
Via libera dell’Assemblea legislativa alla legge di riordino istituzionale dell’Emilia-Romagna.
“Oggi è giornata importante – ha detto il presidente della Regione Stefano Bonaccini nel suo intervento in Aula – perché nel contesto delle riforme costituzionali previste dal Governo, consente di attuare già entro l’estate, come peraltro promesso, il ridisegno istituzionale previsto dalla legge Delrio. Salvaguardando i posti di lavoro dei dipendenti delle province e definendo i compiti delle diverse istituzioni. Ma noi andremo oltre, preparandoci immediatamente al passo successivo che riguarderà la sperimentazione delle aree vaste interprovinciali, entro la fine dell’anno. Che per noi significherà processo di semplificazione, aggregazione, efficientamento”.
La legge proposta dalla Giunta (“Riforma del sistema di governo regionale e locale e disposizioni su Città metropolitana di Bologna, Province, Comuni e loro Unioni”) “mette a frutto un grande lavoro – ha sottolineato l’assessore regionale al Bilancio e riordino istituzionale Emma Petitti – per realizzare un nuovo sistema di governo locale e un’ampia prospettiva di riforma che semplifichi il quadro istituzionale, ottimizzi i servizi e aumenti la competitività dei nostri territori attraverso un patto tra le Istituzioni. Con questa legge la Regione esprime la capacità di essere all’altezza della sua funzione istituzionale e politica proponendo una visione strategica del proprio ruolo di baricentro del sistema territoriale”.
L’assessore Petitti ha ricordato l’importanza dell’accordo con le organizzazioni sindacali e le istituzioni locali “per garantire la tutela occupazionale dei dipendenti delle Province e completare il percorso di mobilità entro la fine dell’anno, con attenzione anche alla formazione e alla qualità del lavoro. Un ringraziamento va alle forze sociali, economiche e politiche per il confronto e il contributo offerto in questi mesi. Ora – ha concluso – andiamo avanti per portare a pieno compimento la riforma sulla base delle indicazioni di questa legge”.
Il personale della Città metropolitana e delle Province
Entro la fine del 2015, anticipando i tempi previsti dalla “circolare Madia” (1/2015), la Regione si impegna a garantire una collocazione certa al personale interessato (circa la metà delle 3966 persone attualmente impiegate nelle amministrazioni provinciali).
Quasi 2000 dipendenti resteranno alle Province per svolgere le funzioni fondamentali indicate dalla legge 56/2014 (cosiddetta “legge Delrio”), come ad esempio la pianificazione dei servizi di trasporto di ambito provinciale e gli interventi per l’edilizia scolastica.
Un nuovo modello di governo territoriale
Il testo normativo attua la legge Delrio (56/2014) e prefigura anche un nuovo modello di governo territoriale che pone le basi per la realizzazione di Aree vaste interprovinciali fondate sull’aggregazione funzionale tra Province.
I territori provinciali potranno fare sistema per sviluppare al meglio nuove strategie territoriali e gestire i servizi in modo unitario (ad esempio in materia di turismo, trasporti o protezione civile), in linea con le esigenze di cittadini e imprese.
In questo quadro, emerge il ruolo strategico affidato alla Città metropolitana di Bologna, sia in riferimento all’area bolognese, sia sull’intero territorio (hub regionale).
Valorizzate anche le Unioni di Comuni, come perno dell’organizzazione dei servizi di prossimità al cittadino. Forte spinta anche alle fusioni di Comuni, che ne ridurrà ulteriormente il numero.
Ambiente, sicurezza del territorio e lavoro: la riorganizzazione delle funzioni attraverso le Agenzie
La legge individua nuovi e più appropriati modelli organizzativi (Agenzie) per le funzioni in materia di ambiente, energia, sicurezza territoriale e protezione civile, puntando su unificazione, razionalizzazione e semplificazione delle competenze di ciascun livello di governo. In particolare,opera un rinnovamento nell’organizzazione di Arpa (Agenzia regionale per la prevenzione e l’ambiente) che diventerà le nuova “Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia” e unifica in capo all’Agenzia regionale di protezione civile anche le funzioni di sicurezza territoriale.
Per assicurare un importante presidio sulle politiche formative e di sostegno al lavoro, la legge, infine, istituisce l’Agenzia regionale per il lavoro.
La legge sul riordino delle Province votata oggi dall’Aula è sbagliata nel metodo e nel merito. Il modo di procedere della giunta Bonaccini è quello di covare in segreto le proposte di legge e poi di comunicarle chiedendo un’ approvazione praticamente immediata senza possibilità di adeguati approfondimenti e di contributi da parte dell l’insieme dell’Assemblea: i consiglieri sia di maggioranza che di opposizione vengono così ridotti alla stregua di burattini che alzano e abbassano in continuazione le braccia per approvare, come è accaduto, più di 80 articoli in poche ore. Quanto al merito, è evidente che si giustappongono normative nelle quali la Regione, dopo aver ridotto le Province a degli ectoplasmi, rinuncia a funzioni fondamentali come quella del governo urbanistico del territorio accanto a previsioni neocentraliste come quelle in tema di sanità che prefigurano un sistema ampiamente aperto all’azione dei privati. Anche la sorte dei lavoratori delle ex Province pare incerta nonostante gli sforzi di dar loro delle garanzie mediante l’accoglimento parziale di emendamenti suggeriti dai sindacati. Di fatto la partita dei posti di lavoro è notevole e con essa quella di professionalità che difficilmente potranno essere sostituite. Si porrà quindi a breve termine l’esigenza di ricalibrare ossia di modificare un sistema di competenze che nasce squilibrato.
