
Gli inganni e i raggiri corrono sul web: sms ed e-mail fake, telefonate da parte di finti operatori, ormai sono diversi i modi con cui i truffatori possono raggirare le persone, in particolare coloro che possiedono carte bancarie e operano abitualmente con l’home banking.
Secondo il resoconto annuale della Polizia postale, sono più che raddoppiati a 114 milioni di euro gli importi sottratti via web in Italia nel 2022 (+58%) con un aumento sia del numero dei casi trattati, sia degli indagati. Confconsumatori conferma che le truffe che vanno per la maggiore sono quelle bancarie online.
“Riguardano le persone dai 30 ai 60 anni cioè coloro che utilizzano sistemi di home banking e app bancarie – spiega Marco Festelli, presidente di Confconsumatori -. Le truffe più ‘tradizionali’, ma di grande valore economico colpiscono invece la popolazione anziana. Il ventaglio è vario: da chi si finge amico di un figlio, lontano parente, o un rappresentante delle forze dell’ordine che segnala un arresto o un incidente. Abbastanza recenti, ma inferiori a livello numerico, sono le truffe che carpiscono una precisa tipologia: donna, anziana, vedova, senza figli. Vedono annunci di guadagni facili sui social e finiscono su piattaforme di scommesse o investimenti in cripto valute. Talvolta le malcapitate vengono circuite dal punto di vista pseudo sentimentale e perdono tutti i risparmi”.
Come funzionano le truffe on-line?
La persona riceve da chi si finge l’istituto di credito un messaggino che dice di bloccare un bonifico sospetto in uscita cliccando il link – e in questo modo invece lo si autorizza – segue poi la telefonata di chi si finge dipendente della banca che chiede le credenziali e il gioco è fatto.
Dal punto di vista economico riescono a sottrarre in media 2.500 euro, perché utilizzano come strumento le carte di credito che hanno plafond mensile di quella entità. Riescono a rubare ciò che resta sulla carta.
Una volta aspettavano le signore che ritiravano le pensioni a fine mese ora non ne hanno più bisogno agiscono direttamente al momento dell’accredito degli stipendi on-line. I truffatori si sono riposizionati, seguono l’evoluzione della società.
Confconsumatori cosa fa per aiutare le persone a difendersi?
Una serrata attività di informazione e prevenzione. Abbiamo fatto webinar on-line; segnalato ad Abi, Banca d’Italia e Consob i problemi. E poi verifichiamo se il sistema informatico della banca si è comportato bene o no e, in un caso su due, quando arriviamo alla fine degli arbitrati, capiamo che non è stato perfetto. Ci chiediamo perché ancora oggi si consente di entrare così facilmente nelle chat di messaggistica fra banca e cliente. Perché non viene coperta da una chiave crittografata end to end? Sappiamo bene che il 90% delle truffe passa da lì.
Il consumatore riesce a riottenere i propri soldi?
Se la cyber security della banca non ha funzionato sì. Quindi in un caso su due. Alcuni sistemi informatici consentono un numero illimitato delle stesse transazioni nei confronti dello stesso medesimo soggetto quando i regolamenti ministeriali stabiliscono che al secondo pagamento dello stesso importo e nello stesso giorno bisognerebbe esigere di più dell’autenticazione a due fattori (riconoscimento facciale, otp, password). Purtroppo, frequentemente i sistemi informatici di banche e società che gestiscono i sistemi di pagamento non prevengono adeguatamente.
Il vostro lavoro dunque è utile anche agli istituti di credito per capire dove migliorare?
Dovrebbe, se volessero. Ci sono i tavoli di concertazione e ci chiamano, noi andiamo. I problemi ci sono anche a livello europeo, non solo italiano. L’on-line è difficile da contenere e controllare ma i cittadini devono avere delle garanzie altrimenti perdono fiducia e tornano a mettere i soldi sotto i materassi.
È stato investito tanto per spostare i pagamenti sulla moneta elettronica, ma se viene percepita come insicura si rischia di vanificare tutte le politiche governative messe in campo fino ad ora.
Che consigli dà alle persone per difendersi dalle truffe on-line?
Il primo e fondamentale è questo: bisogna mettersi in testa che la banca non chiederà mai username e pin, non invierà mai un sms con un link chiedendo di confermare. Poi è utile cambiare spesso le password e ricordarsele. In caso di sms sospetto telefonare alla filiale e non fare nulla fino a che la banca non si è espressa. Altra cosa importante è impostare i servizi di sms allert che avvisano quando ci sono pagamenti con le carte. Al telefono non dare mai a nessuno, incluso i parenti, le proprie password. Infine bisogna controllare gli estratti conto, in particolare quelli delle carte che ormai sono aggiornate in tempo reale. Prima si interviene meglio è, chiamando in primo luogo la banca, le forze dell’ordine e poi Confconsumatori.

A Mara Colla, già sindaco di Parma e presidente onorario di Confconsumatori, con una lunga esperienza in associazione abbiamo chiesto come è cambiato il lavoro negli anni.
“Sono qui da circa 50 anni, ho cominciato a 20 anni, spiega Colla – il consumatore all’epoca non era considerato come oggi, non era riconosciuto. I problemi più gravi negli anni ‘70 potevano essere quelli di trovare un insetto o peggio in una scatoletta o di aver acquistato una macchina usata che non corrispondeva alla descrizione, cose molto semplici e quotidiane.
Noi, come lavoro di tutela, soprattutto ci occupavamo di cibo e salute. Queste erano cose che ci chiedevano anche a livello ministeriale fino agli anni ‘80.
Poi sono iniziate le truffe in larga scala e in sostanza si è passati da casi individuali a casi collettivi. Le nostre battaglie generavano curiosità nei cittadini che ci coinvolgevano sempre di più anche in azioni che non spettavano, in linea teorica, a noi. Infine è arrivata anche la politica, con le leggi per riconoscere il diritto e la tutela dei consumatori e se prima c’erano 3 associazioni oggi ce ne sono 20 che svolgono questo lavoro”.
Tatiana Cogo