“Una rivoluzione che non arriva alle sue ultime conseguenze è perduta” diceva il Comandante Ernesto Che Guevara.
In altre parole, quando si comincia una rivoluzione bisogna andare fino in fondo, non fermarsi a metà.
Questo insegnamento vale anche per il sindaco Michele Guerra che, non me ne vogliano le mie eroine Annalisa e Alice, a modo suo, ha dato inizio a una rivoluzione cittadina, arrivando a contrapporsi ai poteri storicamente egemonici della città come mai nessun sindaco aveva osato fare.
Ogni rivoluzione richiede anche atti simbolici.
Uno dei simboli della Parma che dovremmo superare è senza dubbio la celebrazione del Patrono Sant’Ilario che sublima gli elementi più autoreferenziali, autocelebrativi e inutili della città.
E non certamente per i premiati che non hanno colpe, ma per la nomenclatura di autorità, istituzioni e imbucati che il 13 gennaio si contendono un posto sul palco e le poltrone riservate, con il numero della fila consono al loro rango, quello che loro credono di meritarsi.
Quando per Sant’Ilario entri in spazi grandi come il Teatro Regio o l’Auditorium Paganini e di persona o di vista conosci l’80% dei presenti, vedi sempre le stesse facce, capisci che la città è in loop e sono decenni che si sta parlando addosso.
† Terra Santa 14 – La mia esperienza nella grotta della Natività a Betlemme. E gli ortodossi ci ricascano… (di Andrea Marsiletti)
Pensare che questo parterre rappresenti la città è una responsabilità esclusiva del Comune di Parma che, per mancanza di consapevolezza o per pigrizia, ma più probabilmente per disinteresse, ripete questa celebrazione con il medesimo format, le medesime figure, con le stesse parole, gli identici appelli retorici all’unità, al buonismo e alle sinergie, gli stessi messaggi in codice tutti interni al sistema, maschere e barzellette in dialetto.
A me sorprende, e fa fin tenerezza, come possa esserci ancora qualcuno che abbia voglia di ricevere le medaglie e le benemerenze di Sant’Ilario, che chieda agli amici di sostenere la sua candidatura e sia disponibile ad abbinare la propria immagine a questo carrozzone decrepito.
Qualche proposta migliorativa e costruttiva, che avevo già avanzato l’anno scorso:
1) la sera del 13 gennaio organizziamo una grande festa popolare in piazza, che metta insieme storia, divertimento, socializzazione, solidarietà, musica (possibilmente contemporanea);
2) sul palco, al posto delle solite autorità cittadine che ormai tutti conosciamo, mettiamoci la città, le scuole, i giovani, le comunità straniere, le nostre eccellenze imprenditoriali, le storie dei parmigiani all’estero che tengono alto il nome della città nel mondo;
3) non riserviamo alcun posto. Facciamo entrare aria fresca, allarghiamo la partecipazione. Se qualche notabile non verrà perchè non ha il posto riservato ce ne faremo una ragione.
Secondo me Parma andrà avanti lo stesso.
Andrea Marsiletti