† Chiesa e omosessualità: è Paolo, e non Gesù, a dettare la linea (di Andrea Marsiletti)

SMA MODENA
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TeoDaily – “La famiglia è fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, ‘società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società.‘”

Con queste parole Papa Leone XIV ha chiuso la porta subito, già nelle prime settimane di pontificato, alle famiglie omosessuali.

Quelle aperture sterili di Papa Francesco, purtroppo sempre e solo a parole, più da portare sui giornali che dottrina (leggi), “Chi sono io per giudicare un gay?“, appaiono oggi punti di progressismo avanzatissimi.

Nessuna novità, nessun passo indietro, per carità, Papa Leone è in linea con la posizione della Chiesa.

Non c’è niente da scoprire, stiamo al testo più ufficiale e autorevole, in merito alle coppie omosessuali si legge infatti nel Catechismo della Chiesa cattolica ai punti 2357-2359 (leggi): “Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura (238), che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati». Sono contrari alla legge naturale. In nessun caso possono essere approvati.

Ma quali sono le evidenze testuali della Sacra Scrittura citate dalla Chiesa in calce al numero 238? Sono quattro, uno della Genesi e tre lettere di San Paolo: Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm 1,10.

Scendo nel merito delle suddette citazioni.

La prima dell’Antico Testamento, Genesi 19, 1-29. Qui si parla di Sodoma e Gomorra, due città più o meno immaginarie che la Genesi racconta sarebbe state distrutte da Dio perchè depravate. Si legge nei versetti indicati dalla Catechesi: “Quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo.” Tanto che c’erano potevano anche citare le leggi morali di un altro libro della Bibbia, il Levitico 20,13, molto più esplicito a riguardo e che picchia ancora più duro: “Chiunque abbia giaciuto con un uomo come si giace con una donna, entrambi hanno compiuto un’abominazione; devono essere messi a morte. Il loro sangue ricada sulle loro teste”.

Delle due l’una: o l’Antico Testamento è una forma letteraria allegorica frutto delle condizioni socio-culturali della sua epoca, e quindi senza pretese di storicità e letteralità, e allora la Catechesi non può citarlo alla lettera, oppure se vogliamo prendere sul serio l’Antico Testamento e ci mettiamo a citare un Dio che si vendica, stermina, ammazza i primigeniti egiziani, rade al suolo città, commette violenze di ogni tipo mi sa che di cristiani in giro ne rimangono pochi e le chiese, già vuote, si potrebbero chiudere definitivamente.

Passiamo alle tre lettere di Paolo.

Romani 1,24-27: “Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento.”

Corinzi 6:9-10: “O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio.” Anche per gli effeminati non c’è scampo!

Timoteo 1:10: “Per i fornicatori, per i sodomiti, per i mercanti di schiavi, per i bugiardi, per gli spergiuri e per ogni altra cosa contraria alla sana dottrina.

Ma davvero stiamo dicendo che su tre “interpretazioni teologiche” (su cosa? sulla Genesi, sulle leggi Mosè del Levitico, di certo non sulle parole di Gesù) di Paolo, che non è stato neppure un discepolo del Signore e non ascoltò di persona neppure una sua parola, la Chiesa ha costruito tutta questa impalcatura dottrinale sulla peccaminosità e quindi sulla dannazione degli omosessuali che saranno esclusi dal Regno dei Cieli?

Non si può usare la Bibbia per giustificare discriminazioni: è stato fatto anche per la schiavitù o la sottomissione della donna, e oggi lo si riconosce come errore.

E poi la soluzione alle “interpretazioni” paoline si può trovare nello stesso Paolo, per il quale la giustificazione (la salvezza) avviene solo per fede. Quindi, lo afferma lui stesso, il discrimine dovrebbe essere solo la fede, non l’orientamento sessuale.

Più che a Paolo, quindi, farei riferimento all’accoglienza e alla misericordia degli insegnamenti di Gesù, che offre la salvezza a ogni essere umano, anche al più lontano o al più peccatore, perchè essere figli di Dio non è una conquista ma un dono da accogliere con libertà e amore.

La psicologia e la biologia moderne non considerano l’omosessualità una malattia o un disordine, nè una scelta. E’ un orientamento sessuale naturale. Se la Chiesa riconosce il valore della ragione e della scienza (come affermato dal Concilio Vaticano II), allora dovrebbe dialogare con le scoperte attuali sull’identità sessuale.

Gli atti omosessuali non possono essere considerati intrinsecamente disordinati se esprimono amore, fedeltà e rispetto reciproco. Conta la qualità morale della relazione, non il sesso dei partner.

La Chiesa cattolica dovrebbe accogliere le persone LGBTQ+ non solo in termini di accoglienza pastorale (come già afferma giustamente il Catechismo), ma anche riconoscendo il valore umano e affettivo delle loro relazioni.

A giudicare dalle parole di Papa Leone, però, c’è da credere che per almeno altri 15 anni non cambierà nulla. Peccato.

Andrea Marsiletti