
28/03/2012
h.16.50
Si sta consumando in questi giorni l’ultimo atto di una vicenda iniziata nel 2007, quando la proprietà delle Terme di Salso e Tabiano (Comune, Provincia e Regione) decisero di fondere le due aziende termali. A nulla valsero le proteste e le battaglie di chi, come la sottoscritta allora consigliere provinciale, cercava di far comprendere quanto tale azione fosse deleteria per le aziende stesse, e quindi per la collettività. Prevalse invece la presunzione di una classe politica autoreferenziale e per questo negligente. La fusione fu fatta e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Allora a Salso vi era una giunta di centro sinistra guidata dal sindaco Tedeschi. Il programma di disfacimento delle Terme continuò però anche con la successiva giunta di centro destra, guidata dal sindaco Carancini. Qualche mese fa furono messi in cassa integrazione circa 150 lavoratori termali. In quell’occasione il sindaco, il presidente delle Terme e il sindacato dissero che si trattava di misure necessarie per il rilancio delle aziende. Licenziare per salvaguardare: curioso paradosso che si traduce nell’odierna tragedia di un’azienda che sta morendo, e con essa la città.
Il presidio di lavoratori termali, albergatori e commercianti che da alcuni giorni stazionano sotto i portici del comune chiedendo un tavolo di concertazione ai proprietari delle Terme sono la conferma e l’immagine di una comunità stremata. E tuttavia anche di fronte a ciò le istituzioni Comune, Provincia e Regione non hanno ancora risposto.
Quali improrogabili impegni avrà il sindaco Carancini, tanto da non trovare il tempo di ascoltare i suoi concittadini in un’occasione così grave? Dobbiamo pensare che non si faccia vedere per paura di dover rispondere del proprio fallimento? Non è nascondendosi che potrà sfuggire alle responsabilità di cui prima o poi dovrà rendere conto data la determinazione dei dimostranti i quali meritano tutta la nostra solidarietà, che non è certo dell’ultima ora.
Paola Mecarelli
Coordinatrice provinciale di Alleanza per l’Italia
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