“Bene i tempi di attesa per tumori, malattie tempo-dipendenti e molto dolorose. Dobbiamo investire ancora di più per le prestazioni a media e bassa complessità”. INTERVISTA a Massimo Fabi che fa il punto sulla sanità parmense

SMA MODENA
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Cau, influenze, terapie intensive, liste di attesa, cambio generazionale…. abbiamo fatto il punto sulla sanità parmense con Massimo Fabi, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria e commissario straordinario Ausl.

Direttore, dalle file al Pronto Soccorso durante il picco influenzale viene da chiedersi cosa abbiamo imparato dall’esperienza della pandemia…

Dal Covid non abbiamo imparato niente, perché purtroppo le persone non si vaccinano contro l’influenza. Gli accessi ai Pronto Soccorso oggi vengono assorbiti anche dai Cau, i Centri assistenziali per l’urgenza che accolgono i codici bianchi e verdi, cioè le situazioni meno gravi.

Faccio un esempio: se nel periodo natalizio il Pronto Soccorso di Parma registrava anche 220-230 accessi al giorno, oggi, grazie ai Cau, abbiamo circa 80-90 unità in meno. Lo stesso accade a Fidenza. È un altro aspetto virtuoso dell’unificazione delle due aziende che nei fatti c’è, perché i professionisti lavorano già insieme e possiamo reclutare personale medico e infermieristico con procedure diverse e più veloci.

Chi dovrebbe vaccinarsi contro l’influenza?

Tutti, non solo i più fragili, anche i giovani. La pressione sulle rianimazioni si sta leggermente affievolendo, ma fino a due settimane fa, in terapia intensiva, c’erano persone con il virus dell’influenza l’H1N1, che è particolarmente aggressivo. Anche la terapia intensiva pediatrica era piena. Dobbiamo ricordarci che abbiamo vinto la pandemia solo grazie ai vaccini. Nel caso dell’influenza, dato che in oriente il virus circola prima che da noi, abbiamo sei mesi per aggiornare i vaccini che sono quindi efficaci. Segnalo che il 27 gennaio prossimo ci sarà un altro open day vaccinale anti covid e anti influenza con prenotazione obbligatoria.

Che bilancio fa di questo primo periodo di attività dei Cau?

Come dicevo, alleggeriscono molto i Pronto Soccorso, è un’esperienza che con il punto bianco avevamo fatto negli anni scorsi. Ma a differenza di prima oggi hanno la possibilità di utilizzare tecnologie per approfondimenti diagnostici che un tempo non avevamo.

Dal punto di vista logistico a Parma l’accesso è lo stesso del Pronto Soccorso e la sala d’attesa è contigua, ma entro maggio ultimeremo i lavori, che stiamo realizzando con i fondi per l’emergenza Covid del d.l. 34. Ci sarà presto un accesso facilitato in un’altra area, sempre nell’emiciclo. Arriveremo quindi a regime con il Pronto Soccorso per le emergenze, i Cau per le prestazioni meno gravi, ma urgenti. Poi abbiamo riattivato la medicina d’urgenza con 15 posti letto che può incrementare il livello assistenziale fino alla terapia intensiva. Se dovesse mai capitare una nuova pandemia saremo pronti.

Com’è la situazione delle liste d’attesa per la specialistica ambulatoriale e per le prestazioni di ricovero chirurgico programmato?

L’impatto della diffusione influenzale, durante la fase più acuta, ci ha costretti alla modalità epidemica. Cioè abbiamo interrotto le prestazioni legate alle patologie meno rischiose. Non abbiamo mai ridotto gli interventi per le malattie oncologiche e per le cosiddette patologie tempo dipendenti come l’ictus e l’infarto.

Dobbiamo investire ancora di più per ridurre i tempi di attesa per le prestazioni a medio-bassa complessità, per rientrare negli standard regionali ministeriali. Per un’ernia il tempo di attesa massimo deve essere di un anno e il 90% dei casi deve essere risolto entro quei termini. Oggi non ci siamo ancora.

Stiamo andando bene invece, siamo entro i 30 giorni, per gli interventi su tumori e malattie tempo-dipendenti o per le cosiddette patologie che determinano una condizione dolorosa insopportabile.

Registro una bella collaborazione tra i tre ospedali: sulle prestazioni meno complesse abbiamo specialisti che si muovono sui tre presidi. Questo è un altro aspetto virtuoso dell’unificazione e devo dire che sono molto soddisfatto di come sta avvenendo. Sulla specialistica ambulatoriale ci sono segnali di miglioramento, abbiamo potenziato l’offerta anche grazie alle strutture private accreditate. Su oculistica, dermatologia e endoscopia digestiva, che sono le branche più critiche per i livelli di attesa, abbiamo risultati incoraggianti, anche perché abbiamo fatto modifiche organizzative significative con strutture integrate ospedale-territorio.

A che punto è il ricambio generazionale per i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta?

Stiamo vivendo un cambio sia generazionale che di genere. Ci sono sempre più giovani dottoresse che cominciano a fare il medico di famiglia, portando una carica innovativa e una visone del rapporto medico paziente molto positiva. Si inseriscono nelle case della salute e della comunità dove abbiamo quasi il 90% dei medici che esercitano nella forma più evoluta dell’associazionismo medico che è la medicina di gruppo. Per questo sono molto ottimista rispetto alla futura crescita delle medicine di gruppo.

Una volta a regime aiuteranno a ridurre gli accessi al Pronto Soccorso, anche grazie all’avvio del numero unico europeo (116117) per l’accesso alle cure mediche non urgenti e ad altri servizi sanitari territoriali a bassa intensità priorità di cura.

I bilanci della Regione sono sempre difficili da chiudere e i finanziamenti risicati, anche lo scorso anno ci sono state difficoltà?

Sì è vero, ma la nostra regione è riuscita a chiudere in pareggio il bilancio del sistema sanitario nonostante il sotto finanziamento, perché siamo passati dal 7,3% sul pil per la sanità durante la pandemia al 6,2% di oggi.

L’Emilia-Romagna è riuscita comunque a trovare le risorse necessarie al proprio interno. E ha fatto una proposta di legge per chiedere di destinare al fondo sanitario lo 0,21% di un eventuale incremento del pil o, in alternativa, ciò che si recupera dalla lotta all’evasione fiscale. Che ci sia un governo di destra o di sinistra non cambia la sostanza: le dotazioni del fondo sanitario sono insufficienti rispetto alle necessità e non si riesce a far fronte nemmeno ai costi per gli adeguamenti contrattuali del personale, all’aumento dei costi dell’energia, all’inflazione. Insomma, le nozze con i fichi secchi non vengono bene…

Accessi ai Cau della provincia, quali sono i dati sono aggiornati al 21 gennaio?

Il primo CAU è stato aperto all’Ospedale Maggiore, il 19 dicembre 2023, è attivo h 24 7 giorni su 7: 2.490 accessi registrati.

Il secondo CAU è stato aperto all’Ospedale di Vaio, il 28 dicembre scorso, è attivo h 24 7 giorni su 7: 607 accessi registrati.

Il terzo CAU è stato aperto a Fornovo (sede Assistenza Pubblica-Croce verde), il 15 gennaio, attivo h 12 di notte e h 24 nei festivi: 35 accessi registrati.

Il terzo CAU è quello di Langhirano (sede Assistenza Pubblica) attivo h 24 7 giorni su 7, dal 18 gennaio (i dati non sono ancora disponibili).

Tatiana Cogo