
25/11/2009
Volete sapere come si salutano due pugliesi in trasferta a Roma? Basta guardare la scena di “Vieni avanti cretino” con il grande Lino Banfi.
Vieni avanti cretino è un film del 1982 di Luciano Salce.
Il titolo è un esplicito omaggio alla famosa battuta dei Fratelli De Rege, e con essi alla tradizione dell’avanspettacolo italiano. Infatti molti degli sketch proposti nella pellicola sono veri e propri classici dell’avanspettacolo, come ad esempio l’equivoco dentista / casa di appuntamenti.
Altri sketch furono improvvisati direttamente sul set, come la celeberrima sequenza del dialogo in dialetto barese con i sottotitoli in arabo e la canzone anglo-iberico-pugliese La filomegna.
Originali sono l’apertura e la chiusura del film, considerate puro meta cinema.
Il film si apre con un monologo di Lino Banfi in un camerino ricavato in una toilette (al confronto con quelli lussuosi destinati alle star di Hollywood).
Pasquale Baudaffi è appena uscito dal carcere. Ad accoglierlo e a dargli una mano trova il cugino Gaetano, che lo aiuterà anche a cercare un lavoro.
Da questa premessa partono una serie di sketch concatenati. In primo luogo c’è la visita allo studio dentistico, che però Pasquale crede essere una casa d’appuntamenti, con i memorabili, spassosi dialoghi intrisi di equivoci con l’assistente del dentista e l’ingegnere in sala d’attesa.
Seguiranno poi gli strampalati tentativi di trovare un lavoro, come garagista (alle prese con una bella ladra), cameriere (con una coppia di fidanzati indecisi e il capo dal cognome Gargiulo che se sbagli la comanda io ti rompo il …), guardiacaccia (con la coda di un uccello), perito elettronico (con un capo schizofrenico, il Dr. Tomas, che lo porta ad un esaurimento che ricorda Tempi moderni) e cantante spagnolo improvvisato ad una festa, nella quale canta una una serenata flamenca, all’amata Filomena (Filomena, muy hermosa, è scappata da Canosa…), fino a cedere alle voglie di un’insaziabile, quanto obesissima e straricca vedova.
Il film si chiude con l’intervento dello stesso Luciano Salce, a giudicare l’interpretazione di Banfi: viene condannato alla fucilazione da parte di un plotone armato di torte di panna.
Nella famosa scena degli schiaffi il prete manesco scambia Pasquale (Lino Banfi) per un suo vecchio amico d’infanzia, Pasquale Zagaria. In realtà è proprio questo il nome anagrafico di Banfi.
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