E’ morto il tenore verdiano Carlo Bergonzi

SMA MODENA
lodi1

26/07/2014
h.14.50

E’ morto il tenore Carlo Bergonzi, 90 anni compiuti il 13 luglio, uno dei più grandi interpreti della musica lirica italiana.

L’artista si è spento all’istituto Auxologico di Milano.
Originario di Vidalenzo di Polesine Parmense, Bergonzi è stato eletto come il ‘tenore verdiano del secolo’ anche perché resta l’unico interprete ad avere all’attivo nella propria discografia tutte e 31 le aree verdiane per tenore. Nella sua carriera si è esibito nei principali teatri internazionali. (Ansa)

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Scompare con Carlo Bergonzi un pezzo di storia della lirica. Un uomo molto legato al suo paese, a Busseto, a Giuseppe Verdi e alla musica della nostra terra. Abbiamo avuto il piacere di collaborare tante volte con lui come Fondazione Arturo Toscanini, nelle produzioni liriche, nella formazione e in varie attività. Abbiamo collaborato con lui per trent’anni. Oggi perdiamo come tutti un grande uomo, uno degli uomini che ha fatto la storia della lirica, ma perdiamo anche un amico.

Maurizio Roi
Sovrintendente Fondazione Arturo Toscanini

 

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Carlo Bergonzi (Polesine Parmense, 13 luglio 1924 – Milano, 25 luglio 2014) è stato un tenore italiano, considerato in particolare uno dei più autorevoli interpreti del repertorio verdiano.
Bergonzi è morto all’Istituto Auxologico di Milano, dove era ricoverato. La salma sarà sepolta presso il cimitero di Vidalenzo a Polesine Parmense.
La voce chiara e con inflessioni brunite nel medium, di volume buono, ma non debordante, e sorretta da un’eccellente preparazione tecnica, forse la più raffinata del periodo in ambito tenorile (famoso in particolare il controllo assoluto della respirazione, che consentiva frasi lunghissime senza alcun apparente sforzo), oltre alla dizione estremamente nitida, solo a tratti inficiata da una “esse” strascicata di origine emiliana, e al senso del fraseggio, gli hanno permesso di imporsi al pubblico e alla critica, anche senza essere provvisto di doti naturali propriamente eccezionali.

Pur se l’estensione, nel momento di miglior forma vocale, fosse ragguardevole, coprendo la gamma dal LA sotto il rigo fino al RE bemolle sopracuto (Reb4), Paolo Isotta così ne descrive i tratti vocali salienti: Tipico tenore centrale, adatto alla tessitura verdiana, in acuto mantiene la piena capacità della voce fino al Si bemolle, nota che riesce ad attaccare in pianissimo e poi rinforzare come a diminuirla dopo averla attaccata a voce piena. Più in alto non tenterà mai simili prodezze.

Approssimativamente dalla seconda metà degli anni settanta gli acuti hanno iniziato ad indurirsi, mentre il registro centrale è rimasto pressoché intatto fino al ritiro. Nel 1978 ha eliminato dal repertorio Aida e Il trovatore introducendo, o riprendendo dopo svariati anni, opere del primo Verdi.
Anche se il repertorio ha spaziato da Monteverdi a Pizzetti, il compositore che più si addiceva alle sue caratteristiche tecniche e interpretative era sicuramente Verdi. Oltre a rispettarne scrupolosamente la scrittura, Bergonzi sapeva infondere alla pagina verdiana un accento sempre ampio, vibrante e in sintonia con il momento psicologico del personaggio; notevole in particolare era la capacità di differenziare nel modo più appropriato recitativo, aria e cabaletta.

L’interpretazione nasceva dalla stretta unione della tecnica vocale con la fantasia dell’accento, senza il ricorso ad artifizi quali l’accentuazione dell’articolazione della parola, il parlato o altri effetti “strappa applausi” gratuiti. Elvio Giudici definisce Bergonzi: “forse non il più grande tenore del dopoguerra, ma sicuramente il più artista”.

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