
01/02/2015
h.20.30
Posti degli asili confermati, rette non toccate, semplicemente la necessità di adeguare l’organizzazione del servizio a una domanda ridotta a causa del fenomeno del calo delle nascite in Italia. Tutto bene quel che finisce bene. Francamente la conferenza stampa di venerdì del Vicesindaco Paci (leggi) ci ha lasciati esterrefatti e sconcertati. Evidenziamo quattro punti, ma ci sarebbe da scrivere un libro.
1. Prima di tutto, è evidente che i posti vuoti negli asili a fronte di liste d’attesa ancora piene ha una causa ben precisa, che non è il calo della natalità. È il costo proibitivo delle rette! Oggi un nido pubblico costa più o meno come uno privato, ma offre un numero di giornate di servizio inferiore e, spesso, anche una qualità inferiore. Chi non può permetterselo, tiene i bambini a casa, magari rinunciando a possibilità di lavoro. Il fatto che la Dott.ssa Paci faccia finta di ignorare questo fenomeno nascondendosi dietro un dito ci fa veramente male.
2. In secondo luogo fa male che la Dott.ssa Paci non sia ancora entrata nel merito dei singoli asili, lasciando le famiglie ancora un fine settimana nell’angoscia. Gli asili “chiacchierati” sono tanti: Primavera, Coccinella, Aquilone… Si è soffermata sul caso del Primavera di Fognano, ci risulta, solo perché sollecitata, e presentando come virtuosa una soluzione che per chi rientra nello stradario (Fognano, Eia, Roncopascolo, San Pancrazio, Viarolo) suona invece come un duro colpo alla propria vita quotidiana. Diversi genitori con due o tre figli a Fognano (sono tanti) ad esempio si stanno già attivando presso asili privati, tagesmutter, babysitter e altre soluzioni del genere.
3. Altro problema: un bando, aperto solo per due settimane, e indetto senza avere la consapevolezza dei fondi a disposizione e dei flussi di conferma o trasferimento. Un bando alla cieca, quindi, che funge di fatto solo da semplice sondaggio esplorativo per poter successivamente confermare o tagliare (di sicuro non ampliare) le strutture e i posti effettivamente disponibili, contestualmente alla pubblicazione delle graduatorie. Ma è evidente che, a punteggio assegnato, i genitori non avranno altra scelta che subire la propria sorte: e, immaginiamo, saranno ancora di più quelli che rinunceranno al servizio perché dirottati su soluzioni non gradite o poco convenienti, rendendo ancora più inefficiente il sistema.
4. Infine, un invito a compilare tutte le quindici opzioni per i nidi e le otto per la materna. Ma chi ha davvero otto o addirittura quindici preferenze da esprimere? Ogni famiglia ne valuta di fatto due, tre al massimo, come reali “preferenze”, perché i parametri di giudizio sono essenzialmente due: comodità logistica e passaparola positivo. Il resto non è una preferenza, è un ripiego.
Risultato, in tutti e quattro i punti evidenziati: le famiglie fuggiranno sempre più dal servizio pubblico. E così si innesca una spirale che, di anno in anno, porterà Parma da esempio virtuoso a pecora nera. Eccovela servita, la #parmachecambia.
Come coordinamento “Per fare un bambino ci vuole un asilo”, dopo la partecipazione a fianco dei Genitori Infuriati alla fiaccolata del 31 gennaio, abbiamo chiesto formalmente al Sindaco Federico Pizzarotti che l’incontro con i rappresentanti dei genitori indetto per lunedì 2 febbraio venga trasmesso in diretta streaming o, qualora ciò non fosse tecnicamente possibile, in differita sul canale YouTube del Comune. Successivamente metteremo in campo ogni mezzo per vedere cosa si nasconde dietro questo comportamento da parte dell’Amministrazione e bloccare quello che, dopo il caso-disabili, sembra essere un nuovo tentativo di smantellare il sistema dei servizi educativi pubblici “zero-sei” a Parma. Consultandosi con le famiglie solo a bando pubblicato, alla faccia del modello 5 Stelle di democrazia “partecipata” e dei buoni propositi validi, come al solito, solo per vincere la campagna elettorale.
Per fare un bambino ci vuole un asilo