Aldo Braibanti… per non dimenticare

Onori e meriti ai ragazzi del comitato promotore Aricigay di Parma che alcuni anni fa nell’intento di fondare una sezione locale della più vasta e diffusa associazione LGBT presente in Italia, pensarono di intitolarla ad Aldo Braibanti, sceneggiatore drammaturgo scrittore e poeta troppo presto dimenticato.

Infatti, se pure e’ scomparso il 6 aprile di 5 anni difficilmente si sente parlare di un intellettuale come lui, a 360 gradi, che nella sua vita ha dato il meglio in vari ambiti e in diverse sfaccettature . Braibanti e’ un personaggio dei nostri tempi e delle nostre terre, la sua vita, la sua storia e i suoi pensieri fanno di lui un uomo di cultura sempre attuale e profondamente legato al nostro territorio. Oltre ad essere un intellettuale a tutto tondo e’ stato anche un partigiano antifascista che ha iniziato e concluso la sua vita nelle nostre terre dopo aver vissuto e prodotto artisticamente in varie parti d’Italia.

Tanti sono stati i settori in cui ha riversato e manifestato il suo genio, dalle pubblicazioni agli scritti vari, dalle traduzioni ai racconti e alle poesie. Braibanti si è cimentato anche nel campo radiofonico, televisivo e cinematografico curando la sceneggiatura e la regia di diverse opere. Certamente di lui si ricorda principalmente l’opera teatrale ” Virulentia”, tante volte rappresentata, e alla fine trasposta in versione cinematografica da Alberto Grifi.

Purtroppo, molti ultra sessantenni ricorderanno Braibanti per il travaglio, le discriminazioni e le ingiustizie che ha subito nel corso della sua vita, quando nel 1962 dopo essersi trasferito a Roma chiede all’amico Giovanni Sanfratello più giovane di lui di 17 anni di raggiungerlo e di collaborare nella realizzazione delle sue opere.

Da subito questo avvicinamento tra i due uomini viene vissuto dai famigliari del giovane come un insulto ai valori della loro famiglia che era conservatrice e ultra tradizionalista. Braibanti viene accusato di plagio a seguito di una denuncia presentata da parte del padre del giovane Sanfratello.

Il ragazzo verrà rapito da quattro uomini e trasferito da Roma al nord presso cliniche private per malattie nervose e manicomi dove subirà un gran numero di elettroshock e di crudelissime applicazioni insuliniche.
Ma se le difficoltà del giovane si riducono con le dimissioni, dopo 15 mesi, dalla reclusione forzata, la tragedia che attraverserà e segnerà Braibanti ha appena inizio. Infatti nei suoi confronti inizia un processo durato 4 anni al termine del quale fu condannato a 6 anni di carcere perché era considerato il ” mostro” , ossia il professore omosessuale che aveva traviato un ragazzo molto più giovane di lui. Braibanti fu scelto come ” capro espiatorio” perché a quell’epoca chiunque avesse rapporti sessuali non conformi era considerato un degenerato ed era indifendibile agli occhi della pubblica opinione.

La condanna dello scrittore ebbe una grande eco sulla stampa nazionale e ancor più su quella internazionale che considerava l’Italia fin troppo retrograda e perbenista. Tanti furono gli uomini di cultura e i politici che si mobilitarono in favore di Braibanti, tra i quali Eco, Moravia , Pasolini, Bellocchio e Marco Pannella il quale rimediò anche una denuncia per calunnia. Braibanti negli anni della sua prigionia fu sempre attivo come intellettuale, continuando in carcere a scrivere e a produrre poesie e scritti vari.

Un altro suo grande sostenitore ed amico fu Carmelo Bene che con la sua veemenza e il suo talento evidenziava l’infondatezza dell’accusa di plagio. In effetti Braibanti voleva solo essere un uomo libero e un artista oltre le convenzioni, ma fu vittima di un processo barbaro e infondato, un processo che se apparentemente giudicava l’accusa di plagio, in effetti era un processo all’omosessualità intesa come atteggiamento scandaloso che portava disordine e corruzione morale nell’Italia degli anni 60.

Solo alla fine dei suoi anni, la vita, la storia e la società gli hanno reso giustizia rivalutando il suo percorso e le sue opere; ma, l’esempio di Braibanti resta in parte attuale perché ai giorni nostri gli omosessuali sono ancora discriminati. Pertanto e’ in suo nome che il comitato promotore dell’Arcigay cittadina guidata da Chiara Calestani prosegue l’impegno politico e sociale spingendo per una legislazione contro l’omobitransfobia e per il varo di una legge che permette l’adozione anche per le coppie omosessuali.

Su questi presupposti e con questo sprone i giovani aderenti al comitato promotore hanno un motivo in più per proseguire nel loro impegno e ricordare a tutti il nome e la storia di un grande intellettuale ingiustamente accusato e di una straordinaria persona troppo presto dimenticata.

Elvis Ronzoni

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