TeoDaily – Reportage dalla Terra Santa. Il Sinodo 2023 in corso in queste settimane verrà ricordato come il “Sinodo delle donne”.
Tra i 464 partecipanti ci sono 85 donne, di cui 54 con diritto di voto. Due di loro, la messicana suor María de los Dolores Palencia Gómez e la giapponese suor Momoko Nishimura, sono tra i nove presidenti delegati, coloro cioè che possono guidare l’Assemblea in assenza del Papa.
Un bel passo in avanti rispetto a secoli e secoli in cui la donna è stata espulsa non tanto dai vertici della Chiesa o dalla possibilità di somministrare i sacramenti, ma dalla stessa predicazione della Parola di Dio.
Nel Sinodo del 2018 a nessuna suora fu concessa la possibilità di votare. Partì una petizione per chiedere che “le donne, superiori religiose, lavorino e votino, allo stesso modo”, promossa da alcune organizzazioni impegnate per la parità nella Chiesa, che raccolse migliaia di adesioni. Si arriva al febbraio 2021 con la nomina di suor Nathalie Becquart a sottosegretaria al Sinodo, carica che le consentì di essere la prima a esercitare un diritto fino ad allora prerogativa esclusiva maschile. Nel 2021 Papa Francesco stabilì che d’ora in poi i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato saranno aperti anche alle donne. In altre parole, le donne potranno “servire” la messa.
Ancora nessun sacerdozio femminile, però. Per ora.
Teologia, religione, spiritualità
E pensare che, nonostante il maschilismo dell’epoca, nei vangeli canonici ed apocrifi le donne emergono come più devote, più fedeli, più coraggiose degli uomini.
Non per nulla le figure più sante della cristianità sono due donne: sicuramente Maria Vergine, probabilmente Maria Maddalena. La prima, al di là di essere stata la madre di Dio, è stata l’unica, alla sua morte, ad assurgere in corpo in cielo; la seconda, la discepola preferita di Gesù, fu colei che per prima vide il Risorto e colei a cui il Risorto affidò la missione apostolica della Chiesa.
Durante la passione di Gesù e sotto la croce, quando tutti gli apostoli maschi si erano nascosti o lo stavano rinnegando, c’erano solo donne (“Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala”, Giovanni 19,25-27).
La tradizione racconta che lungo la via Crucis apparve un’altra donna, una giovane pia di Gerusalemme che, spinta dalla compassione, sfidò la folla e i soldati asciugando il volto insanguinato di Cristo mentre saliva sul Golgota, raccogliendo sul suo velo l’immagine del “Santo Volto”.
In realtà questo episodio non è menzionato nei Vangeli.
A parlarcene è un testo apocrifo, gli “Atti di Pilato”. Il nome Veronica deriva dal greco Beronìke, in latino Berenice, cioè Veronica. Un nome, Veronica per l’appunto, che per assonanza venne poi associato al significato di “vera icona”, con riferimento nella fantasia popolare al volto di Cristo impresso sul telo di lino.
Veronica non è entrata nel canone, ma a lei è dedicata la Sesta Stazione della via Crucis a Gerusalemme (leggi Stazione V di Simone di Cirene).
Mi sono fermato per scattare qualche foto.
A pensare alle donne della cristianità.
Porgendo il sudario Veronica compie un gesto di pietà e di tenerezza tipicamente femminili.
E’ il simbolo delle donne coraggiose che vanno dove tutti scappano, è colei che vede nel volto umano di Gesù, sfigurato dalle ferite, il Volto di Dio.
Veronica, venerata come santa dalla Chiesa cattolica, ci chiama ad asciugare le lacrime delle persone che soffrono che incontriamo nella nostra vita.
E’ la Chiesa femminile dimenticata da millenni che Papa Francesco sta iniziando a collocare nel posto che le compete.
Andrea Marsiletti