
Martedì 29 ottobre 1929 segnò il picco della crisi finanziaria per la borsa statunitense di Wall Street. Quel giorno, conosciuto anche come il Martedì Nero, il miliardario e co-fondatore della General Motors William C. Durant insieme a membri della famiglia Rockerfeller iniziò a comprare grandi quantità di azioni.
Si trattava di un’iniziativa per dare prova al pubblico americano della fiducia che i grandi magnati dell’imprenditoria statunitense avevano nella solidità del mercato azionario, ma la loro azione dimostrativa non riuscì a far rinascere l’ottimismo nell’opinione pubblica e a fermare il declino dei prezzi azionari.
Il collasso del sistema finanziario fu evidenziato dal panico di liberarsi delle azioni che portò a mettere in vendita in un solo giorno 16 milioni di titoli, la maggioranza dei quali senza un valore nominale di mercato. S trattò della peggiore crisi finanziaria della storia americana e le perdite ammontarono a miliardi di dollari.
Il crollo fu causato anche da un periodo di speculazione indiscriminata, che aveva portato alla proliferazione del debito e all’esposizione a grossi prestiti bancari che non furono rimborsati. All’indomani del Martedì Nero l’industria si trovò ad affrontare la Grande Depressione, e per l’America si apriva un decennio fatto di disoccupazione dilagante, file per il pane e scioperi inneggianti alla rivoluzione sociale.
Alessandro Guardamagna