
___
Shadow 2.0
Finalità del Progetto
Elenco dei membri del Governo Ombra
___
24/02/2009
Il presente intervento è a titolo personale e i suoi contenuti non impegnano in nessun modo il Governo Ombra del Comune e della Provincia di Parma Shadow 2.0.
Nei giorni scorsi, e più precisamente il 06 febbraio, è apparso su ParmaDaily ed Alice un articolo a firma di Alberto Padovani (clicca qui per rileggerlo), anch’egli esponente del Governo Ombra Shadow 2.0, che, come si ricorderà, criticava aspramente l’intervento del Governo che con un D.L. intendeva ripristinare la somministrazione del nutrimento ad Eluana Englaro. In tale articolo Alberto Padovani evocava spettri di fascismo, di dittatura più o meno strisciante e l’immancabile attacco alla Chiesa.
Confesso che avrei voluto rispondere immediatamente, ma poi ho preferito aspettare, riflettere su quanto stava accadendo, esaminare la mia coscienza e non voler scendere nella sterile polemica che a nulla serve: ritengo che una approfondita riflessione su quanto in realtà è accaduto sia molto meglio, se vogliamo dare un contributo reale alla crescita di noi tutti, perché qui nessuno si può mettere sul piedistallo.
Credo seriamente che vi sia necessità di uno sforzo di umiltà da parte di tutti, di sforzarci di ascoltare le ragioni di tutti che nulla a che vedere con il non difendere le proprie convinzioni, piuttosto necessita lo sforzo di argomentare senza ricorrere a slogan.
Ammetto che sono rimasto costernato dalla incapacità della politica di prendere una decisione, di schierarsi apertamente, di affrontare il problema con serietà ma limitandosi, da un lato ad un silenzio assordante, richiamando semplicemente l’attenzione sul fatto che vi erano delle sentenze e che queste andavano rispettate, e dall’altra aspettando l’ultimo istante, quando oramai era pressoché chiaro che la corsa contro il tempo sarebbe fallita, quando era chiaro l’obbiettivo. Ah, quanti Ponzio Pilato che per opportunismi vari o per incapacità si sono defilati dalla decisione.
Nessuno però aveva il coraggio di ricordare che in quella stanza vi era una persona con un nome ed un cognome, unica come uniche sono tutte le persone, che stava morendo di fame e di sete mentre noi tutti stavamo a questionare su formalismi, su opportunità!!
Una domanda però credo ce la si debba porre: cosa significa solidarietà? Non è forse accorrere in aiuto di chi soffre, di chi è in difficoltà, di chi è più debole? Sinceramente non credo che il problema della sofferenza di una persona possa essere risolto semplicemente fornendogli una pistola carica e, richiamando il “sacrosanto diritto all’auto determinazione”, ci siamo messi a posto la coscienza! In fondo non siamo noi ad eliminarti ma è una tua scelta, noi ti diamo solo la pistola! E come è mai possibile allora poi fare le battaglie per la solidarietà, per la difesa dei più deboli se non siamo capaci di stare loro vicino nei momenti più drammatici dell’esistenza umana? Ed in nome del libero arbitrio e del diritto di autodeterminazione dell’individuo non uccidiamo tutti i giorni degli innocenti con l’aborto?
Confesso che quando ho sentito per la prima volta il battito del cuore di mia figlia ho avuto una emozione che non credo potrò mai dimenticarlo, eppure era lunga solo 13mm, ma quel cuore gridava la sua vita e non c’è stato mai un istante che Lei potesse essere qualcuno o qualcosa d’altro!! Non c’è stato mai un primo ed un dopo, era ed è sempre Lei, in un naturale processo di crescita. Siamo forse qualcosa di diverso quando abbiamo 10 anni da quando ne abbiamo 20, o 30 o 80 di anni?
A giudicare da certe tesi sì!, se quando siamo vecchi, o malati o deboli ci è legittimato eliminarci! Ma questa tesi non porta con se, in modo più o meno implicito, l’idea che le persone hanno valore per quanto riescono a produrre, a consumare ad essere efficienti piuttosto che un valore in se? Lasciar morire di fame di sete non è forse la vittoria del forte su debole? Perché una persona sofferente non è debole solo fisicamente ma anche psicologicamente!
D’altra parte, in nome del principio di autodeterminazione, quotidianamente noi lasciamo morire di fame, di sete, di malattia migliaia di persone, è il nostro benessere che ne va di mezzo, quel benessere che ci “siamo costruito”!
Ma ancora un altro aspetto vorrei che ci chiedessimo noi tutti: in tutta questa frenesia di libertà assoluta i doveri dove sono? Non è forse vero che dove ci sono diritti ci devono essere anche i doveri? Ed allora assieme al principio di libertà personale, ed in nome proprio della libertà di chi mi sta vicino, non devo mettere anche il dovere di rispettare l’altro, di aiutarlo?
Se la mia libertà personale non è limitata dal dovere, allora il più forte farà quello che vorrà sino a che, ovviamente, non troverà qualcuno più forte di lui, ma in entrambi i casi tutti si richiameranno al principio di libertà! Temo che l’unica via per evitare una società dove i deboli finiscano in una botte rivestita di lame di spartana memoria sia di ricordarci sempre che assieme ai nostri legittimi diritti ci sono altrettanto legittimi doveri, ricordarci che una società non si realizza con la semplice occupazione di uno spazio comune da parte di persone, ma una società si fonda sulla capacità di realizzare legami tra le persone, compartecipazione, solidarietà, di sentire che il problema di uno è anche il nostro!
Sinceramente non mi sento pronto alla dittatura nè mi sento accecato anche se sono convito che la soluzione sia stare vicino a chi soffre e non dargli semplicemente la possibilità di eliminarsi mentre io sto a guardare.
Edoardo Poletì
Commenta l’intervento su Alice, clicca qui!