenti a tutti i livelli non solo, ad esempio, sull’inceneritore dove abbiamo rotto con la giunta, ma anche davanti ai cancelli delle fabbriche come all’SPX di Sala Baganza, alla Fincuoghi di Bedonia, agli studenti in lotta contro la Gelmini. Alla nostra presenza militante si sono accompagnate iniziative pubbliche e, dove possibile, azioni con i rappresentanti istituzionali.
Quando infine abbiamo scelto i candidati è stato individuato come criterio la coerenza con la linea che abbiamo tenuto in questi tre anni ed infatti non è un caso che i nostri candidati fossero o espressione dei movimenti (Rosanna Patrizi “Rosypace”) oppure compagni attivi nelle istituzioni, ma riconosciuti come onesti e conflittuali anche con il Partito Democratico (Belletti e Varatta).

Quali battaglie prioritarie dovrebbero condurre i compagni del PRC a Parma?
Secondo me a Parma dobbiamo continuare così, magari più compatti in tutto il territorio e con maggiore motivazione. Credo però (con un pizzico di presunzione, non lo nego) che il resto del partito nazionale dovrebbe fare come a Parma: decidere da che parte stare nelle varie vertenze e agire di conseguenza sul piano elettorale-istituzionale. Non lo dico per eludere la domanda ma è innegabile che la credibilità del mio partito non la cambio con il lavoro che stiamo facendo a Parma ma deve cambiare la linea nazionale.
Non si può prendere le mazzate dalla polizia con i valsusini che lottano contro il TAV e poi allearsi con la Bresso che lo vuole costruire; non si può essere contro gli inceneritori e poi sostenere Bassolino fino alla morte (salvo poi rompere alle elezioni senza preparare il terreno nei mesi prima); non si può andare con Loiero che è il presidente più inquisito di Italia, ecc…
Un partito che non è utile a cambiare la propria realtà sociale non merita il voto; piuttosto si dà fiducia agli emergenti come i grillini o piuttosto a Di Pietro che appare uno dalle idee chiare e che fa opposizione. Ovviamente non ho fiducia nel partito dell’ex magistrato (che è in realtà un partito di destra) né tantomeno nel chiassoso populismo dei grillini, però non si può negare che questi ultimi siano stati molto più chiari del mio partito ed infatti sono stati premiati.
Che poi durino è tutta un’altra storia…

La Falce e il Martello nel simbolo della costituenda Federazione della Sinistra: sì o no? E perchè?
Chiaramente sì! Ma non perché ne sia particolarmente affezionato (non ho mai vissuto il PCI o l’URSS come punti di riferimento, come dicevo prima) o perché rappresentino il mondo del lavoro oggi ma per una questione squisitamente di difesa ideologica. Chi oggi vuole che vengano abbandonati questi simboli mira in realtà ad abbandonare il riferimento di classe del nostro partito: i lavoratori.
Dietro il cambio del simbolo vedo la volontà di far diventare il PRC un partito riformista e non un partito che serva ai lavoratori per conquistare il potere. Ti faccio solo notare che hanno cominciato tutti così i “riformatori” del comunismo: dai simboli e dalle questioni ideologiche.
Già Occhetto, poi è arrivato il duo Bertinotti-Vendola (che infatti hanno dismesso qualunque principio di classe e sono pronti a fare accordi con l’UdC in Puglia piuttosto che con Lombardo in Sicilia). Difendere oggi il simbolo “vecchio” significa difendere quel patrimonio ideologico rivoluzionario a cui non voglio rinunciare.
Chiaramente non ne faccio una questione fondamentale: ci sono fior di burocrati, non solo nel mio partito, per i quali si possono fare gli accordi anche con il diavolo purchè ci sia la falce e il martello, quindi è ovvio che non basta il simbolo Se poi, cacciati i burocrati dal partito, gli iscritti decideranno di innovare la simbologia in un’ottica sempre rivoluzionaria accetterò perfino il mouse e il telefono, simboli del nuovo proletariato che lavora nei moderni call center; per adesso però no, dobbiamo ancora fare pulizia dentro di noi.

