
26/01/2013
h.12.50
La grave crisi che ha investito l’edilizia ormai da anni, dopo aver messo in ginocchio e portato alla chiusura le piccole imprese, si sta riversando anche sulle grandi ditte, quelle che mantenevano in vita l’economia edile parmigiana. Ci riferiamo alle quotidiane notizie di fallimenti delle varie Coruzzi, EdilCat, Manghi, che si sommano alle piccole e medie già strangolate negli anni scorsi.
I numeri ci vengono indicati dalla Fillea-Cgil, che parla di una contrazione del 15% rispetto al numero di imprese ed addetti regolarmente attivi, dato che è in pericolosa e vertiginosa caduta libera.
Le difficoltà hanno avuto inizio, vogliamo ricordarlo, con lo scoppio della cosiddetta “bolla immobiliare”, pur se con caratteristiche tutte italiane e con responsabilità anche delle banche le quali hanno tenuto comunque alti i prezzi per non rischiare la svalutazione e le perdite ipotecarie.
Il fenomeno ha immesso sul mercato una quantità di immobili superiore alla richiesta, e con valori ormai non più adeguati alle entrate delle persone, costrette a far fronte anche alle sopravvenuta crisi economica globale che ha prodotto disoccupazione e cassa integrazione, cosicchè le ditte immobiliari si sono trovate con un patrimonio fermo di immobili invenduti che ha cominciato a pesare sull’economia interna.
Sicuramente poco si può fare per l’edilizia residenziale, in un momento di instabilità finanziaria come questo, se non incentivare gli ammortizzatori sociali, ma un po’ di respiro si può dare nel campo delle opere pubbliche, anche a livello locale, aiutando così l’edilizia a ripartire.
Il nostro NO alla cementificazione ed al dispendio di fondi per opere pubbliche inutili (Tav ad esempio), viene ribadito; noi per opere pubbliche intendiamo in primis la messa a norma di tutti gli edifici pubblici secondo i criteri antisismici a partire da quelli scolastici, nonché la manutenzione ordinaria e straordinaria di tutta la rete viaria provinciale, spesso in difficoltà per mancanza di fondi.
Nel programma di Sinistra Ecologia e Libertà, a tal proposito è stato inserito un punto importante già sperimentato in Puglia: l’allentamento del patto di stabilità alla voce investimenti, per permettere ai comuni di uscire dal circolo vizioso che il patto impone, non permettendo l’uso delle risorse disponibili per cofinanziare i progetti utilizzando fondi comunitari e lasciando così che vadano persi, relegando i comuni stessi a semplici curatori fallimentari.
In questo modo dunque si darebbe una boccata d’ossigeno all’economia ed al lavoro locali, perché dalla crisi si esce aprendo i cantieri e salvaguardando le ragioni dell’impresa e del lavoro insieme.
Federica Barbacini
coordinatrice provinciale Sel Parma