“A me l’idea di avere a Parma un albero diverso, speciale e unico piace da Dio. P.s. che palle (di Natale) la normalità.”
Lo scrive sul suo profilo Facebook Silvia Cerocchi, direttrice provinciale di Special Olympics Parma, il movimento mondiale per la promozione dello sport per atleti con disabilità intellettiva e relazionale.
(foto FB Parma, l’eterna bellezza)
Mi conforta condividere con Silvia la stessa opinione sull’albero di Natale che a cavallo del 3 dicembre (giornata mondale della disabilità) è arrivato in piazza Garibaldi a titolo gratuito dal nostro appennino, senza richiedere lunghi spostamenti. Era destinato al taglio e il frutto di interventi selettivi per recuperare le latifoglie naturali nell’ambito di foreste gestite secondo criteri di sostenibilità ambientale.
Ma sopratutto è una pianta che è stata mutilata di una sua parte dai colpi di una tempesta e per questo criticata e sbeffeggiata sui social come un errore, una gaffe, una sciatteria, un ciak di “scherzi a parte”.
Certamente non è l’albero delle vacanze di Natale delle pubblicità o dei cinepanettoni di Christian De Sica piuttosto che del video di Last Christmas degli Wham, giusto per rimanere agli stereotipi che dominano la cultura natalizia da decenni, forse da sempre. No di certo.
Ma a me l’idea inclusiva che un albero fragile, che il destino ha reso imperfetto e incompatibile coi canoni estetici dominanti, rappresenterà il Natale nel salotto di una città piccola borghese come Parma piace, piace da morire.
Secondo voi Gesù, che sul Monte delle Beatitudini pronunciò il discorso più rivoluzionario della storia dell’umanità, preferirebbe vedere rappresentata la sua nascita avvenuta in un’umile mangiatoia da un albero scintillante a palle dorate espressione del solito Natale patinato, trito e ritrito, conformista e consumista, zuccheroso fino alla nausea, oppure da un albero sfregiato, sofferente, resistente, incompreso, umiliato, deriso, ultimo, condannato a una segheria perchè nessuno lo vuole più?
Non bisogna essere dei teologi per conoscere la risposta.
Ecco, il mio auspicio è che questa pianta possa trasmettere ai parmigiani, che passeggiano in centro con le borse dei regali in mano facendo a gara per notare i suoi difetti, un messaggio di uguaglianza, di superamento di pregiudizi e barriere culturali, di promozione di una visione inclusiva e rispettosa di tutte le persone.
Forse, come San Paolo, sto esagerando nell’interpretazione e nell’attribuzione di significati, ma sono così stanco di questi Natali canonizzati nella compravendita di immagini, oggetti ed emozioni che mi piace pensare a questo albero come a una bandiera issata contro il conformismo, l’ipocrisia e il perbenismo.
Diversamente natalizio.
Spirituale.
Bellissimo.
Andrea Marsiletti