† E se Dio fosse un algoritmo? I cyber-profeti della Singolarità tecnologica (di Lorenzo Lasagna)

Lorenzo Lasagna, foto di Filippo Carraro, by Midjourney IA

TeoDaily – L’idea di una Singolarità tecnologica non è nuova.

Fu evocata per la prima volta negli anni ’50, nell’ambito del nascente dibattito sull’intelligenza artificiale, ma basta uno sguardo per capire che somiglia molto più a una profezia che a un’ipotesi scientifica. Essa immagina che in dato momento dello sviluppo tecnologico, le macchine raggiungeranno un livello di complessità tale da oltrepassare di slancio ogni forma d’intelligenza umana, emancipandosi dal controllo dei suoi creatori (cioè noi) e acquistando poteri e conoscenze tendenti all’infinito.

Tuttavia, poiché il progresso tecnologico segue una curva di accrescimento esponenziale, mentre il nostro cervello si modifica secondo i lentissimi ritmi dell’evoluzione biologica, lo scenario post-Singolarità non prevede una competizione gomito a gomito tra uomo e macchina (in stile Terminator, per intenderci, con una guerra combattuta senza esclusione di colpi): tutt’altro. In un brevissimo lasso di tempo (proprio come avvenne in seguito alla singolarità cosmologica del big bang) le intelligenze digitali si troveranno ad un livello talmente avanzato da rendere istantaneamente obsoleto e irrilevante il genere umano, dando inizio a una nuova epoca di fatto oltre-umana, nella quale la nostra specie verrà soppiantata.

Tra i teorici della Singolarità spicca Vernor Vinge, matematico e futurologo americano, il quale predisse: “Entro trent’anni avremo i mezzi tecnologici per creare un’intelligenza sovrumana. Poco dopo, l’era degli esseri umani finirà”. Risalendo la sua affermazione al 1993, il tempo a nostra disposizione sembra ormai agli sgoccioli.


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Teologia, religione, spiritualità


Cosa c’è di religioso, in questa che potrebbe apparire come una cupa fantasia per nerd e appassionati di science-fiction?

L’elemento apocalittico, sicuramente. Ma non solo. La Singolarità – nelle sue versioni più estreme – dovrebbe realizzare per via tecnologica un ente dotato di proprietà non solo sovrumane ma quasi divine: l’onniscienza e tendenzialmente l’onnipotenza, “un tutto in cui la tecnologia prenderà il posto del Dio di Abramo” (Mark O’Connell, Essere una macchina, Adelphi).

In più c’è l’aspetto della questione che i teologici chiamerebbero soteriologico, cioè relativo alla Salvezza. Secondo alcuni profeti della Singolarità, se l’uomo riuscirà a modificare se stesso in accordo con lo sviluppo tecnologico (ad esempio dotandosi di parti digitali o addirittura liberando la propria mente dal supporto biologico del cervello per ‘innestarla’ su hardware), allora potrà finalmente diventare immortale.

Può sembrare una prospettiva folle (e per molti scienziati lo è), ma sta di fatto che uomini e donne in possesso di titoli di studio iper-specialistici e di intelligenze (naturali) altamente qualificate la attendono con impazienza, animati da una fiducia che rasenta l’atto di fede (cosa che scatena le ironie di non pochi commentatori).



Eppure, non tutti coloro che considerano ineluttabile (o solamente probabile) la Singolarità ne sono anche convinti sostenitori. C’è anzi un largo fronte di esperti (scienziati come il compianto Stephen Hawking, imprenditori big tech come Bill Gates ed Elon Musk) che dal sorpasso delle macchine si aspettano niente meno che l’estinzione del genere umano. Ma anche questa, in fondo, potrebbe essere la cifra di un nuovo millenarismo: un Giorno del Giudizio che separi una volta per tutte gli uomini destinati alla dannazione da quelli che invece potranno entrare nel paradiso della tecnologia.

Lorenzo Lasagna

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