“Codice 999” è un solido film di genere

SMA MODENA
lodi1

Michael e la sua banda sono capaci di colpi grossi: sono ex militari e poliziotti corrotti, addestrati, armati, senza scrupoli. La russa Irina, però, li tiene in pugno, e questa volta l’unico modo per accontentarla sembra essere quello di far scattare un 999. Solo uccidendo un agente, infatti, e sfruttando il richiamo di tutte le volanti sul luogo, Michael e i suoi avranno tutto il tempo di andare a segno altrove. Se poi quell’agente è Chris, nuovo del reparto e nipote del capo, ancora meglio. O forse no. Forse qualcosa andrà storto, in maniera del tutto imprevedibile, perché così è la vita e così funziona il buon cinema.
Se si eccettua il passo falso di Lawless, gangster movie letterario sporcato di western e di melodramma, Hillcoat è apparso da subito un regista da tenere d’occhio, uno capace di sorprendere. In fondo, oggi si può dire che è servito anche il passo falso, perché è lì che Hillcoat ha cominciato a guardare a Mann come modello, ma è solo con Codice 999 che quello sguardo ha trovato il fuoco. E non è questione di imitazione, per nostra fortuna, ma di ritmo e di mestiere.
C’è un piacere speciale nel venire acchiappati dentro un ingranaggio filmico che non s’inceppa e Hillcoat ci regala questo giro di giostra, sulle strade di Atlanta, dove i personaggi sono tanti e ognuno ha la sua faccia pubblica e il suo retroscena privato, ma qualche volta il bene sta dalla parte di chi ha il caos in casa e il male assoluto è biondo e furbo come Kate Winslet, qualche volta, cioè, quando è la volta buona come questa, sai forse cosa succederà ma non puoi dire come.
Ritmato dal montatore di Zero Dark Thirty e musicato da Atticus Ross (produttore dei Nine Inch Nails), Codice 999 è un solido e “atmosferico” cop-movie, che ha i suoi punti di forza nel cast e nella scrittura, oltre che in una regia che garantisce controllo, coerenza e personalità. Il cast, che appare perfetto, è curiosamente frutto di una serie di defezioni che ne hanno modificato i connotati (Shia LaBeouf doveva stare al posto di Casey Affleck, Cate Blanchettdella Winslet), mentre la sceneggiatura di Matt Cook (che esce dal cassetto della “Black List” di Hollywood) è di quelle silenziosamente preziose, che sembrano tutta azione e zero psicologia ma hanno un’anima più ingombrante del previsto. Dentro questa girandola di violenza e paura, che s’inpenna attorno ad una vita sola da salvare, una vita “qualunque”, c’è l’ironia del destino, la dolenza del noir e la fotografia in movimento di un pezzetto di mondo, piccolo come un quartiere, che il buon cinema sa rendere (in) grande.

(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
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