La grotta di Lascaux

SMA MODENA
lodi1

12/09/2014

ACCADDE OGGI: Il 12 settembre 1940 nei pressi di Montignac nella Francia centro meridionale da poco arresasi ai Nazisti, quattro ragazzi – Marcel Ravidat, Jacques Marsal, Georges Agnel e Simon Coencas – sono alla ricerca di un passaggio che secondo una leggenda del luogo collegava il Castello di Montignac alla Residenza di Lascaux, e che condurrebbe ad un tesoro nascosto nelle profondità dei boschi. Seguendo Robot, il cane di Marcel che fiuta nel sottobosco, arrivano ad una stretta entrata nel terreno provocata da un albero sradicato.
Il cane vi si intrufola e i quattro, dopo aver fatto cadere sassi attraverso l’apertura e aver determinato approssimativamente la profondità del cunicolo, utilizzano i propri coltelli per allargare l’entrata e lo seguono. Scendono così uno dopo l’altro lungo un passaggio semiverticale per circa 15 metri fino ad un ambiente sottostante. “La discesa fu terribile”, ricorda Jacques Marsal che all’epoca aveva solo quattordici anni ed era il più giovane del gruppo. Giunti all’interno di quella che sembra essere una caverna i ragazzi usano una lanterna ad olio per farsi luce e rimangono meravigliati da quello che vedono risaltare sulle pareti intorno a loro. Jacques Marsal ricorda come gli apparve una “cavalcata di animali enormi, dipinta sulle pareti e sul soffitto della grotta; sembrava che ogni animale fosse vivo e si muovesse.” L’interno della grotta rivelerà contenere una delle più grandi rappresentazioni di pitture rupestri preistoriche. Risalenti ad almeno 16.000 anni fa, i dipinti sono fra i migliori esempi di arte del Paleolitico superiore.
Dapprima studiati dall’archeologo Henri-Édouard-Prosper Breuil, le raffigurazioni si trovano nella grotta di Lascaux, costituita da una caverna principale di 18 metri di larghezza e 4.5 metri di altezza. A decorare le pareti e la volta della grotta vi sono scene in cui spiccano in colori prevalentemente ocra, nero e rosso circa 900 animali, simboli e quasi 1.500 incisioni. Tra gli animali 605 sono stati identificati con precisione e fra questi ben 364 rappresentano cavalli. Le immagini raffigurano con sorprendente realismo bufali – di cui il più grande misura ben 4.5 metri di lunghezza – cavalli al galoppo, cervi, felini, uri, un orso un rinoceronte e altre creature mitiche, fra cui una che ricorda un unicorno. Una sola figura ha un aspetto semiantropomorfo. Gli archeologi ritengono che la grotta fu utilizzata per un lungo periodo di tempo come centro per propiziare riti per la caccia e per altre finalità di carattere religiose.
La grotta di Lascaux fu aperta ai visitatori nel 1948, ma venne chiusa nei primi anni ’60 poiché le luci artificiali sbiadivano i colori vivaci e, insieme alle emissioni di anidride carbonica dovute all’elevato numero di visitatori, favorivano la crescita di alghe e altri funghi su alcuni dipinti. Una replica della grotta aprì al pubblico nelle immediate vicinanze nel 1983 e accoglie attualmente decine di migliaia di visitatori ogni anno. Gli sconosciuti autori dei dipinti non potevano immaginare che avrebbero dato vita ad alcuni fra i primi esempi dell’arte dell’uomo quando tracciarono i colori sulle pareti della grotta creando sequenze sensazionali per vivacità e valore evocativo. La grotta di Lascaux, insieme ad altre grotte che si trovano nella valle del fiume Vézère, è stata inserita dall’UNESCO nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità nel 1979.

Alessandro Guardamagna