Otium a Colorno

SMA MODENA

15/06/2015
h.12.10

Si è svolto venerdì 12 giugno a Colorno l’incontro inaugurale del Festival della Lentezza 2015 (dal 12 al 14 giugno all’interno della suggestiva Reggia), a cui hanno partecipato Massimo Bray, ex Ministro dei beni e delle attività culturali, e Tomaso Montanari, storico dell’arte.
Nel corso del dibattito, il patrimonio culturale italiano è stato definito come una immensa ricchezza pubblica tutelata dalla Costituzione, come un “bene comune”, di cui, secondo Montanari, “tutti sono custodi, tutti sono sovrani, ma nessuno è padrone”: essa “non può sopravvivere senza un importante sostegno dello Stato, attraverso un’allocazione funzionale delle risorse”.
Bray ha invece invitato a “recuperare il senso profondo della cultura, senso profondo della stessa natura dell’essere umano” e ha affrontato altri temi di attualità politica e sociale: l’astensione alle recenti elezioni regionali dovuta “alla rottura del rapporto di fiducia tra i cittadini e i politici”, le grandi sfide tecnologiche che mettono il Paese di fronte a forti cambiamenti, l’”importante e sottovalutato ruolo dei professori” all’interno della scuola Italiana.
Il Festival della Lentezza è continuato sabato 13 e domenica 14 giugno, con altri appuntamenti all’insegna della sostenibilità e della “buona cittadinanza”.
Di seguito l’intervista a Michela Canova, sindaco di Colorno, in occasione dell’inaugurazione del Festival:

Perché il concetto di lentezza è importante per il territorio? Qual è il contributo della tradizione culinaria, in particolar modo dell’Associazione SlowFood che, tra altre, patrocina il Festival?
Il termine lentezza è usato nel suo senso latino, quello di un “otium” necessario alla preparazione del “negotium”: in un mondo in cui tutto è estremamente veloce, si manifesta il bisogno di chiarificare il modello di sviluppo al quale ci si vuole riferire prima di continuare ad agire. Manifestazioni come il Festival della Lentezza sono l’occasione per fare il punto della situazione e capire quali esperienze dovrebbero essere imitate.
SlowFood è stato un precursore: il “cibo di massa” rischiava di cancellare la cucina italiana e i suoi ingredienti tipici, un elemento fondamentale della nostra cultura. SlowFood ha cercato di diffondere un modo di produzione diverso, che valorizzasse le ricchezze culinarie italiane.

Il Festival è stato ideato e organizzato in occasione dei primi dieci anni dell’associazione “Comuni Virtuosi”, di cui Colorno è uno dei membri fondatori: qual è il ruolo di Colorno all’interno di questa associazione e quali sono i benefici che il Comune trae dal farne parte?
Nel tempo, Colorno ha messo in pratica molte “best practices”, le buone azioni: non si è trattato di sconvolgere il modello di sviluppo, ma di creare una coscienza pronta a recepire nuovi modelli attraverso piccole azioni che modifichino la vita quotidiana della comunità. Mi riferisco per esempio all’iniziativa con la quale, anni fa, il Comune di Colorno ha sostituito l’uso delle borse di plastica per la spesa con alternative più ecologiche o, iniziativa più recente, all’utilizzo dell’acqua del rubinetto per la mensa scolastica allo scopo di risparmiare bottiglie di plastica.
Ancora, nelle aree dove i permessi di costruzione erano in scadenza, abbiamo deciso di rinunciare agli oneri di urbanizzazione: in una situazione di bilancio bloccato, si tratta di una decisione coraggiosa.
Il comune di Colorno è anche impegnato contro la costruzione del nuovo tratto dell’autostrada Tirreno-Brennero, preferendo invece il progetto che prevede di sfruttare il corridoio ferroviario già esistente e che necessita soltanto degli adattamenti.

La scelta della Reggia come sfondo al festival e l’intervento di personalità autorevoli come Massimo Bray, Mario Tozzi e Marco Travaglio possono contribuire a fare conoscere Colorno a livello regionale e nazionale come importante centro culturale e storico?
Il Comune sta realizzando un progetto di rilancio in chiave turistica della Reggia di Colorno, che prevede la creazione di un museo negli antichi appartamenti del Duca: per promuovere questo luogo di storia e cultura a livello nazionale, c’è la necessità di una collaborazione provinciale e extraprovinciale.

Annalisa Cappellini

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