
Nell’Agosto del 1346, nel corso della Guerra dei Cent’anni, l’esercito inglese di re Edoardo III sconfisse le forze francesi di re Filippo VI a Crécy in Normandia. La battaglia vide il massiccio impiego dell’arco lungo da parte degli Inglesi, che permise loro di falcidiare i cavalieri francesi prima che questi riuscissero a caricare, cosa che si verificherà puntualmente anche ad Agincourt nel 1415.
Il 12 Luglio Edoardo era sbarcato in Normandia alla testa di circa 14.000 uomini, che fece marciare verso nord, saccheggiando l’entroterra. Venuto a conoscenza dell’arrivo dei nemici, Filippo VI radunò un esercito di almeno 50.000 uomini, fra cui vi erano 12.000 cavalieri e 4.000 balestrieri genovesi ingaggiati come mercenari. Gli Inglesi, dopo esser sfuggiti ad un tentativo di accerchiamento, si fermarono a Crécy, dove si attestarono su una colina coi fianchi coperti da fitti boschi, e lì attesero l’arrivo dei Francesi. Nel pomeriggio del 26 Agosto, l’esercito francese, giunto a ridosso del nemico, attaccò.
I balestrieri genovesi, stanchi per la marcia del giorno prima e privi dei loro grandi scudi – i pavesi – aprirono le ostilità, ma furono presto sopraffatti dagli arcieri inglesi, circa 10.000, che potevano ricaricare più velocemente e colpire bersagli a distanze più lontane dei dardi delle balestre, in quell’occasione bagnate da un recente acquazzone e quindi assai meno efficaci. I balestrieri si ritirarono dopo aver subito forti perdite e la cavalleria pesante francese, spazientitasi, avanzò – dopo aver abbattuto diversi balestrieri per essersi ritirati di fronte al nemico – e si dispose infine in una lunga linea pronta a caricare la fanteria inglese per metterla in rotta. Tuttavia lo scenario che si verificò fu disastroso per i cavalieri francesi, le cui cariche – se ne contarono ben sedici – furono sistematicamente fermate da grandinate continue di migliaia di frecce che abbattevano uomini e cavalli. Al calar della notte i Francesi si ritirarono, dopo aver perduto quasi un terzo delle proprie forze nello scontro di quel giorno. Fra queste vi furono millecinquecento cavalieri e scudieri e circa duemila balestrieri che giacevano morti sui campi di Crécy. Fra i caduti si contarono anche Carlo II d’Alencon, fratello del re che era rimasto ferito, ed i suoi alleati, il re Giovanni di Boemia e Luigi II di Nevers. Difficile definire le perdite subite dall’esercito di Edoardo, ma sembra che non siano state superiori a poche centinaia.
La battaglia assunse un particolare rilievo poiché segnò il declino della cavalleria pesante, che aveva dominato i campi di battaglia per circa mille anni, e rafforzò la posizione dell’Inghilterra sulla scena politica europea.
Alessandro Guardamagna