Alzheimer e demenze: nel 2022 nel parmense 1085 nuove diagnosi

SMA MODENA
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La popolazione invecchia e aumentano le nuove diagnosi di Alzheimer e di altre demenze, perché queste patologie sono strettamente correlate all’età.

Nel 2022 in provincia di Parma sono state fatte 2260 prime visite e 1085 nuove diagnosi di demenza, 100 delle quali in persone con un’età inferiore ai 65 anni.

Abbiamo intervistato Livia Ludovico, responsabile del programma demenze dell’Azienda Usl di Parma.

Quali sono i fattori di rischio, oltre all’età?

Al primo posto c’è appunto l’età, al secondo il genere, le donne sono più colpite, al terzo il fumo che è altamente tossico ed è legato direttamente alla degenerazione delle cellule del cervello.
Altri fattori di rischio importanti sono il diabete, l’ipertensione arteriosa, l’obesità, l’abuso di alcool che provoca decadimento cognitivo, condizioni importanti di depressione e problemi all’udito. In generale tutto ciò che riduce le relazioni sociali e acuisce l’isolamento della persona.

È vero che le persone con un basso livello di istruzione sono le più colpite?

Sì, sono più colpite le persone meno istruite in senso lato, non in senso strettamente scolastico. Ognuno di noi ha una riserva cognitiva che stimola e protegge il cervello. Più è povera la nostra riserva cognitiva meno sono gli stimoli, più è probabile la degenerazione. Faccio un esempio: se una persona ha un patrimonio di 100 vocaboli, con l’arrivo della demenze le parole si riducono a partire da quel livello se il vocabolario è fatto da 5000 parole la situazione è ben diversa.

Uno studio recente sostiene che studiare una lingua straniera anche in età adulta allontana l’arrivo delle demenze, lei cosa ne pensa?

Studiare una lingua è la base dell’apprendimento e quindi potenzia la riserva cognitiva. Oggi usiamo il 10% del nostro cervello e studiare una lingua straniera amplia questo 10%, perché gli stimoli che intervengono in questo processo sono tantissimi e le cellule si attivano.

Il nostro cervello è un organo plastico e rimane delle stesse dimensioni a partire dalla nascita. Attivare quelle zone del cervello che sono silenti la parte è davvero utile, perché per imparare una lingua straniera dobbiamo attivare una parte diversa rispetto a quella utilizzata per parlare o scrivere la propria lingua madre. È per questa ragione che oggi, già dalla prima infanzia, si cerca di insegnare una seconda lingua ai bambini.

Cosa altro fare per prevenire l’Alzheimer e le altre demenze?

Rimanere in attività, fare le cose che non si riuscivano a fare durante la vita lavorativa: può essere un hobby, coltivare l’orto, andare a ballare o imparare a farlo, leggere, fare le parole crociate, fare attività fisica regolare. Non è fondamentale fare una cosa nuova, anche se importante, ciò che conta è fare ciò che ci fa stare bene. Perché in questo modo il cervello produce endorfine e il senso di benessere aumenta. È quello che noi chiamiamo invecchiamento attivo.

A che punto è la ricerca?

Purtroppo le demenze non hanno un unico fattore che causa la malattia, non è come in altre patologie in cui ci sono dei marker che consentono di fare diagnosi con un semplice esame. Anche trovare un’atrofia cerebrale a volte non significa che ci sia una demenza. E dunque è molto complicato anche fare ricerca.
La strada migliore è fare diagnosi corrette e il più velocemente possibile, perché permette una presa in carico dei centri di riferimento di studi cognitivi e sostiene le famiglie nelle cure terapeutiche e assistenziali. I deficit di memoria non vanno mai sottovalutati. Ci sono studi in corso su alcuni farmaci, che sembrano essere molto promettenti, ma che ancora non hanno dato risposte concrete.

Quali le possibili cure?

Sono molto importanti i cicli di stimolazione cognitiva sui pazienti perché rallentano la progressione della malattia. Nella nostra provincia vengono effettuate nei nostri Centri per i disturbi cognitivi e le demenze a Parma, Fidenza, Langhirano e Fornovo e dalle due associazioni di volontariato presenti: Aima a Parma e Gruppo sostegno Alzheimer di Fidenza.

Purtroppo è difficile accettare la malattia dei propri congiunti, i famigliare si chiudono e pensano di poter fare da soli e questo a lungo andare peggiora la salute sia del malato che della famiglia stessa. Per questo voglio sottolineare come sia importante affidarsi ai servizi e farsi seguire e accompagnare nel percorso di cura con le prime visite e quelle di controllo, gli esami del linguaggio, esami neuropsicologici. Noi ci occupiamo anche del supporto alle famiglie nel 2022 abbiamo effettuato 2000 colloqui con i familiari dei malati di Alzheimer o di altre demenze.

Tatiana Cogo

Grazie a Tempo Insieme, periodico di Anap e Ancos Aps Confartigianato Parma per averci concesso la pubblicazione dell’intervista