Tea Party, prima mobilitazione nazionale

confartigianatomaggio
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29/11/2011
h.11.20

Sabato 26 novembre dalle 14.30 il TEA PARTY ITALIA è sceso in piazza per dire a gran voce no a ulteriori tasse.
E’ la prima manifestazione nazionale di tutti i Tea Party italiani contro l’invasione dello stato nella vita dei cittadini, contro un fisco oppressivo.
Il raduno si è tenuto in Piazza San Babila da tutta Italia: normali cittadini, lavoratori autonomi, dipendenti o imprenditori e associazioni che hanno appoggiato la battaglia del Tea Party fin dall’inizio.
E’ intervenuta anche la esponente parmigiana del movimento, Cinzia Camorali, medico odontoiatra, Coordinatrice per l’Emilia Romagna di Tea Party Italia.
La dottoressa Camorali ha seguito il movimento dalla sua nascita, partecipando a numerose tappe in varie città italiane.
Poco più di in anno fa, il 13 novembre 2010, si è tenuto a nella nostra città l’evento Tea Party Parma. L’incontro si era tenuto in Piazza Garibaldi ed aveva riscosso un notevole successo. Alla discussione, moderata da Cinzia Camorali, avevano partecipato avvocati, commercialisti, imprenditori della nostra città ma anche semplici studenti universitari.
“Oggi siamo scesi in piazza” ha detto Cinzia Camorali sabato a Milano “non per demagogia, non per qualunquismo, non per fare gli sterili indignati, come è di gran moda; oggi siamo scesi in piazza perchè arrivano momenti in cui non si può tacere e in cui si deve dare una testimonianza di libertà e di civiltà ad un sistema che troppo spesso non ci rappresenta più.
E’ normale che ci sia un sistema che non garantisca un servizio efficiente a fronte di una tassa pagata?
E’ normale che ci sia un sistema che attraverso una burocrazia sempre più complessa renda ogni giorno più difficile la vita della parte produttiva del paese?
E’ normale che si continui a estorcere denaro a chi lavora attraverso una tassazione eccessiva per finanziare spese improduttive, ne cito una per tutte: gli spropositati costi della politica?
La risposta ovviamente è no. E oggi siamo qui, in tanti, per dirlo forte e chiaro.
Negli ultimi tempi gli organismi nazionali e internazionali ci hanno chiesto di rilanciare il Paese con un risanamento e riforme strutturali, tagli alla spesa, liberalizzazioni, abbattimento degli ordini e dei privilegi acquisiti.
Ma la BCE non ci ha chiesto una patrimoniale per risanare il paese!
Non conosciamo ancora con certezza le decisioni che prenderà l’attuale governo tecnico, ma di certo ci opporremo a prelievi forzosi dal conto corrente degli italiani!
Discorso a parte poi riguarda l’archittettura istituzionale del nostro paese: una costituzione che andrebbe aggiornata ai tempi attuali, un parlamento che dovrebbe avere funzioni differenti nei due rami, un sistema delle autonomie in cui venga garantita veramente la sussidiarietà (intervento dello stato perché l’individuo realizzi la sua libertà) e in cui venga scongiurato il clientelismo.
Al di là di queste osservazioni generali resta un interrogativo.
Cosa possiamo fare noi, semplici ma liberi cittadini, per fare in modo che il nostro paese, in un momento di crisi globale come questo, invece di cadere nel baratro possa ripartire e iniziare una crescita progressiva e finalmente inarrestabile?
La ricetta certo non è semplice.
Da una parte dovremo a mio avviso ritrovare quell’entusiasmo e quella creatività che ci ha sempre contraddistinto nel corso della storia. Non è un caso se il made in italy resta un’eccellenza nonostante i tempi difficili. Settori come l’agroalimentare, la moda e il turismo dovrebbero essere un esempio di come si possa crescere e progredire utilizzando quelle caratteristiche tipicamente italiane che ci hanno fatto conoscere e ci hanno resi famosi nel mondo.
Dall’altra parte dobbiamo insistere come studenti, lavoratori, artigiani, professionisti, imprenditori per una volta coesi in quanto cittadini facenti parte di una società civile nel portare avanti un progetto di libertà che preveda
1) la razionalizzazione della spesa pubblica
2) la riduzione progressiva della pressione fiscale
3) la liberalizzazione del mercato del lavoro. Nel nostro Paese ci sono leggi che tutelano il lavoro, non c’è nessuna necessità di sindacati che si interpongano tra le parti sociali complicando la realizzazione di riforme ormai irrinunciabili se vogliamo veramente una ripresa dell’economia.
4) una riforma pensionistica che premi coloro che hanno lavorato e prodotto di più.
Per portare avanti questo progetto di libertà è necessaria la stesura di un’azione mediatica per far conoscere al grande pubblico le nostre idee. In questo senso dobbiamo fare un ulteriore sforzo per coinvolgere il mondo di internet e dei media.
Qui non si tratta di portare l’acqua al nostro mulino, qui si tratta di fare proposte che siamo veramente alternative e coraggiose.
Rappresentiamo la parte sana del paese e dobbiamo iniziare fin da subito a mettere in pratica tutte le buone idee che sono venute fuori in questo anno e mezzo di dibattiti targati di Tea Party.
Perché noi ci siamo, ci siamo sempre stati e sempre ci saremo in nome dell’Italia e soprattutto di un credo chiamato Libertà”.

Ufficio Stampa Tea Party Parma

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