“Vignali è un bravo sindaco”

27/02/2009

Sindaco, un recente sondaggio del Sole 24 Ore le attribuisce il primo posto in Italia nella classifica dei sindaci più amati nelle intenzioni di voto, con il 75% del consenso. Prendere tutti questi voti da leghista forse non è così facile…
Oggi il cittadino vota soprattutto il sindaco, al di là dall’appartenenza ad uno schieramento politico piuttosto che ad un altro, cioè vota una persona in cui crede, che dice una cosa e poi la fa, che ispira fiducia.
A Verona il sottoscritto ha conquistato una grossa fetta dell’elettorato di sinistra ed oggi, stando ai sondaggi, ne prenderebbe ancora di più.
Ciò può accadere anche in una città dove è presente un elettorato di sinistra consistente perché sensibile ai problemi sociali, ai problemi della povera gente e di chi ha veramente bisogno. Oggi chi difende la nostra gente in difficoltà economica e che ha bisogno di essere aiutata è la Lega Nord.
Trovo quindi decisamente naturale che gli elettori, anche quelli di sinistra, votino tranquillamente la Lega. Consideri, inoltre, che se oggi uno di sinistra va dal dirigente comunista, si trova di fronte ad una persona che va dietro al clandestino, ad Hamas, al carcerato… c’è una grossa parte della dirigenza di sinistra che ha perso di vista il proprio elettorato. Quindi, giustamente, quel tipo di elettorato si sposta verso la Lega.

Mentre nella classifica prima citata del Sole 24 Ore lei è 1° posto ed il sindaco di Pietro Vignali al 13° posto con il 62% nelle intenzioni di voto, un sondaggio di Renato Mannheimer attribuisce a Vignali l’82% di giudizi positivi… a lei il 79%. Le brucia stare dietro a Vignali?
Vignali è un amico, e questo sondaggio è per me uno stimolo a fare meglio perché dimostra che si può fare meglio.

Che giudizio dà sul sindaco Vignali?
Come amministra un sindaco lo si misura dal gradimento dei cittadini.
Se i cittadini di Parma sono soddisfatti di Vignali vuol dire che è bravo. Al di là di tutte le statistiche e dei parametri, l’unico criterio per valutare un sindaco è il consenso dei cittadini. Se sei bravo i cittadini ti danno il loro consenso e lo mantengono, se non sei bravo ti mandano a casa, come è giusto che sia.

Lei è uno dei firmatari della Carta della Sicurezza di Parma: che risultati ha prodotto questa Carta e quali produrrà?
Sta dando effetto, perché il ministro Maroni ascolta i sindaci.
La Carta è uno strumento di dialogo con il quale i sindaci vanno dal ministro e gli dicono: “Noi abbiamo ancora questi problemi sul territorio”, il ministro li affronta e ci propone delle soluzioni; c’è una limatura, se del caso, e poi le misure vengono tradotte in un provvedimento di legge.
E’ un meccanismo di confronto continuo che ha già dato dei risultati e ne darà ancora.

Cosa significa garantire sicurezza ai cittadini?
Vuol dire innanzitutto che il sindaco si impegna in prima persona. Io ho tenuto la delega alla Polizia Municipale, alla sicurezza e all’immigrazione: avevo dato garanzie precise ai miei concittadini e le ho mantenute.
Ad esempio, negli investimenti, da quando il sottoscritto è sindaco, il Comune di Verona ha assunto trenta agenti di Polizia Municipale in più, ha investito sulle telecamere, ha firmato il patto sulla sicurezza, ha messo 400mila euro a disposizione per la Prefettura ottenendo in cambio dallo Stato fra Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza circa 70 agenti sulla città di Verona; abbiamo chiesto e ottenuto dal Ministro Maroni 75 militari per pattugliare le strade; abbiamo messo le telecamere sugli autobus…abbiamo speso, sicuramente molto sulla sicurezza, ma avevamo garantito principalmente questo ai cittadini veronesi.
Pensi che se oggi uno va a Verona in stazione, che generalmente in qualsiasi città medio-grande è la zona simbolo di certe problematiche, anche in orari serali, esce tranquillamente perché è un posto sicuro.
Hanno influito le sue politiche sulla sicurezza per il podio odierno della classifica del Sole24Ore che lo ha battezzato il sindaco più amato dagli italiani?
Credo che sicuramente abbiano influito anche le politiche sulla sicurezza.

Proprio in questi giorni, dopo la sua nuova ordinanza sulla prostituzione, le prostitute veronesi hanno minacciato di manifestare sotto casa sua. Sono poi venute?
Possono venire sotto casa mia finchè vogliono… a parte il fatto io in casa non ci sono mai… è giusto che loro vadano avanti facendo ciò che reputano più opportuno. Noi andremo avanti con una nuova ordinanza sostanzialmente identica a quella precedente che prevederà ancora la multa di 450 euro per i clienti che contrattano le prestazioni con le prostitute di strada.
Faremo un’ordinanza anche contro chi esercita la prostituzione in appartamento – in questo caso a carico delle prostitute – nel momento in cui esse creano disturbo, non genericamente. Se poi ci sarà un TAR come quello Veneto che pensa di agire contro l’interesse dei cittadini veronesi, noi faremo un’altra ordinanza e alla fine vinceremo noi.
A Verona può aver voce in capitolo il Tar, ma per fortuna comanda il Sindaco.
Qual è lo spirito che anima le “sue” ordinanze?
Quella sulla prostituzione di strada, che è stata copiata poi anche da altri sindaci di altre città italiane, credo sia stata una soluzione molto pratica a dei problemi concreti.

Lei è cattolico?
Certamente sì! Però queste battaglie non le faccio per una questione “cattolica”, ideologica o “bacchettona”. Se nella mia città ho un problema, lo risolvo.
Se una prostituta fa il meretricio in un appartamento e non crea disturbo agli altri condomini per me non è un problema. Il problema si crea quando lei disturba gli altri condomini.

I Rom sono un problema per una città?
Basta chiederlo alla popolazione romena che a Verona ha una comunità di 7.500 persone con un rapporto splendido con l’Amministrazione. Siccome loro in Romania ne hanno avuti tanti e sanno cosa sono perché ne hanno avuto a che fare per secoli, sono i primi a spiegarti che i Rom sono quasi totalmente persone che non si vogliono integrare, che rifiutano l’integrazione e le regole, che quando gli offri un posto di lavoro lo rifiutano dicendo che hanno un’attività diversa…
E allora, finchè uno costringe i figli a rubare, li picchia per mandarli a rubare, e questi saranno condannati a fare quel tipo di vita lì, allora, se uno non si vuole integrare e non rispetta le regole, se ne torna a casa sua.

lombatti_mar24