Simbolo a parte, quali contenuti per la Federazione della Sinistra?
Ecco, quello che mi inquieta è che il dibattito sulla Federazione è solo sul simbolo e non sui contenuti politici. La FdS rischia di diventare un calderone di generali senza esercito che sperano così di riciclarsi per poter stringere accordi moderati in cambio di poltrone. questo per me è inaccettabile. Non sono un pessimista incallito e dietrologo, è la verità!
Nelle parole di Patta: “Una scelta mi sembra necessaria: investire davvero nella Federazione congelando l’attività e il tesseramento alle singole forze che la compongono” […] “Sul piano politico la FdS deve proporre l’unità di tutte le forze democratiche che difendono la Costituzione e promuovere uno schieramento di forze per cambiare l’agenda imposta da Berlusconi”… tradotto in italiano significa, nell’idea di Federazione che hanno Patta e i suoi simili, che chiunque può tesserarsi alla FdS senza condividere le idee dei partiti che la compongono e poi decidere nelle segrete stanze cosa fare alle elezioni bypassando il dibattito interno.
Su queste basi si creeranno nuove spaccature, malcontenti e scissioni dentro i partiti e disillusione nell’elettorato.

Inceneritore: perché la parte della città che è contraria ha iniziato a muoversi così tardi?
Magari lo sapessi! Credo che un po’ di colpa la abbiamo noi che fintanto che eravamo in giunta e sapevamo cosa stesse accadendo abbiamo detto niente con gli assessori e poco con i consiglieri che avevamo.
Dopo la svolta ci siamo subito riorientati ma ancora oggi paghiamo lo scotto della nostra partecipazione in giunta e risultiamo poco credibili.
Le organizzazioni “civiche” che se ne occupano da anni hanno ancora un po’ di pregiudizi con noi, giustamente. Un po’ però il loro atteggiamento autosufficiente (o settario se preferisci) non riesce a favorire la partecipazione perché chiunque abbia idee proprie viene visto con sospetto per paura che contamini la “purezza” della loro battaglia.
I cittadini si fidano dei loro amministratori, nei media che “informano”, come ben sai, e quindi non possiamo lamentarci se la città si muove tardi.
C’è però una consapevolezza che cresce dal basso e si è visto alla manifestazione del 17 aprile che sarà stata anche nazionale ma gli accenti non di Parma li ho sentiti solo sul palco alla fine: la “massa” era in prevalenza parmigiana e 5.000 persone non mi sembrano poche. Infatti poco dopo sono arrivate le adesioni o i dubbi di alcuni “big” della città come Barilla, Greci o la Coldiretti.
Questo ci fa capire che la strategia da continuare è quella della mobilitazione: mi viene da sorridere perché per mesi il Comitato per la Gestione Corretta dei rifiuti ha provato a convincere Barilla, il Consorzio, gli Alimentari dei danni dell’inceneritore inutilmente. E’ bastata invece una manifestazione per dare il via a “dubbi”, “ripensamenti” di chi fino all’ultimo negava i danni dell’ecomostro.
Alla fine credo che per vincere la battaglia sull’inceneritore dovremo trovarci tutti sulla strada delle ruspe a Ugozzolo e lì vedremo chi è con noi e chi no; non credo ai ripensamenti dell’ultima ora e temo che i nostri politici siano abbastanza impermeabili alle istanze dal basso perciò dovremo proprio fare come in Val di Susa: occupare il cantiere.
Solo allora il ceto politico si mobiliterà per paura di perdere voti.

Comunali 2012, che pensieri ti vengono in mente e che scenari ipotizzi?
Anche questa è una domandona, in periodi di crisi le cose si fanno e si disfano alla velocità della luce e da qui a due anni ne abbiamo di tempo.
Ciò che credo non cambierà è la schizofrenia del PD che gli impedirà di avere una linea di opposizione alle destre in città (il caso sulla metropolitana sembra il teatro di Pirandello o Ionesco) le quali temo purtroppo potranno vincere se non si fanno la pelle tra di loro come sta già accadendo.
Mi auguro che il mio partito per allora non torni a Canossa e raffazzoni una lista con il nostro becchino, come purtroppo continuiamo a fare altrove, ma piuttosto mi auguro che il PRC mantenga la linea attuale e si candidi ad essere il partito che rappresenta i movimenti e i ceti oppressi di questa città, cosa che nessun altro fa.
Noto con dolore che in città si è ormai imposto un falso civismo per cui chi vuole vincere si ricicla in liste civiche per spoliticizzare il dibattito (alle destre questo ha permesso di non farsi troppo la guerra fra loro) e purtroppo continuerà così ancora un po’: già Vignali ha lanciato la sua. Che poi queste liste civiche non le ho mai viste fare un solo volantinaggio o un incontro con la città, mah! Purtroppo continuerà così ancora un po’ e finchè i movimenti dei lavoratori non scuoteranno un po’ il notabilato della città dovremo sorbirci la noia ipocrita delle liste civiche di destra che sanno solo favorire la speculazione in nome della città e le norme razziste in nome della parmigianità. 

                                                                                Andrea Marsiletti

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