
La siccità continua a protrarsi e la situazione ormai è critica, poche piogge e temperature ben al di sopra delle medie del periodo preoccupano sempre di più. E gli ultimi bollettini dell’Osservatorio permanente per gli utilizzi idrici (Autorità di Bacino distrettuale del Po) sono allarmanti.
Il deficit idrico pesa ancora sulla gran parte dei corsi d’acqua Appenninici dove le portate degli affluenti del fiume Po sono per lo più scarse e dove si evidenzia la sofferenza localizzata di habitat e biodiversità. Oltre a ciò, in quest’area in particolare, le falde acquifere sotterranee restano quasi completamente scariche e tutto questo rischia di pesare notevolmente sulla prossima stagione. Arpae sottolinea anche come restino in sofferenza alcuni approvvigionamenti idropotabili nelle aree montane anche del parmense.
A pagarne il prezzo è anche l’agricoltura che di questa risorsa ha grande bisogno. Abbiamo chiesto a Luca Cotti, presidente di Coldiretti quale è la situazione attuale nel nostro territorio.
Caldo anomalo e siccità che perdura da mesi, quali i problemi per l’agricoltura?
Il caldo record e persistente di quest’anno, che si classifica fino ad ora come il più caldo di sempre con una temperatura addirittura superiore di quasi un grado rispetto alla media storica, ha causato seri problemi all’agricoltura e alle colture. La situazione è aggravata da un clima poco autunnale con scarse piogge, che sta già facendo scattare l’allarme siccità, in quanto le riserve idriche in vista della primavera – estate si accumulano normalmente in buona parte negli ultimi mesi dell’anno precedente. E questo determina un grave problema per i bacini, a partire dal Fiume Po, che faticano a ritrovare un loro equilibrio, come ha già evidenziato l’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche.
Come è la situazione nel parmense? Quali le coltivazioni più colpite?
Anche la nostra provincia ha risentito di questi anomali fenomeni climatici. Se nelle prossime settimane non pioverà con regolarità si prospetta un nuovo anno già in sofferenza idrica, con pesanti conseguenze per tutte le colture del nostro territorio dal pomodoro ai cereali, agli ortaggi, ai prati di erba medica. La siccità è diventata una vera calamità per la nostra agricoltura con danni per la quantità e qualità dei raccolti. Adesso i nostri agricoltori, per alcune colture autunno-vernine, stanno addirittura attivando irrigazioni di soccorso per non compromettere le coltivazioni.
Cosa si può fare e cosa serve per mitigare la situazione nel breve periodo e, pensando al lungo periodo, cosa chiedete alle istituzioni?
Noi agricoltori siamo già impegnati per promuovere un uso più razionale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore agroalimentare. Quello che noi sosteniamo da sempre come Coldiretti è la necessità di organizzarsi per raccogliere l’acqua nei momenti più piovosi per averla disponibile quando è carente. Per questo la nostra organizzazione, insieme ad Anbi, Associazione nazionale Bonifiche, abbiamo presentato un piano strategico per oltre 220 progetti definitivi ed esecutivi, cioè immediatamente cantierabili con invasi medio piccoli e multifunzionali, che insieme ad altri grandi interventi infrastrutturali, potranno potenziare la capacità di stoccaggio e utilizzo delle acque. Chiediamo, quindi, l’attenzione e l’impegno delle istituzioni nel dare attuazione a questo progetto e a mettere in campo una concreta programmazione nella gestione delle risorse idriche.
È da poco di nuovo al vertice di Coldiretti Parma, quali sono i suoi obiettivi per il mandato?
Innanzitutto continuare il gioco di squadra avviato in questi anni con il Consiglio direttivo e portare avanti i progetti di Coldiretti a favore delle imprese agricole e del loro reddito e naturalmente tenere alta l’autorevolezza che la nostra organizzazione si è conquistata verso i cittadini, le istituzioni e l’opinione pubblica. Molte sono le sfide in atto e le problematiche da affrontare: dai rincari energetici e i costi di produzione sempre maggiori per le nostre aziende agricole alla difesa delle nostre produzioni Made in Italy. A tal proposito siamo impegnati come Coldiretti con una raccolta firme per dire no al cibo sintetico, realizzato in laboratorio, una minaccia letale per l’agricoltura italiana e la salute dei consumatori. Così come diciamo no al Nutriscore (etichetta a semaforo), un sistema di etichettatura fuorviante che finisce paradossalmente per promuovere ‘cibi spazzatura’ ed escludere invece dalla dieta alimenti sani e naturali, che da secoli sono presenti sulle nostre tavole come il Parmigiano Reggiano.
Tatiana Cogo