
Il Teatro Regio di Parma diventerà monumento nazionale, ne siamo felici, ma una medaglia sul petto non ci basta e non deve bastare a tutta la città. Oltre a un monumento al suo stesso passato dovrà tornare ad essere un luogo vivo, un richiamo internazionale per Parma e per il suo sistema.
Oggi il sipario si alza per poco più di 50 volte in una stagione, un repertorio ripetitivo, un festival verdiano che si riduce a pochissime rappresentazioni (i cui biglietti vanno esauriti in pochissime ore), un teatro che nelle altre occasioni di apertura diventa scenario di catering aziendali al “Ridotto”, o che ospita artisti che nulla hanno a che fare con la musica lirica e con la tradizione che ha resto il Regio monumento nazionale.
Sì, perché non sono le architetture del Teatro, e nemmeno gli stucchi delle decorazioni del Palco Reale a rendere il Regio un Monumento Nazionale. La qualifica di Monumento Nazionale si deve alla tradizione lirica e verdiana del teatro, alle maestranze che lavorano nelle mille posizioni di cui un teatro ha bisogno: biglietteria, amministrazione, scenografi, macchinisti, maschere, elettricisti, sarti, falegnami.
Ma il cuore pulsante del teatro sono gli artisti, l’orchestra senza la quale nulla sarebbe possibile e il coro del Teatro Regio, un Ensemble di professionisti eccellenti, che compongono il coro di riferimento verdiano a livello mondiale, e che lavorano al Teatro con un accordo di lavoro che non consente a questi uomini e a queste donne di dedicarsi esclusivamente al canto e al costante miglioramento delle loro già ottime capacità. Ecco perché il vero Monumento Nazionale sono gli artisti che rendono vivo il nostro teatro e tutta politica cittadina dovrebbe ricordarlo.
Il Regio potrebbe essere un enorme volano economico se la lampadina sotto i suoi portici si accendesse non cinquanta ma cento volte e se invece di promuovere i catering aziendali si avesse la visione e la forza di organizzare un sistema turistico che facesse giungere direttamente nel nostro aeroporto gli appassionati di lirica asiatici, americani ed europei, creando per loro pacchetti culturali dedicati con al centro una rappresentazione di primissimo ordine di un classico verdiano. Cultura e Business, Cultura e Turismo, Cultura e Sviluppo possono e devono andare di pari passo.
Priamo Bocchi – Candidato Sindaco Fratelli d’Italia