9 agosto 378: i visigoti sconfiggono l’Impero d’Oriente

SMA MODENA
lombatti_mar24

In quella che si rivelò una delle battaglie più decisive della storia, un esercito romano al comando dell’imperatore d’Oriente Valente fu sconfitto dai Visigoti nella battaglia di Adrianopoli, nell’attuale Turchia. Due terzi delle truppe imperiali caddero nello scontro.

Incoronato nel 264, l’imperatore Valente aveva avviato la guerra contro i Visigoti nel 364 e nel 369 e li aveva ripetutamente sconfitti. Nel 376 i Goti, sotto la minaccia esercitata dagli Unni, chiesero e ottennero dall’imperatore il permesso di oltrepassare il Danubio. Valente, seppur perplesso, sembra aver accettato la richiesta poiché attirato dalla prospettiva di ottenere nuova manodopera per coltivare le terre incolte e potenziali nuove reclute per le legioni ausiliarie dell’esercito romano. Ai nuovi venuti furono poste delle condizioni quali la conversione al cristianesimo, il disarmo dei guerrieri e la consegna di ostaggi, in cambio di terre da coltivare e sussidi imperiali.

Le operazioni di entrata dei Goti si svolsero tuttavia in un clima di confusione, nel quale non fu neppure effettuato un conteggio esatto dei barbari, il cui numero le autorità imperiali probabilmente avevano sottostimato. A questo si aggiunse l’incapacità di organizzare sistematicamente il disarmo dei guerrieri, e la corruzione di numerosi funzionari imperiali che, ad insaputa di Valente, rivendevano i viveri destinati ai Goti, riducendoli in condizioni di bisogno e miseria. Il popolo di Fritigerno, sottoposto a continue misure restrittive ed angherie, finì col ribellarsi. Nel 378 Valente si mise in marcia contro Fritigerno, e a pochi chilometri da Adrianopoli, l’attuale Edirne, 40.000 truppe imperiali vennero in contatto con i barbari, 50.000 uomini attestati a difesa di un enorme cerchio di carri.

Poiché la gran parte della cavalleria dei Goti, forte di altri 50.000 effettivi, era assente – stava raccogliendo foraggio nel territorio circostante – Valente decise di non attendere i rinforzi di cavalleria romana guidati dall’imperatore romano d’Occidente Graziano, ed il 9 Agosto ordinò in tutta fretta di attaccare. I Romani inizialmente riuscirono a far arretrare Il nemico, ma poi i contingenti di cavalleria dei Goti improvvisamente ritornarono, e si riversarono contro il fianco sinistro dell’esercito romano che era rimasto scoperto.

I legionari, schierati in ordine compatto e con scarsa possibilità per riuscire a manovrare, alla lunga non resistettero all’urto della cavalleria avversaria e il loro schieramento iniziò a cedere e definitivamente si sfaldò quando interi reparti si diedero alla fuga. Sulla massa di fanti in rotta si lanciarono i cavalieri goti che ne fecero strage. Si calcola che dai 20.000 ai 30.000 uomini dell’esercito imperiale caddero, tra cui lo stesso imperatore.

La vittoria dei Goti ad Adrianopoli lasciò improvvisamente l’Impero d’Oriente quasi privo di difese, cosa di cui approfittarono i barbari che dilagarono nei territori circostanti compiendo ogni genere di razzie. A Valente succederà Teodosio il Grande, che lottò strenuamente per respingere le orde barbariche. Adrianopoli innescò un circolo vizioso per il quale le forze militari romane, ormai indebolite oltre misura, iniziarono a fare assegnamento in modo sempre crescente sull’apporto di soldati di origine barbarica, al punto che l’esercito finì con l’essere costituito prevalentemente da mercenari e truppe barbare romanizzate. Lo scontro, nel contesto della storia militare, segnò l’inizio della supremazia della fanteria pesante sul campo di battaglia, destinato a durare fino al basso medioevo e all’avvento della polvere da sparo.

Alessandro Guardamagna