Marc Chagall: Una retrospettiva 1908-1985

SMA MODENA
lombatti_mar24

25/10/2014
h.10.30

Il pittore russo naturalizzato francese, d’origine ebraica, viene presentato per la prima volta con un numero di tele e lavori pittorici impressionanti, circa 120, all’interno di Palazzo Reale, cornice maestosa ed elegante affacciata su Piazza del Duomo a Milano.
Il genio di Chagall viene descritto dalla curatrice Claudia Zevi in modo sobrio senza cenni di retorica per essere coerente con l’artista tra i più insigni del Novecento, sempre pacato e profondamente sognatore e sognante, sostenitore della pace e del dialogo tra i popoli, romantico e sensibile. Un pittore che diffonde l’amore universale e cerca per sé tranquillità e speranza attraverso quel portentoso strumento che è la pittura.
Un uomo che molto soffrì durante la lunga vita che lo portò a “peregrinare”, dal paese natale Vitebsk nell’attuale Bielorussia, a Mosca, successivamente a Parigi, quindi a Berlino, da rifugiato in quanto ebreo negli Stati Uniti. Al termine di tanto vagare, ritornato alla fine della guerra in Europa, scelse definitivamente la Francia come paese “adottivo” in cui trascorrere la vecchiaia, ritirandosi in un paesino della costa azzurra Saint Paul de Vence.
Chagall soffrì per lo scoppio della II guerra mondiale e gli orrori perpetrati per mano nazista; soffrì per la perdita di Bella nel 1944, la moglie tanto amata, che considerava “una guida, un’amica, una dea protettrice”; soffrì per la morte del piccolo fratello David a cui dedicò due dipinti, ritraendolo mentre suonava il mandolino, lo strumento prediletto; soffrì per l’esilio negli Stati Uniti per sfuggire all’antisemitismo degli anni ’30 e ’40 e per evitare di finire in un campo di concentramento.
Nonostante queste perdite e i tanti momenti strazianti Chagall mai si arrese di fronte agli ostacoli della vita e ne esaltò la bellezza, e continuò a coltivare la passione per la pittura. Attraverso la pittura leniva le ferite profonde che gli straziavano il cuore; così gli anni correvano veloci e via via che invecchiava, che sentiva l’incedere degli anni, non smetteva di lavorare alacremente su tele di dimensioni variabili, sperimentando tecniche sempre nuove.
Le opere di Chagall si inseriscono in diverse categorie dell’arte contemporanea: prese parte ai movimenti parigini che precedettero la prima guerra mondiale e venne coinvolto nelle avanguardie di inizio novecento. Tuttavia, rimase sempre ai margini di questi movimenti, compresi il cubismo e il fauvismo. Visse nella “Ville Lumiere” una prima volta dal 1911 al 1913, soggiorno che gli consentì di stringere amicizie importanti con Amedeo Modigliani, Soutine, il poeta Apollinaire. Durante questo biennio fu colpito dalle ricerche sul colore dei Fauves e da quelle di Robert Delaunay (definito il meno cubista dei cubisti). Il suo mondo poetico si nutre di una fantasia che richiama all’ingenuità infantile e alla fiaba, sempre profondamente radicata nella tradizione russa. La semplicità delle forme di Marc lo collega al primitivismo della pittura russa del primo Novecento e lo affianca alle esperienze di Natal’ja Sergeevna Gončarova e di Michail Fedorovič Larionov. Con il tempo il colore di Chagall supera i contorni dei corpi espandendosi sulla tela in grande libertà. In tal modo i dipinti si compongono di macchie o fasce di colore, sul genere di altri artisti degli anni Cinquanta appartenenti alla corrente del Tachisme (da tache, macchia). Il colore diventa così elemento libero ed indipendente dalla forma.
I suoi dipinti sono ricchi di riferimenti alla propria infanzia, tuttavia spesso ne tralasciò i periodi più difficili. Riuscì a comunicare felicità e ottimismo tramite la scelta di colori vivaci e brillanti. Il mondo di Chagall era colorato, come se fosse visto attraverso la vetrata di una chiesa. Tanti i riferimenti al paese natale Vitesbk e alla famiglia, in particolare al piccolo David, fratello del pittore morto di tubercolosi poco più che adolescente. In generale, Chagall traeva ispirazione dalla vita popolare della Russia europea del secolo scorso, dalle usanze popolari ortodosse e dal mondo ebraico a cui apparteneva per costume e religione. Tanti i riferimenti simbolici del giudaismo e del martirio di Cristo in croce. Se Chagall è stato un poeta della pittura del Novecento a mio avviso lo è stato soprattutto per le immagini che ci ha lasciato del rapporto amoroso uomo e donna. Due esseri così diversi ma complementari l’uno per l’altro. Tra i dipinti che esaltano la dimensione amorosa e la passione della vita di coppia: La passeggiata, Gli amanti in blu, Gli amanti sulla panchina.

Tommaso Villani