
18/06/2015
h.12.00
L’arte dell’ascolto è la più difficile. Quella che tutti vorremmo imparare, quella che tutti vorremmo contemplare. Domani saranno 26 anni che Telefono Amico, il servizio di volontariato dell’Assistenza Pubblica – Parma Onlus, prova a praticare quest’arte.
Con entusiasmo e senso di responsabilità. Sulla tela, lo spazio della relazione telefonica e la volontà di offrire una possibilità di dialogo a tutti coloro che abbiano voglia di parlare, esprimersi e confrontarsi sulle tematiche più disparate. Sulla tavolozza, i colori dell’anonimato, dell’ascolto attivo, dell’accoglienza, del rispetto reciproco, dell’assenza di pregiudizi e dell’empatia tra chi chiama e chi risponde.
Nato il 19 giugno 1989 con il primo «Pronto, Telefono amico…», il servizio sociale della Pubblica risponde tutti i giorni dell’anno, feste comprese, alle due linee dello 0521.284344 (orari: lunedì 17-20; martedì 20-23; da mercoledì a domenica 17-23). Nel corso del 2014, ha ricevuto 5.554 chiamate, per un totale di 3.756 ore complessive d’ascolto, oltre duemila in più rispetto allo scorso anno (erano state 1.302).
Le forme di disagio sono state diverse: dalla solitudine alla depressione, dalle infermità psico-fisiche alla fragilità emotiva. Le problematiche hanno toccato la sfera personale, famigliare e sessuale, ma anche lavorativa, sanitaria ed economica. A chiedere aiuto sono stati soprattutto uomini, dai 36 ai 45 anni d’età.
Per diventare volontari di Telefono amico, è richiesta la partecipazione a un corso formativo della durata di circa 12 incontri, gestito da un formatore professionista. L’inizio del prossimo corso è previsto per settembre 2015. «Il volontario di questo servizio sociale non deve possedere doti particolari – spiega Francesca Anedda, consigliere della Pubblica con delega al Telefono amico –, ma una predisposizione naturale all’ascolto, deve essere attento, partecipe e libero da ogni pregiudizio.
L’ideale che lo muove è quello di ascoltare la persona con piena disponibilità e attenzione partecipata, di accompagnarla nel suo desiderio di condivisione e di supportarla perché possa ritrovare la fiducia in sé e nelle proprie risorse».
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