Partnership pubblico e privato sociale in sanità

SMA MODENA
lombatti_mar24

23/04/2015
h.17.10

«Dobbiamo andare, sistema sanitario pubblico e privato sociale, verso la co-progettazione di una rete sempre più integrata di servizi sanitari». Così Antonio Costantino presidente di Proges ha delineato la strategia del privato sociale, e della cooperazione in particolare, nell’attuale evoluzione del sistema sanitario.

«Ferma restando la centralità dell’ente pubblico in termini di programmazione e controllo, deve crescere il ruolo di soggetti del privato sociale che hanno investito tanto in questi anni in formazione e qualità, e oggi possono portare tutta la loro esperienza a servizio dell’integrazione sempre più necessaria tra sociale e sanitario. La nuova legge regionale ha riconosciuto per la prima volta la funzione pubblica svolta dalla cooperazione anche in ambito sanitario. Ci definisce interlocutori privilegiati. L’obiettivo di Proges è di stare all’interno della pianificazione sanitaria pubblica, in un’ottica di confronto. In questi anni siamo stati, in ambito socio assistenziale, una stampella del pubblico, senza di noi non si sarebbero raggiunti i livelli di eccellenza che ci sono oggi, e da questo tipo di esperienza con molta umiltà vogliamo crescere e mettere in campo i nostri titoli. Chiediamo ancora una volta all’ente pubblico di pretendere da noi qualità, professionalità, capacità di progettazione e investimento, per non svolgere un ruolo da meri fornitori e per scongiurare il pericolo di un abbassamento complessivo dei servizi, in una logica pericolosa di contenimento lineare dei costi – ha concluso Costantino».
Durante la tavola rotonda ‘Sanità e territorio. Le forme dell’innovazione’, seconda giornata delle Buone Pratiche organizzata da Proges, si sono analizzate le tendenze in atto nel sistema di servizi sanitari, con l’obiettivo d’immaginare gli scenari futuri e le possibili declinazioni del concetto di cure primarie e di cure Intermedie (post-acuzie, cronicità, continuità assistenziale).
A Cà Tegoni (Gaione) sono intervenuti anche Massimo Fabi, direttore generale Azienda Ospedaliera di Parma ed Ettore Brianti, direttore sanitario Ausl di Parma.
«Stiamo costruendo un nuovo sistema sanitario territoriale – ha spiegato Massimo Fabi – che ripensa la funzione dei poli ospedalieri al centro di una rete di risorse sanitarie diffuse. Oggi certamente bisogni di salute e bisogni socio assistenziali si sovrappongono. Per questo sono d’accordo sul fatto che dobbiamo trovare degli interlocutori qualificati e dei momenti per la programmazione integrata, assieme anche alla Conferenza sanitaria territoriale. In questo contesto la cooperazione sociale dovrà avere un ruolo. Dobbiamo darci delle priorità e degli obiettivi per fare scelte innovative di partenariato e trovare risposte per mantenere il livello di eccellenza che oggi nella nostra provincia abbiamo».
Ettore Brianti dopo una panoramica sull’evoluzione del bisogno di assistenza e cura per una popolazione che invecchia sempre di più, con un aumento delle patologie croniche e sulla riorganizzazione e ristrutturazione dei servizi sanitari a partire dagli anni duemila, ha posto l’accento sulla situazione di crisi che sta vivendo oggi il paese, sottolineando di condividere il percorso di condivisione e interazione tra pubblico e privato perché: «per noi la priorità è quella di non duplicare i servizi, abbiamo dei vuoti in cui il privato si può inserire, si tratta di identificare questi ambiti e intervenire insieme».
La giornata è proseguita con l’approfondimento del modello clinico-organizzativo dell’Ospedale di Comunità di Giuncugnano (Lucca). Nel pomeriggio è stata presa in esame la realtà dell’Hospice «La Casa di Iris» di Piacenza, esempio d’integrazione territoriale applicata alle cure palliative.