I parmigiani cosa sanno del carcere?

SMA MODENA
lombatti_mar24

28/03/2013

I parmigiani, cosa sanno del Carcere?
Poco forse. Per questo ci tengo a scrivere questo comunicato, per condividere coi cittadini ciò che ho compreso. Venerdì ho avuto l’occasione per la prima volta di entrare in carcere, portando un pezzettino di rappresentanza dell’amministrazione anche in questo luogo così dimenticato dalla città. “I parmigiani passano di qui per andare a far compere all’Ikea, ma non si fanno domande sulla struttura grigia alla loro destra…” riflette una volontaria. Pensiamoci invece, quando passiamo di lì.
La visita mi ha toccato tantissimo, anche se non ho potuto vedere quasi nulla. Ho visto solo “la parte bella”, perchè anche se sembra impossibile, una parte bella c’è. Sono quelle persone che, giorno dopo giorno, si spendono in silenzio per dare un pò di sollievo a chi vive lì dentro. Alcune, come Emilia Zaccomer, lo fanno in Associazioni come “Per Ricominciare” (attiva sulla questione carceraria come anche l’Ass. “San Cristoforo”). Altre persone lo fanno individualmente, come Luciana Gardoni che cura le pratiche burocratiche per i detenuti, o padre Celso, uno dei Cappellani del carcere.
Altri sono animatori, come Antonino Ganci e Samanta Pendino, che con ad altri ragazzi volontari hanno reso la mattinata di venerdì 22 marzo una festa per le famiglie che hanno potuto riabbracciarsi, poichè la collaborazione tra l’Ass. Per Ricominciare, il Comune e il Carcere ha permesso ad alcuni detenuti di festeggiare la Festa del papà. Oltre a queste persone, che ho avuto l’Onore di conoscere, ce ne sono sicuramente molte altre che vanno ringraziate e che fanno un lavoro preziosissimo umanamente. Ad esse si sommano poi importanti servizi, messi in atto dal Comune o da altri soggetti che collaborano col carcere.
Ma al di fuori dei cancelli, la città fa il suo corso indifferente, interrotta solo dai telegionali che ci ricordano la disumanità di ciò che si vive lì dentro: “Situazione carceri: Italia condannata dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo” – Napolitano: “il sovraffollamento, le condizioni di vita degradanti, i numerosi episodi di violenza e di autolesionismo, dimostrano come lo Stato non riesca ad attuare l’art. 27 della Costituzione” – Pannella: “siamo di fronte ad un’opera, tecnicamente criminale, di violazione dei diritti umani” – Rita Bernardini uscita da Regina Coeli – “Non ci sono i riscaldamenti e molte finestre non hanno i vetri, le mura sono fatiscenti e piene di umidità. I water ed i lavandini perdono copiosamente acqua e nelle docce non c’è acqua calda. In celle da 7 mq ci sono 3 detenuti” – Roberto Giachetti: “nemmeno le bestie vivono come i detenuti di Regina Coeli” – e ricorda anche le pessime condizioni per gli agenti di polizia penitenziaria (è giusto ricordare anche loro, sotto organico di 7.000 unità!) – Annalisa Chirico, giornalista: «Alcuni detenuti chiedono visite mediche invano. I direttori lamentano di non avere le risorse necessarie per garantire un pasto adeguato».
Ricordo alcune cifre ai cittadini, per comprendere la situazione: in italia, ogni 100 posti letto sono stipati in media 146 detenuti (163 in Emilia Romagna!). Peggio di noi, in Europa, c’è solo la Serbia. Nel 2011 ci sono stati 6.628 scioperi della fame e 1.179 rifiuti di vitto e terapie. Si registra 1 suicidio ogni 5 giorni (1 ogni 1.000 detenuti) circa 1.000 “tentativi” e oltre 5.400 atti di autolesionismo grave (e non sono solo i detenuti a ricorrere al suicidio ma, è doveroso ricordarlo, anche gli agenti, per le condizioni in cui si trovano a lavorare). Sofferenza ancora più inaccettabile pensando che la maggior parte dei reclusi è in attesa di giudizio, soltanto il 10% circa ha una condanna definitiva. Con la “carcerazione preventiva”, si va in prigione prima del processo, salvo poi essere dichiarati innocenti nel 50% dei casi.
Per conoscere invece la situazione specifica del nostro carcere, basta cercare sul web “rapporto Antigone, Parma”. Cercate anche il documentario “insidecarceri”, o “Antigone.it”, o il dossier “Morire di carceri”, perché conoscere come stanno le cose e raccontarlo ad altri, può aiutare a sconfiggere tanti falsi pregiudizi.
Cosa può fare invece il Comune? Nonostante la questione sia nazionale, nel nostro piccolo si intende istituire anche a Parma il GARANTE DEI DIRITTI DEI DETENUTI, figura che i Radicali, sensibili al tema da anni, hanno proposto all’attenzione del Movimento, e che sto ora portando avanti personalmente insieme all’Assessore Rossi.
Chi può invece risolvere l’emergenza? Chi rappresenta lo Stato e fa le leggi. Mi sono qui servita delle dichiarazioni di altri esponenti politici in attesa che anche i nostri affrontino il tema, ora che, entrati in Parlamento, dobbiamo occuparci di tutto, non solo dei nostri temi forti. Ai parlamentari (soprattutto ai nostri) faccio veramente appello, perchè si possa al più presto prendere misure affinchè la pena non oltrepassi MAI i livelli di civiltà e umanità.

Chiara Gianferrari
consigliera M5S Parma