Piergiovanni Alleva
Capogruppo regionale l’Altra Emilia – Romagna
La Lega inaugura il proprio “sciopero bianco” contro la riforma sul riordino delle Province, definita dal Carroccio “uno schifo”. “Rimarremo in aula, ma col nostro voto contrario manifesteremo il nostro ‘dissenso palese’ al provvedimento. La nostra è ‘opposizione su tutta la linea”, annuncia il capogruppo del Carroccio Alan Fabbri. “Il vizio è all’origine e sta nella riforma Delrio, che ha creato il caos e privato i cittadini di una propria rappresentanza democratica al governo delle Province”.
“Più che riordino è il tentativo vano di mettere una pezza al caos – incalza Fabbri -. La Regione Emilia Romagna – al contrario di Lombardia e Toscana – sta rincorrendo il governo su un terreno minato, creando un mostro normativo. Mancano ancora le necessarie coperture costituzionali, visto che la riforma del nuovo titolo V della Costituzione è ancora in discussione in parlamento, e lo sarà ancora a lungo”. Tra gli effetti “più disastrosi” prodotti dalla legge sul riordino a matrice Pd: “Un esodo senza precedenti di personale, con grave disagio per i dipendenti, caos organizzativo, maggiori costi per stipendi e rimborsi”. Un esempio su tutti: “50 unità di personale oggi assegnato a difesa suolo e protezione civile nelle singole Province passeranno alla Regione. L’aumento di spesa, solo in questo settore, è di 2milioni e 400mila euro”. Ma nel mirino finisce anche “il centralismo imposto da Bologna: la Regione diventa il dominus delle decisioni, scippata l’autonomia ai territorio. E’ emergenza democratica”.
“Procedimenti come la Valutazione di impatto ambientale – e altre autorizzazioni – saranno trasferiti a fantomatiche ‘Agenzie’ facenti capo a Bologna, le Autorità di bacino saranno svuotate di ogni possibilità di investimento e ridotte all’ordinaria amministrazione: questo è becero centralismo burocratico, che consegnerà solo disagi a imprese e cittadini”. “Unico capitolo che viene delegato a Comuni e Unioni sarà la gestione di foreste, castagneti, vincoli geologici. Peccato che, per colpa dei tagli del governo, oggi i Comuni non abbiano risorse nemmeno per la gestione del verde”.
“Quella della Giunta sul riordino istituzionale non è una scelta di coraggio ma di semplice incoscienza. Il testo approvato questa mattina è un’accozzaglia di norme il cui unico effetto sarà quello di sommare caos al caos, e si traduce in tutto fuorché semplificazione amministrativa e riduzione dei costi”.
È una bocciatura netta quella che arriva dal M5S riguardo la nuova legge sul riordino istituzionale approvata questa mattina dall’Assemblea legislativa. Una legge che, annunciata come strumento per eliminare e superare le Province, ma che le svuota senza abolirle, creando nuovi centri di spesa e mantenendo ancora in capo a questi organi non più democratici, competenze e funzioni.
“La Giunta prima ha tenuto chiuso in un cassetto per mesi questa legge, poi ha fatto di tutto per portarla in aula prima della pausa estiva senza nessun tipo di confronto su temi importantissimi come il controllo sulle agenzie o il destino del personale delle Province – spiegano la capogruppo Giulia Gibertoni e i consiglieri Andrea Bertani, Silvia Piccinini, Gian Luca Sassi e Raffaella Sensoli – E pensare che in Commissione l’argomento principale sul quale la maggioranza si è soffermata è stato il rilascio del tesserino per la raccolta di funghi”. Con la nuova legge vengono rafforzate le Agenzie esistenti ed istituite di nuove. Agenzie che si rapporteranno direttamente con la Giunta, estromettendo quindi il processo partecipativo, al contrario di quanto scritto nelle premesse della Legge stessa. “Partecipazione che sarà irrimediabilmente compromessa anche per quel che riguarda la Conferenza Inter-istituzionale e il Consiglio delle Autonomie Locali che vedranno l’assenza di realtà e Comuni molto importanti – spiegano i consiglieri del M5S – a causa di un assurdo sistema di rappresentanza che abbiamo cercato di migliorare con la presentazione di alcuni emendamenti che però la maggioranza ha bocciato, negando ancora una volta il confronto”.
Dubbi anche per quel che riguarda il destino del personale in campo alle Province visto che non viene specificato dove verrà dislocato a seguito di questa redistribuzione delle competenze, né secondo quali modalità e campi d’azione. “Centinaia di lavoratori saranno tenuti in un limbo istituzionale con il rischio concreto che competenze e professionalità che erano specifiche di un territorio vengano disperse – concludono i consiglieri del M5S – Per fortuna siamo riusciti, attraverso due emendamenti ad un odg collegato a tutelare il lavoro della Polizia Provinciale che anche nella malaugurata ipotesi che la riforma Madia vada in porto non finirà a fare multe in strada ma continuerà a fare il lavoro svolto fino a questo momento”.