
Caro Direttore,
ho letto alcuni articoli di TeoDaily con attenzione… altri li ho fatti scorrere, meravigliandomi di come si possano elaborare alcune teorie fallaci accostandole a “Dio” … forse perché sappiamo di poter contare sulla sua ineffabile misericordia. Altrimenti non si spiegherebbe.
Ciò detto – tra esoterismi ed esotismi in salsa vagamente potteriana – pare che ci sia dimenticati (non solo e non tanto in TeoDaily purtroppo) dei due pilastri del cristianesimo “come noi lo conosciamo”, declinato in ambito italiano ed in contesto europeo.
Sono due figure di Santi, grazie alle quali la figura di Gesù non ci risulta lontana e poco comprensibile.
San Francesco D’Assisi – Patrono d’Italia – e San Benedetto da Norcia – Patrono d’Europa.
Titoli conquistati sul campo, tutti converranno.
Il primo, grazie ad una classe infinita nell’interpretare sulla propria pelle la Buona Notizia del Vangelo, portandola agli “ultimi” della terra, facendoli risorgere a protagonisti della Storia.
Il secondo, grazie ad una capacità inarrivabile di fondare una nuova civiltà di Pace e concordia sulla Parola di Cristo, sulle macerie dell’Impero Romano e dell’età barbarica successiva.
Non è data religione fuori dalla storia: ogni credo ha un suo contesto di radicamento e di crescita.
Ogni religione è frutto di un “legame” e quindi di necessarie mediazioni con la cultura di riferimento.
Non ci sarebbe Gesù Cristo “come noi lo conosciamo” senza la dottrina di San Paolo.
La radice è senza dubbio Gesù. L’evangelizzazione per mezzo di una nuova comunicazione è San Paolo.
Allo stesso modo, come si riconosce il fondamentale ruolo del Santo di Tarso, dobbiamo riconoscere la statura e l’opera di San Benedetto e San Francesco, i gemelli del gol del Cristianesimo italoeuropeo.
Il primo ha agito come nuovo patriarca: la sua regola è base per il monachesimo occidentale, ma al tempo stesso è fondamento di una nuova morale valida anche in campo laico, che parte dal rigore personale, dalla conoscenza di se stessi, dalla buona prassi comunitaria, dal rispetto dei ruoli, delle competenze, delle vocazioni. Non per niente l’Unione Europea lo ha individuato come figura centrale per la sua rifondazione.
Il secondo ha agito come un fantasista di Cristo: far comprendere a tutti lo scandalo della vocazione… “Lascia tutto e seguimi” …tutto, a partire dai vestiti. Credete “e nulla vi sarà impossibile” …nemmeno scrivere il più grandioso cantico in una lingua nuova (altro che volgare) …nemmeno ammansire le belve, e tra tutte la più pericolosa… Quella che, secoli dopo, un altro Francesco definirà “la belva umana”.
Se oggi abbiamo la possibilità, personale e collettiva, di impegnarci per essere persone migliori – in senso cristiano, per chi ci crede, ma non di meno in senso laico e civico – nel nostro contesto italiano ed europeo, lo dobbiamo in buona parte alla grandiosa opera di semina e fondativa di San Benedetto da Norcia e San Francesco d’Assisi.
Non si creda che questo sia un discorso strettamente religioso: l’influenza dossettiana, storicamente vincente nell’estensione della Costituzione Italiana – giustamente definita “la più bella del mondo” – trova nutrimento nella cultura di base del cattolicesimo democratico italiano, che attinge più o meno direttamente alle fonti, francescane e benedettine.
Il Cardinale Carlo Maria Martini – persona di grande statura morale, di cui si sente una profonda mancanza – ci ha insegnato, con la “Cattedra dei non credenti” a non distinguere più chi crede da chi non crede… Ma piuttosto “chi pensa” da “chi non pensa”.
La consapevolezza – la stessa di Paolo Rumiz nel suo bellissimo libro “Il filo infinito” o di Carlo Carretto nel suo “Io, Francesco” – di aver bisogno del confronto a distanza (ma in ottica di attualizzazione), con questi due Santi, ci da quella tranquilla forza di poter essere interpreti del messaggio evangelico nel nuovo millennio, senza bisogno di sbandierarlo eccessivamente, ma nemmeno di nasconderlo sotto il tappeto, per una comodità borghese. Nella ferma convinzione dell’universalità benefica, se non salvifica del messaggio stesso.
Come canta Jackson Browne: “Long ago I heard someone say something about everyman”
ovvero: ”molto tempo fa ho ascoltato qualcuno dire qualcosa che riguarda ogni uomo”.
Alberto Padovani