Violenza contro le donne: è la prima causa di morte

“La violenza contro le donne è una delle più vergognose violazioni dei diritti umani”
(Kofi Annan)

Raccolgo l’invito dell’Associazione Donne Giuriste Italiane, Sezione di Parma, per dedicare questa breve riflessione alla memoria di una Collega del Foro di Perugia, Raffaella Presta, che oggi non è più con noi, strappata alla sua vita, alla sua famiglia, ai suoi affetti più cari, dalla violenza folle e cieca di un marito che l’ha barbaramente uccisa proprio nella giornata mondiale dedicata all’eliminazione della violenza sulle donne.

Il caso di Raffaella non è però l’unico.

Si pensi che la violenza domestica è la prima causa di morte nel mondo, più delle malattie e degli incidenti stradali, per le donne di età compresa fra i 16 e 1 44 anni, mentre nel nostro Paese, nel periodo 2012-2014, sono state uccise, in ambito famigliare, oltre 453 donne.

I dati sono veramente impressionanti, però, anche al di fuori delle ipotesi del cd. femminicidio: in Italia, infatti, come riportato dall’Istat, quasi 6 milioni 788 mila donne hanno subito nel corso della loro vita una qualisiasi forma di violenza fisica o sessuale.

Per fortuna, però, l’Istat rileva anche un dato positivo, vale a dire una rilevante dimunizione rispetto  al quinquennio precedente delle ipotesi di violenza di genere.

Questo non significa, però, che il nostro Paese abbia completamente sradicato tale problema, tant’è che nel giugno di quest’anno l’Onu ha richiamato l’Italia per non aver fatto abbastanza dal punto di vista della prevenzione e dell’eliminazione delle diseguaglianze sussistenti soprattutto nel mercato del lavoro.

Come può, allora, il nostro Paese cercare di eliminare o quanto meno di ridurre notevolmente quello che l’Onu ha definito come “un crimine di Stato e una forma di violazione dei diritti umani”?

Molto, a livello legislativo, è stato fatto con l’introduzione della legge n. 119/2013 che, fra l’altro, ha inasprito le pene quando il reato di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e di atti persecutori (cd. stalking)  è consumato ai danni del coniuge, anche divorziato o separato, o del partner, e riconosciuto al Pubblico Ministero la possibilità di richiedere al Giudice l’emanazione di un provvedimento inibitorio urgente che vieti all’indiziato la presenza nella casa familiare e di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa.

Molta strada deve, invece, ancora essere percorsa per prevenire la violenza di genere.

In particolare è necessario che il nostro Paese si faccia carico, attraverso investimenti di lungo periodo, di interventi volti a potenziare l’educazione di genere nelle scuole, ad eliminare dai media le immagini offensive e sessiste ed, infine, a promuovere l’uguaglianza di genere nel mercato del lavoro riequilibrando il potere contrattuale dei partner all’interno della coppia.

Per concludere, vorrei ricordare, che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 25 novembre “Giornata internazionale contro la violenza alle donne”, in quanto è in quella data che, nel 1960, vennero uccise, nella Repubblica Dominicana,  le tre sorelle Mirabal, assassinate perchè si opposero ad una delle tirannie più spiegate dell’America Latina, quella del dittatore Rafael Leònidas Trujillo.

Partendo proprio dall’impegno e dal coraggio di queste tre sorelle e di tutte quelle donne  che sono morte per difendere i loro diritti fondamentali, non posso che auspicare che ognuno di noi trovi un incentivo per assumere concretamente ogni  più oppurtunra inziativa per rendere il nostro contesto sociale il quanto più possibile immune da ogni forma di violenza oggi non più tollerabile.

Avv. Barbara Ponzi

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