La raffica di sassi che fermò i Nordisti

30/08/2014

ACCADDE OGGI: 30 Agosto 1862, la raffica di sassi che fermò i Nordisti e decise la Seconda Battaglia di Bull Run.

Verso le 3 del pomeriggio del 30 Agosto 1862 la brigata al comando del colonnello Leroy Stafford, composta dal 1°, 2°, 9°, 10°, 15° Fanteria della Louisiana e da un battaglione di zuavi si trovava posizionata presso un argine di circa 300 metri lungo il quale correva un binario lasciato incompiuto. Chiamata “la discarica” perché i lavoratori della ferrovia vi avevano scaricato pietre rinvenute lungo la linea incompleta, l’aerea occupata dagli uomini di Stafford costituiva parte del centro dello schieramento confederato che da due giorni sui campi di Bull Run si opponeva nuovamente alle preponderanti forze dei Nordisti di Pope. Sul loro fronte si era avuta una pausa temporanea nei combattimenti e i soldati della Louisiana – fra i quali numerosi erano gli stranieri di origine greca, italiana, spagnola, francese e, in particolare nel 10°, irlandese – attendevano.
A quell’ora una divisione nordista di 10.000 uomini al comando di Hatch emerse dai boschi di fronte, a 500 metri dalla posizione di Stafford, e avanzò a file serrate all’attacco. Nonostante l’artiglieria sudista aprisse continui varchi fra gli attaccanti questi rinserravano i ranghi e senza desistere arrivarono a ridosso dei sudisti. I due avversari iniziarono a scambiarsi micidiali scariche di fucileria a distanza di 15-20 metri, separati solo dai lati dell’argine ai cui piedi gli Unionisti erano “così ammassati che era impossibile mancarli”, come ricordò un soldato confederato. Chi non voleva rischiare di essere colpito si limitava a tenere il proprio fucile sopra la testa e sparava alla cieca nel mucchio di nemici ai piedi del terrapieno. Per mezz’ora le due schiere si confrontarono in tali condizioni quando improvvisamente fra le file degli uomini di Stafford si levarono grida che le munizioni si stavano esaurendo. Una forte ansia iniziò a serpeggiare fra i Confederati, ma prima che gli uomini si perdessero d’animo o retrocedessero Michael O’Keefe, un soldato di origini irlandesi, urlò “I sassi, ragazzi! Prendiamoli a sassate!”. Il grido di O’Keefe venne ripreso da più voci lungo i 300 metri del terrapieno e in meno che non si dica i Confederati iniziarono a raccogliere le pietre che giacevano lungo i binari e a scagliarle senza sosta sulle teste dei nemici che rimasero letteralmente esterrefatti. Poco dopo il sopraggiungere di una colonna di rinforzo fermò definitivamente l’avanzata nordista. Presi a sassate di fronte e da un fuoco d’infilata, i Nordisti, ormai sfiniti e incapaci di avanzare oltre, cedettero e incominciarono a ritirarsi. Molti di loro, preferendo non rischiare un proiettile nella schiena, gettate le armi strisciarono al di là dei binari e si consegnarono agli uomini di Stafford che, esausti ma vittoriosi, li presero prigionieri.
La strenua resistenza degli uomini della Louisiana e il fatto che molti di loro, terminate le munizioni, ricorsero alle pietre pur di battersi, assurse ad esempio di assoluto coraggio e finì per rivestire un significato mitico agli occhi dei Confederati. Allo stesso tempo Stafford riuscì a bloccare il più pericoloso attacco unionista dello scontro e a tenere il fronte il tempo necessario per organizzare un futuro contrattacco, un colpo che consegnerà ai Confederati la seconda vittoria a Bull Run, dopo quella ottenuta nel Luglio del 1861. Il successo di Bull Run segnò quindi la strada che porterà all’invasione del Maryland nel Settembre del 1862 e che avrebbe condotto l’Armata della Virginia Settentrionale sui campi di Antietam.

Alessandro Guardamagna

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