Ci sarà anche la band parmigiana Airglow tra i finalisti di Sanremo Rock, il più longevo contest nazionale dedicato ad artisti singoli o gruppi italiani emergenti della scena rock (indie, alternative, pop rock, hard rock. Prog, metal) e trend (pop, cantautorato, hip hop, blues, funk, folk).
Alessandro Dodi (batteria), Pietro Meli (basso), Fabrizio Polastri (voce e chitarre) e Nicolò Zambrelli (chitarra solista) saliranno sul mitico palco dell’Ariston il prossimo 6 settembre (le finali si svolgeranno dal 5 al 9 e la finalissima sarà il 10).
La band parmigiana si è classificata terza tra le trenta dell’Emilia-Romagna e ha acquisito così il diritto a partecipare alle finali nella città dei fiori. Il Sanremo Rock & Trend Festival è nato nel 1987 come “costola” del Festival della Canzone italiana e ha portato al successo moltissimi cantanti e gruppi musicali del panorama italiano: sono passati sul palco di Sanremo i Litfiba, Ligabue, i Tazenda, i Bluvertigo, gli Avion Travel, i CCCP, Subsonica, Almamegretta, Gianna Nannini e Carmen Consoli, solo per citarne alcuni, senza dimenticare i big stranieri come Duran Duran, Europe, Spandau Ballet, Bob Geldof, Paul Simon, Paul McCartney, George Harrison, The Smiths, Whitney Houston.
Sono giovanissimi, tutti ventunenni i componenti della band nata in città solo tre anni fa. Abbiamo intervistato Fabrizio Polastri, frontman del gruppo, che ci ha raccontato come è nata la loro avventura e quali sono gli obiettivi per il futuro.
Nel 2019, attraverso amici comuni con Pietro Meli, il nostro bassista, ho saputo che loro tre che erano tutti compagni di classe al Marconi e suonavano già insieme stavano cercando un cantante fare una prova cercavano un cantante – spiega Polastri –. Sono andato, ho provato con loro e mi hanno preso. Subito dopo abbiamo formato gli Airglowe.
Cosa suonate quali sono le vostre influenze?
Siamo una band che suona punk rock, ci ispiriamo a quello americano, californiano dei primi anni 2000 al quale aggiungiamo elementi molto contemporanei e poi facciano dei brani alternative rock in stile “Rage against the machine”. Molti ci chiedono se facciamo la stessa musica dei Måneskin, ma forse è più per i nostri outfit stravaganti ed “esagerati” che per il tipo di musica.
Avete già inciso dei brani?
Finora abbiamo inciso tre brani, due l’anno scorso e un terzo è uscito il 26 luglio dal titolo “My brother’s girlfriend” che si trova su Spotify e su tutte le piattaforme e poi abbiamo un paio di canzoni pronte per essere registrate. Uno dei nostri obiettivi, infatti, è quello di avere un ep con cinque-sei brani.
In quale lingua scrivete e cantate?
Finora abbiamo inciso solo in inglese, perché sia per il nostro stile, che per la sonorità, che per il tipo di canzoni si presta di più, le parole sono più adeguate, però cantiamo anche in Italiano e abbiamo già dei pezzi da registrare nella nostra lingua.
Come è nata la partecipazione al contest sanremese?
Un anno fa abbiamo inviato uno dei nostri singoli via email, ci hanno risposto che il brano era piaciuto e ci avevano passato alla fase successiva con le selezioni dal vivo. A fine giugno in provincia di Bologna siamo stati selezionati su una trentina di band emiliano-romagnole, siamo arrivati terzi.
È il primo concorso a cui partecipate?
No, l’anno scorso siamo arrivati secondi a Rock and Wow a Genova, un contest sicuramente meno importante di Sanremo Rock, ma anche lì arrivavano band da tutt’Italia. Abbiamo suonato due nostri inediti in quell’occasione.
A quando allora X Factor? Ci avete pensato e quale è la vostra opinione dei talent?
Ne stavamo discutendo da un po’ in effetti, probabilmente ci proveremo il prossimo anno. Lo riteniamo un punto di partenza per avere visibilità maggiore, soprattutto da quando c’è più spazio anche per le band. La vittoria non è un punto fondamentale per noi, il nostro obiettivo è trovare sbocchi futuri con etichette o case discografiche.
Musica a parte, cosa fate nella vita?
Siamo tutti studenti universitari, Alessandro frequente ingegneria aerospaziale al Politecnico di Milano, Pietro ingegneria gestionale a Parma, Nicolò studia Scienze dei Materiali a Parma e io frequento management e marketing all’Università di Bologna. Siamo molto impegnati e non nella stessa città è un po’ difficile trovarci però quando abbiamo concerti o progetti, nonostante i diversi impegni, riusciamo a vederci e a lavorare insieme.
Ma l’Università è un piano a o un piano b?
Bella domanda… La passione e il sogno sono senza dubbio la musica. E devo dire che mettiamo un po’ da parte lo studio per fare le prove se abbiamo un concerto… Perché crediamo di avere un valore, qualcosa da far sentire e per questo ci puntiamo molto. Se proprio devo fare una classifica, al primo posto metto la musica.
Cosa portate alla finale?
Cannon, una canzone che parla della guerra che abbiamo scritto prima dello scoppio del conflitto russo-ucraino. Parla della desolazione della distruzione. Il punto di vista è quello di un cittadino costretto a combattere mentre vede crollare il suo paese.
E lo stato d’animo?
Siamo pronti per solcare il palcoscenico dell’Ariston e sono sicuro che sarà una cosa bellissima e molto emozionante.
Tatiana Cogo