“Sono disponibile a candidarmi alle regionali per il PD”

SMA MODENA
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01/02/2010

Alessandro Cardinali, ex co-coordinatore provinciale della Margherita, ex sindaco di Tornolo, attuale presidente di Soprip, esponente di punta del PD della Valtaro, uomo vicinissimo al vicepresidente della Provincia Pierluigi Ferrari.

E’ pomeriggio, pieno week-end, suona il telefono: “Ciao sono Alessandro, Alessandro Cardinali, riusciamo a vederci mezz’oretta?” Certo che sì!
Viene fuori una mezz’ora di intervista, concreta e diretta, come è lo stile di Cardinali. Soprattutto molto interessante per lo scenario futuro delle imminenti elezioni regionali.
Veniamo subito al sodo, dopo un caffè.
“Ti ho chiamato perché volevo farti sapere, e con te farlo sapere a tutti i lettori del web, che mi sono reso disponibile per la candidatura alle prossime elezioni regionali del 28 e 29 marzo. Ovviamente nelle fila del Partito Democratico.”

Quali sono i motivi della tua candidatura?
“Ritengo che sia importante, se non fondamentale, avere dei veri rappresentati della montagna in Regione.
Delle persone giovani e motivate che, come me, hanno ben presente, per esperienza diretta, le tante situazioni di crisi che ci affliggono, in maniera sistematica. Per poter intervenire, per avere qualche possibilità concreta, dobbiamo avere come riferimento la nostra Regione.
Se non riusciremo ad esprimere dei rappresentati a Bologna, che tengano i rapporti con le realtà locali, fatte di piccoli comuni, di strutture deboli, che necessitano di sostegno effettivo, il futuro della montagna diventerà sempre più incerto”.

I temi che ti stanno più a cuore?
“Principalmente la sanità e i servizi sociali: il nostro ospedale è un piccolo miracolo, difeso fino ad oggi, da tutti, permettimi il termine, con i denti. Anche recentemente, per motivi personali, ho potuto constare la preziosità, la qualità, di una struttura come il “Santa Maria” di Borgotaro: se non ci fosse stato, se fosse stato di dimensioni meno adeguate, non so come io e la mia famiglia ce la saremmo potuta cavare.
Ho, in un certo senso, un specie di debito morale nei confronti di tutte le professionalità che vi operano, di tutti colori che ne usufruiscono. Senza i servizi basilari, senza il sostegno sociale (pensate allo scuolabus!), senza le scuole, la montagna si spopolerà sempre più. Fino ad un punto irreversibile, a cui non dobbiamo arrivare, a nessun costo. E’ per questo che un occhio vigile a Bologna, attento ai bisogni del territorio, è indispensabile.”

E’ una tua idea solo personale, è frutto solo della tua indiscussa passione politica, o questa candidatura è il progetto di una squadra?
“No, è frutto è l’espressione della forza, del progetto politico, di un grande gruppo compatto, che ha voglia di tenere duro per la montagna, per i giovani che devono restare; che vede tante potenzialità inespresse ma che necessitano di un sostegno pubblico.
La nostra zona è una sacca povera in una regione estremamente ricca, piena di eccellenze (pensate alla Barilla, alla Ferrari, alla Ducati, al turismo della Riviera Romagnola), piena di economia vera: bisognerà cercare di riequilibrare un po’ la situazione, partendo da un’impostazione politica che abbia una rappresentatività vera, frutto della scelta di chi si è impegnato e si impegna per la montagna. E questo con i fatti, amministrando con attenzione, correttezza e onestà, come il gruppo a cui appartengo ha dimostrato di saper fare negli anni.
Ci sarebbe da far notare come i cittadini, alle ultime recenti elezioni locali, questa impostazione l’hanno capita e quindi premiata”.

Pensi solo al pubblico, per il rilancio della zona?
“No, assolutamente! Siamo potenzialmente una zona adatta per un turismo moderno, siamo sempre in prima linea nelle nuove tecnologie a favore del territorio, abbiamo la fortuna di poter contare su gente che ha un forte spirito imprenditoriale.
Anche per questi settori, un’azione mirata della Regione, con interventi specifici, senza sprechi, senza perdere di vista il bene di tutti, sarà fondamentale. Le nostre imprese, in ogni comparto, sono troppo piccole, sono schiacciate dalle altre eccellenze regionali: senza una forte rappresentatività politica fanno, e faranno sempre fatica, a farsi sentire.
Pensate solo al problema dei trasporti, dei maggiori costi di produzione, dei costi di riscaldamento, della reperibilità di personale altamente specializzato. Anche, qui con la possibilità di finanziare ricerca e sviluppo, ad esempio in ambito energetico, dove la montagna ha tanto da dire, sono sicuro che si potrebbero fare delle cose egregie. La crisi che ha colpito tutti i mercati, ha colpito duramente anche le realtà della montagna: rischiamo, senza interventi mirati ed efficaci, che i giovani si debbano trasferire in pianura, riproponendo immagini e situazioni di emigrazione che ci hanno già tristemente colpito nel passato.”

Un’ultima domanda: come ti trovi nella discussione generale tra principi laici e religiosi in ambito politico, soprattutto nel PD?
“Io sono un montanaro, in senso orgoglioso e positivo del termine, vado in chiesa, mi confronto sempre, ogni giorno, di fronte ad ogni decisione, con il mio pensiero, formato e rimasto sempre fedele alla religione e ai principi cattolici.
Anche in questo, la montagna ha bisogno di essere rappresentata in senso vero e concreto: in una società che ci porta sempre più distante dalla fede, in una società che si sta laicizzando a tappe forzate, per mille motivi, spesso contingenti e pratici (ci sono meno vocazioni, si chiudono le chiese!), prima ancora che per scelte culturali e ideologiche, la gente dell’Appennino rischia l’isolamento, anche in questo delicato campo. Anche nella difesa della fede, dei valori cattolici, delle strutture che stanno alla base di una socialità positiva, come la nostra.
Non possiamo permetterci di smettere di combattere, di darci per vinti, di far calpestare quei valori che hanno contribuito a tenerci ancora vivi e attivi, in una situazione ambientale oggettivamente poco favorevole. Sono convinto che senza fede, senza i nostri principi religiosi, la montagna sarebbe già morta, da quel dì.” 

                                                                                        Mauro Delgrosso