Television: “Marquee moon”. La luce perpetua di un capolavoro

SMA MODENA
lodi1

New York, 1977.
Gli stimoli non mancano.
Mentre Londra brucia nel primo punk, il seme della violenza oltreoceano produce tensioni sociali forse meno interessanti per i sociologi, ma, a mio personalissimo parere, molto più rilevanti sul piano musicale.

Patti Smith, Talking heads, Blondie, Ramones e, non da meno, Television, sono cinque nomi davanti ai quali solo i Clash del compianto Strummer hanno saputo tenere testa…
I Sex Pistols? Una perfetta “Truffa del Rock’n’roll”, come loro stessi si sono definiti.

Tom Verlaine e i suoi Television durano il brevissimo spazio di due dischi (il secondo, “Adventure”, pur con buoni esiti complessivi, non è altrettanto memorabile), lasciando poi il suo leader orfano in un’evoluzione personale mai altrettanto incisiva. Già perché, sempre personalmente parlando, i Television con “Marquee moon” sfornano quello che è uno dei più grandi album della storia rock

Non temo risatine e mi accingo a spiegare i motivi che mi portano a metterlo nei dieci dischi dell’Olimpo Rock. Innanzitutto, come capita solo ai capolavori, uno stile irrinunciabile e mai replicato con la stessa timbrica, a metà tra garage band per grana sonora e supergruppo, per capacità tecnica, soprattutto di Verlaine… Gli altri Television sono Richard Lloyd (chitarra e cori), Fred Smith (basso), Billy Ficca (batteria). Su tutto la chitarra di Verlaine, la cui estrazione tecnica jazzistica gli permette di padroneggiare l’urgenza del linguaggio rock con soluzioni armoniche geniali ed efficaci. Peraltro Tom suona anche le tastiere: poche ma sempre piazzate con gusto.

“Post-Punk prima del punk” …entriamo in un album che avrà un influenza decisiva per la new wave e tutto l’alt rock a venire.

“See no evil” parte secca, puntando da subito ad una dimensione “live” che permane per tutta la registrazione.
“Venus” si impone per variazioni ritmiche – quasi una rock-beguine – e alternanza quasi classicheggiante di chitarre, pur rimanendo robusta nell’incedere.
“Friction” è una lezione di stile, a cui il post rock deve un tributo esplicito.
Lo stile prevalente è ovviamente quello di Verlaine, dato da una chitarra nervosa ma melodica, che sa cogliere le lezioni dei grandi chitarristi dei primi ’70, azzerando però ogni tentazione nostalgica, puntando ad una rigorosa e dinamica avanguardia sonora. Uno stile sempre un passo oltre, anche nei confronti dell’altrettanto geniale ma meno tecnico David Byrne, che ovviamente ha sviluppato su strade meno chitarristiche e più compositive il suo grande talento, sia coi Talking heads che nella sua successiva scelta solista.

“Marquee moon” nel suo minimalismo meccanico, con aperture caleidoscopiche, annuncia la new wave, a tempo di post-beat: dieci minuti di essenzialità e urgenza espressiva, dosati in modo perfetto.
Si avanza senza cedimenti: “Elevation”, tanto rigorosa nell’esecuzione, quanto melodica nell’impianto, introduce elementi drammatici, che virano verso colori purpurei le intenzioni dei Television.

Su tutto la voce nervosa di Verlaine: piena di quella psicopatia tipicamente newyorkese – quasi un Lou Reed su di un’ottava – eppure mai troppo forzata, è altrettanto importante della chitarra nella cifra espressiva dei Television.
Robert Smith dei Cure, veri Lords of the New wave degli ‘80, sembra aver preso molto dal canto di Verlaine, sebbene gli aggiunga il suo inconfondibile fascino interpretativo. 

Dopo 5 pezzi tirati, ecco la prima avvincente e avvolgente ballata: “Guiding light” potrebbe fare il paio con “Perfect day” o qualcosa del grande Joe Jackson, alle prese con “Night & Day”. In una parola: meravigliosa!
Cambio di canzone e rapido cambio di scena: “Prove it” è un pezzo ironico e suonato stupendamente da tutta la band.
Ottavo e ultimo brano “Torn curtain” che, dopo tanta tensione vitale, lascia spazio ad una visione decadente, da titoli di coda. Una ballad lancinante e sinfonica nella sua essenzialità. Il “sipario strappato” è forse quello dove campeggiava la “marquee moon” (che si potrebbe tradurre come luna da cartellone, qualcosa che evoca i neon di Broadway, per restare nella New York dei Television).

“When the music’s over turn out the light” declamava cantando il poeta del rock, Jim Morrison… Solo una suggestione, ma la poesia in questa chiosa è intensa e tragica. Come nei grandi finali di film (il titolo della canzone è anche e cronologicamente prima quello di un film di Hitchcock).

C’è chi impiega anni prima di sfornare il capolavoro: questi Television, che hanno lasciato a tutti la domanda latente “…e se non si fossero sciolti”, hanno impiegato un solo album, ancora oggi carico di freschezza e di impatto sonoro all’ascolto sia degli esperti che dei regazzini che riescono ad affacciarsi ancora alla Musica.

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Recensioni necessarie #4

Alberto Padovani