
08/02/2015
ACCADDE OGGI: Guadalcanal, la più grande delle Isole Salomone nel Pacifico meridionale formate da un gruppo di 992 isole e atolli, vide gli Americani scontrarsi con i Giapponesi in una delle più lunghe campagne militari della Seconda Guerra Mondiale. Dopo la sconfitta subita a Midway, l’alto commando nipponico dovette rivalutare i propri piani e decise di consolidare i territori conquistati fino a quel’momento nel Pacifico, che gli Alleati, usciti rafforzati da Midway, intendevano riprendersi.
L’importanza di Guadalcanal fu subito evidente ad entrambi i contendenti, poiché il controllo dell’isola avrebbe permesso ai Giapponesi di tagliare i collegamenti marittimi tra Australia e Stati Uniti. Viceversa dalle Salomone e da Guadalcanal in primis, gli Americani avrebbero potuto proteggere da una possibile invasione nemica sia l’Australia sia le forze che qui si andavano concentrando e che avrebbero dovuto essere impiegate nella riconquista del Pacifico e dell’Asia sud orientale.
I Giapponesi invasero le Salomone nel Maggio del 1942 ed iniziarono subito la costruzione di un campo d’aviazione a Guadalcanal. Il 7 Agosto dello stesso anno, la 1° Divisone Marine al comando del generale Vandegrift sbarcò sull’isola. Lo sbarco colse i Giapponesi di sorpresa e fu incontrastato, ma il comando di Tokio rispose rapidamente con attacchi dal mare e bombardamenti aerei nel tentativo di sloggiare i marines che avanzavano nel caldo tropicale sostenendo aspri combattimenti con i Giapponesi asserragliati nella giungla.
Nelle acque circostanti Guadalcanal, tra il 24 Agosto e il 30 Novembre la marina americana si scontrò sei volte con il nemico che il 18 Agosto era riuscito a far affluire nuovi rinforzi sull’isola. Diverse furono le offensive dei Giapponesi per riprendere il campo d’aviazione, e famosa fu la resistenza di due sezioni di mitraglieri del 7° Marines che, sotto la guida del sergente maggiore John Basilone, respinsero l’attacco di circa tremila Giapponesi la notte del 23 Ottobre 1942 nell’area di Lunga. Sotto una pioggia battente Basilone impugnò personalmente una delle mitragliatrici spostandosi di continuo lungo il perimetro difensivo e colpendo ripetutamente i Giapponesi finché questi furono ricacciati indietro.
Per l’eroismo dimostrato in tale occasione a Basilone sarà conferita la medaglia d’onore del Congresso. Fu a Guadalcanal che gli Americani compresero per la prima volta che i Giapponesi semplicemente rifiutavano di arrendersi e che, di fronte alla prospettiva della resa vissuta come un disonore agli occhi dell’imperatore e di dio, preferivano combattere fino alla morte o suicidarsi. I marines spesso mutilarono i corpi dei nemici caduti raccogliendo mani, orecchie e denti che strappavano ai soldati giapponesi considerati subumani, alla stregua di animali – Japes venivano chiamati, neologismo formato da Jap (abbreviazione per Giapponesi) e apes (scimmie).
Questa lotta condotta senza esclusione di colpi fu emblematicamente immortalata da fotografie come quella di Ralph Morse, il reporter venticinquenne della rivista Life che fotografò la testa decapitata e carbonizzata di un soldato Giapponese che era stata impalata su un carro armato messo fuori uso. Pubblicata nel Febbraio del ’43 da Life, ad oltre 70 anni di distanza essa rimane una delle immagini più orribili e chiare a raccontare la violenza della guerra nel Pacifico.
Nella battaglia per Guadalcanal entrambe le parti subirono pesanti perdite di uomini, navi da guerra e aerei. Si calcola che circa 1.600 soldati americani furono uccisi, oltre 4.000 feriti e diverse altre migliaia perirono a causa di malattie tropicali. I Giapponesi persero almeno 24.000 uomini. Il 31 Dicembre 1942 l’imperatore Hirohito comunicò che le truppe del Sol Levante avrebbero potuto ritirarsi dall’isola e gli Americani si assicurarono il controllo completo di Guadalcanal cinque settimane più tardi, esattamente l’8 Febbraio 1943.
Alessandro Guardamagna