† Il Conclave è l’unico momento democratico di una Chiesa non democratica (come è giusto che sia) (di Andrea Marsiletti)

SMA MODENA
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TEODAILY – Tra qualche giorno inizierà il Conclave che sceglierà il nuovo Papa.

In queste settimane sui giornali è un moltiplicarsi di previsioni e di toto-nomine, di richiami alla legge elettorale dei due terzi, ai quorum e al diritto di veto, di elenchi di elettorati attivo e passivo, di cardinali influencer ed esclusi.

I media forniscono una rappresentazione tutta mondana del Conclave, usando logiche e terminologie prese in prestito dalla politica quali “riformisti“, “conservatori“, “centristi“, costruendo coalizioni geografiche oppure pro o contro i bergogliani, a loro volta declinati in varie correnti. 

Chi sta con chi, quindi?

Se si parla di contenuti saltano sempre fuori i gay. In tempi di crollo verticale della sua missione, l’accanimento contro i gay mi pare davvero l’ultimo dei problemi della Chiesa, così come l’insensata esclusione delle donne dal “corpo mistico della Chiesa”.

Fa specie notare sui giornali e sui social tutto questo interesse per il Conclave, quando per 13 anni nessuno si è mai preso la briga di ascoltare una predica o un appello di Papa Francesco, che qualunque cosa dicesse entrava e usciva dalle orecchie dei potenti della terra, e anche dalla grande maggioranza della massa cattolica.

Il Conclave è l’unico momento democratico della Chiesa.

La Chiesa non è una democrazia. Non può essere una democrazia.

Non lo dico io, l’ha detto Papa Ratzinger.

E ha ragione.

La cosiddetta “sinodalità”, oggi tanto di moda, presupporrebbe al contrario un maggiore coinvolgimento nelle decisioni da parte delle gerarchie nella Curia romana e degli attivisti nelle parrocchie. Questi ultimi, stanchi di una Chiesa calata dall’alto e non adeguata ai tempi, talvolta vorrebbero fare loro la Chiesa. In Germania qualcuno ha teorizzato che la stessa liturgia dovrebbe sorgere sul posto adattandosi al contesto locale per opera della stessa Comunità a cui è destinata, in una sorta di autogestione.

Ma chi ha il diritto di prendere le decisioni?

In politica decide la maggioranza e la minoranza deve adeguarsi. Quindi le decisioni posso essere abrogate da una nuova maggioranza e rimodellate sulle base delle competenze, capacità, visioni personali.

La Chiesa che decide a maggioranza limita il suo orizzonte al fattibile e diventa il frutto delle proprie azioni e opinioni del momento. La Chiesa si ritira nell’empirico, nello sperimentabile dai suoi attivisti o dai suoi teologi di riferimento, restringe il suo ambito alle cose decise da sè e dai suoi ragionamenti e perde il mistero, ovvero ciò che non è nella nostra disponibilità, ciò che è più grande di noi.

La Chiesa democratica diventa umana, mentre dovrebbe essere divina.

Con le opinioni che si sostituiscono alla Fede.

Ma solamente l’illimitato è adeguato al nostro desiderio. Solo la Fede lacera le barriere del finito, sconfina nell’infinito, apre l’orizzonte dell’eterno.

Oso dire anche la mistica, che a mio giudizio è la vera e unica rivoluzione possibile.



La democrazia implica pluralismo e possibilità di cambiare idee e leader. La Fede, invece, parte da una verità rivelata e da un’autorità spirituale.

Il cattolicesimo è una teocrazia, la più radicale delle teocrazie, dove un uomo è eletto vicario di Cristo.

Va da sè, quindi, che questo Conclave sia importantissimo, più di tutti i precedenti della storia, perchè mai la Chiesa, soprattutto in Occidente, ha vissuto tempi così difficili in cui il cristianesimo sta evaporando.

C’è davvero da sperare che sia lo Spirito Santo a ispirare le scelte cardinali, perchè se la realtà cardinalizia fosse quella dei politicanti in campagna elettorale inscenata dai giornali ci sarebbe poco da “stare sereni”, per usare l’espressione di uno che di tattica se ne intende e se mai entrasse in Conclave li metterebbe tutti nel sacco.

Andrea Marsiletti