
04/03/2012
h.20.00
Elvio Ubaldi ha ammesso pubblicamente che candidare Pietro Vignali fu un errore e che non aveva capito che genere di amministratore sarebbe stato.
Un errore non di poco conto, visto lo stato delle finanze cittadine e i problemi con cui ci troviamo oggi ad avere a che fare. Ubaldi è stato certamente sindaco di ben diversa caratura rispetto a Vignali, ma forse errori di questo genere meriterebbero azioni conseguenti ben più efficaci rispetto a una semplice ammissione di responsabilità.
Quando si fanno errori politici di una tale gravità, soprattutto dopo anni di conoscenza diretta dei propri collaboratori, non ci si può presentare alla città come se niente fosse e per di più impartendo lezioni a tutti. Un bel bagno di umiltà, tanto per partire, non avrebbe fatto male. Se Ubaldi fosse animato da uno spirito di servizio vero nei confronti della nostra città ferita, si sarebbe messo al lavoro per creare un progetto politico che unisse le forze migliori e che desse una prospettiva nuova e diversa alla città, indipendentemente dal suo ruolo personale. Invece ripropone oggi la stessa logica che lo portò all’errore tragico del 2007. Il vero sbaglio di Ubaldi infatti non fu tanto la scelta di Vignali come futuro Sindaco, ma quello di volere continuare a governare Parma, anche dopo il secondo mandato, anche se la legge non glielo consentiva. E per farlo aveva bisogno di un Sindaco debole e non del sindaco migliore per la città. Da qui la scelta di Vignali e la lista “Per Parma con Ubaldi”, che diceva chiaramente chi sarebbe stato ancora il vero Sindaco. Purtroppo poi la costruzione che qualcuno aveva pensato e realizzato si è ritorta contro l’ideatore ed è miseramente crollata, con gli effetti che oggi tutti devono pagare.
E’ per questo che la candidatura di Ubaldi oggi suona come un puro ritorno al passato e come volontà di una rivincita personale, di cui la città non ha certo bisogno.
Questo è il motivo per cui ritengo che sia necessario perseguire un progetto politico diverso, non basato sui personalismi, ma sulla possibilità di trovare collaborazioni ampie e non ideologiche, calibrate sulle reali necessità della città e su una ripresa sostenibile.
Maria Teresa Guarnieri
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