“A Vignali riconosco impegno e determinazione, ma clamoroso l’errore di comunicazione su Bonsu”

13/01/2009
h.18.20

Lelio, cosa ti è rimasta della tua esperienza nello staff della comunicazione della Presidenza del Consiglio di Romano Prodi?
Due anni di lavoro a Palazzo Chigi rappresentano un privilegio. Certo, le missioni internazionali, i briefing quotidiani con i giornalisti e la partecipazione ad eventi e avvenimenti che solitamente si seguono solo da spettatori rappresentano un mix di stress e adrenalina non facili da raccontare.
Ma soprattutto è stato bello calarsi in una realtà così prestigiosa attraverso la propria esperienza, trovando nella Pubblica Amministrazione molti esempi di ottima professionalità. Alla responsabilità della comunicazione istituzionale e di quella multimediale ho affiancato successivamente anche quella delle politiche di governo, dando vita a un progetto, quello di Governo Informa, che è stato confermato anche dal successivo esecutivo. Credo proprio sia questa la soddisfazione maggiore: vedere che le buone idee non sono sottoposte a spoil system.

Si è scritto tantissime volte che il Governo Prodi ha pagato una scarsa capacità comunicativa, soprattutto se paragonata a quella di Berlusconi. In una qualche misura ti senti colpevole di questo?
Se il Governo del presidente Prodi è caduto questo è accaduto più per ragioni politiche e tattiche che mediatiche. Si trattava di una maggioranza tanto composita quanto scomposta.
Certo, si sarebbe potuto fare meglio, ma questo discorso vale sempre. La realtà è che ci siamo trovati di fronte a emergenze quotidiane, spesso imprevedibili, ma da un punto di vista meramente professionale direi che abbiamo dato veramente il massimo, non solo al servizio del Governo, ma di tutta l’Italia.

Il PD non sta passando un periodo brillantissimo, tra scandali, presunte tangenti, dimissioni di governatori, oltre che (a mio avviso) per una proposta politica debole ed indefinita. L’ultimo sondaggio di Repubblica lo dava sotto al 30%, meno di quanto prendevano DS e Margherita separati. Fare il PD è stato un errore o non c’era alternativa?
La pesante sconfitta elettorale della sinistra radicale dimostra senza termini di smentita che l’elettorato italiano cerca e chiede moderazione e riforme coerenti con quelle di un Paese chiamato ad essere protagonista in Europa e nel mondo. L’esperienza dell’Ulivo, basata sulla condivisione ideale e concreta dei principi del riformismo, delle idee laiche e dei valori cattolici, prevedeva tutto questo.
Purtroppo la smania di accelerare ha portato a una fusione a freddo che sta condizionando addirittura il sistema bipolare italiano.

A Parma ti ricordiamo soprattutto come vice direttore della Gazzetta di Parma. Provi un po’ di nostalgia per quel ruolo?
Fare bilanci a 46 anni è forse prematuro. Così come i dieci anni di giornalismo a Genova, anche i 15 anni alla “Gazza” rappresentano una parte indimenticabile della mia vita. La mia fortuna è stata quella di poter sempre mettere a frutto gli insegnamenti e le esperienze fatte.
Non ho mai avuto paura di cambiare e di mettermi in gioco. Anche adesso, nel Gruppo Rizzoli-Corriere della Sera, occuparmi di relazioni esterne e istituzionali è una sfida nuova e stimolante ed è un onore essere stato chiamato a fornire a quel livello il mio contributo per la più grande industria culturale del Paese.

Come è cambiata l’informazione a Parma in questi anni, anche alla luce delle nuove iniziative editoriali operanti sul web quali, ad es., Repubblica, ParmaDaily e anche la Gazzetta che ha realizzato il proprio portale Internet?
La definirei darwinianamente come una “necessaria evoluzione”. Repubblica ha puntato su una sfida tutta giocata sul digitale, altri hanno affinato con l’esperienza gli entusiasmi pionieristici. Del resto fu proprio Alice ad aprire la strada a questo genere di informazione e direi che si è trattato di una intuizione lungimirante.

Quanto credi sia già importante oggi e quanto sarà importante nel futuro il web nella comunicazione politica?
Ho pubblicato parecchi saggi sul tema e anche il mio insegnamento universitario verte su questo.
E’ chiaro che tutti gli strumenti di social-crossing e di networking stanno diventando sempre più importanti, ma guai a scimmiottare quanto avviene negli Usa dove sia i politici che i cittadini hanno un rapporto con le tecnologie molto più maturo. Ho assistito a sciagurati casi di aperture di blog, ideazioni di forum e proclami digitali che si sono rivelati autentici infortuni.
L’ultima moda oggi è facebook, ma troppo spesso i leader politici lasciano che il loro profilo venga gestito da portaborse e addetti stampa. Anche questo è un esempio, anzi forse è l’esempio più forte, della lontananza della politica dai cittadini.

Il sindaco Vignali ti sta convincendo?
Ereditare la poltrona di Elvio Ubaldi non era e non è facile, tanto più in una fase congiunturale che limita ulteriormente le risorse a disposizione degli enti locali. Non vivo quotidianamente la realtà cittadina, ma direi che l’impegno c’è e la determinazione pure.
Da un punto di vista strettamente tecnico ho più di una perplessità sulle scelte urbanistiche e patrimoniali mentre su quello della comunicazione il caso Emmanuel rappresenta senza dubbio un clamoroso errore. E definirlo errore forse non è sufficiente.

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