La Resistenza

La Resistenza

Io sono Pablo, un partigiano
e sono fiero di essere italiano
perché tanto abbiamo combattuto per la libertà
con enorme slancio e con molta eroicità.
Porto ancora nel cuore gli anni della Resistenza
densi di impegno dallo Stirone all’Enza,
quando realizzammo una rete clandestina
che nel fianco dell’oppressore era una spina;
furono messi in campo tanti sforzi
e spesso chiedevamo aiuti e rinforzi,
tra le cime e le colline tanti sacrifici
nella speranza di donare agli italiani benefici.
Tra di noi c’era più di un’idealista
e costituimmo un bel comitato di azione antifascista
nel quale c’erano cattolici e socialisti,
gente del popolo e tanti comunisti.
Allontanammo indecisi, perditempo e manigoldi
perché avevamo bisogno di viveri, munizioni e soldi;
il coraggio fu la nostra più potente e decisiva arma
così nel settembre del ’43 ci riunimmo a Parma,
nello studio Micheli nacque il comitato di liberazione nazionale
al quale demmo un’organizzazione rigida e verticale.
Sui monti si costituirono tante bande partigiane
ben nascoste tra le vette e le valli emiliane,
ci attendevano giornate fredde d’inverno
e sentivamo sempre più la mancanza dell’affetto materno.
Da molti venivamo chiamati i ” ribelli”
ed eravamo organizzati in squadre e drappelli,
ogni tanto preparavamo un colpo di mano
per riconquistare un lembo di territorio padano.
Sferravamo piccoli ma mirati attentati
e per tale causa molti fratelli si sono sacrificati;
forte e coraggioso l’impegno di più di una donna
che non utilizzava il tempo solo a pregare la Madonna,
ma che con altre svolgeva l’opera delle “staffette”
correndo dai monti fino ai paesi e alle città con le biciclette.
Quanti miei compagni furono deportati
e tanti anche atrocemente assassinati
nel tentativo di fronteggiare i rastrellamenti dei fascisti e dei tedeschi
che nelle strade e nei borghi indagavano con modi polizieschi .
Quanto ci feriva l’indifferenza da parte della popolazione
non so se per vigliaccheria o per un errata opinione,
certo non dimentico dei giovani la spontanea collaborazione
che come molti volevano una grande e libera nazione;
mentre noi combattevamo spesso senza armi
le nostre città erano avvertite dei bombardamenti con gli allarmi,
ma il luogo di scontro era l’appennino
che per i nemici fascisti era sempre nel mirino
e si combatteva spesso sul crinale
perché la nostra terra era una zona cruciale .
Ogni tanto attaccavamo con delle imboscate
grazie al coordinamento di tutte le brigate
ed io che per molti ero il Comandante
guardavo tutti con energia entusiasmante.
Io purtroppo a casa non feci ritorno
ma morii prima di vedere il gran giorno
e se pur fui testimone di errori e di insuccessi
sono riuscito a vedere per i miei ideali molti progressi.
Con il passare del tempo la rete meglio si organizzava
e l’esercito nemico lentamente si ritirava,
erano in migliaia sui monti i combattenti
e ad ogni passo falso dell’invasore… erano attenti;
in tutta la pianura la situazione era caotica
e si attendeva che gli alleati sfondassero la linea gotica,
poi ci fu il momento dell’agognata Liberazione
e per tutti ci fu festa è una profonda soddisfazione,
quella stessa festa che si celebra il 25 aprile
da quando l’Italia è una nazione più unita e più civile.

Elvis e Raffaele

lombatti_mar24