Un sindaco diabolicamente rock

SMA MODENA
lombatti_mar24

05/04/2011

Riuscirà l’esorciccio (Ciccio Ingrassia) a liberare il primo cittadino Pasqualino Abate (Lino Banfi) dal demonio? Si prospetta un’epica ed esilarante lotta fra il bene e il male.

L’esorciccio (1975) è un film italiano diretto e interpretato da Ciccio Ingrassia. Parodia del famoso L’esorcista (1973), è il secondo film diretto da Ingrassia dopo Paolo il freddo (a sua volta parodia di Paolo il caldo).
Oltre a questo si evidenziano nel film schegge di humor surreale decisamente anomale per il cinema comico italiano (si veda ad esempio tutta la sequenza del viaggio di Pasqualino Abate e del Dottor Schnautzer alla volta dello studio dell’Esorciccio).
Il film può vantare l’esilarante (anche se un po’ sopra le righe) interpretazione di Lino Banfi, che fa quasi da contraltare alla comica indifferenza di Ciccio Ingrassia. Memorabili alcuni scambi di battute tra i due nei vari resoconti degli avvenimenti diabolici che avvengono nella villa di Banfi. 
Durante degli scavi archeologici in Iran l’Esorciccio scopre un amuleto, che ha il potere di rendere diabolico chiunque ne venga in possesso.
Questo amuleto viene ritrovato dal figlio del Sindaco di un paese in provincia di Roma durante un partita di calcetto tra ragazzi. Come primi segni della possessione il ragazzino abbatte un albero con la palla e, dopo la partita, violenta una contadina trovata nei pressi del campo da gioco. Il giorno successivo la ragazza, accompagnata dalla madre, si reca a casa del Sindaco per chiedere un matrimonio riparatore. Ma Pasqualino non crede alla storia, anzi crede che sia una macchinazione ordita da Turi Randazzo, suo avversario politico, per screditarlo. La notte stessa il ragazzo abusa della domestica e il padre trova nella camera del figlio un sacco di mutande femminili. Davanti a queste evidenze il padre fa visitare il ragazzo dal dott. Schnautzer il quale consiglia di farlo visitare dall’Esorciccio. Una volta giunto a casa del Sindaco l’Esorciccio procede al rituale ma viene aggredito dall’indemoniato ragazzo il quale, durante il tentativo di strangolarlo, perde l’amuleto e “guarisce”.
L’amuleto viene però raccolto dalla figlia del Sindaco, Barbara, promessa in sposa al nipote di Mons. Evaristo, Sisto. La possessione si manifesta durante la cerimonia di fidanzamento, alla quale la ragazza si presenta in abiti provocatori e improvvisando uno spogliarello.
L’Esorciccio viene richiamato e procede a scacciare il maligno con una chiara parodia della celeberrima scena del film originale, nella quale indossa una stola di corone d’aglio, brandisce un mazzo di peperoncini, e asperge la ragazza con il sale mentre il suo assistente Satanetto la asperge con olio e aceto.
Durante una pausa del “rito” il maligno cerca di confondere Satanetto assumendo le sembianze di sua madre, interpretata da Salvatore Baccaro. Visto l’insuccesso dell’esorcismo preliminare l’Esorciccio sfodera dalla tasca il libretto rosso di Mao Zedong invocando il suo intervento: “In nome di Mao ti espello”. Durante l’esorcismo la ragazza perde inavvertitamente l’amuleto e con esso la maledizione.
Questa volta l’amuleto è raccolto dalla madre la quale, il giorno successivo, si sveglia con una lunga barba. L’Esorciccio decide d
i portarla dal barbiere per raderla e per nascondere il fatto fa travestire la signora da Frate Cappuccino. Tuttavia nella bottega è presente anche Turi Randazzo, l’avversario politico del Sindaco. Benché il barbiere tagli la barba questa ricresce ogni volta e la signora, esasperata, inizia a urlare.
L’Esorciccio la nasconde nel retrobottega nel quale la signora perde l’amuleto e con esso la barba. Non dovendo più nascondersi esce dal barbiere, ma Turi, insospettito, entra nel retrobottega e trova il saio che la signora indossava per nascondersi. Ipotizzando una relazione tra la moglie del Sindaco e i Frati, volta a guadagnare consensi elettorali, Turi chiama a testimoniare in piazza il Barbiere ma questi, avendo raccolto l’amuleto, nega l’accaduto facendo arrestare Turi per calunnia.
Ormai senza avversari Pasqualino vince le elezioni e, per ricompensare il barbiere, gli fa dono di una nuova poltrona.
Il barbiere, per ricambiare, dona al sindaco l’amuleto. Durante la cerimonia di insediamento Pasqualino manifesta la sua possessione urinando davanti a tutti e cantando una canzone rock. Nella foga dell’esibizione perde l’amuleto che finisce di mano in mano tra i presenti alla cerimonia finché non viene inghiottito dall’Esorciccio che finisce per trasformarsi in un demone.

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